Contraddizioni olimpiche a Casa Italia. Nella base azzurra di Londra il cibo è top (Bottura ai fornelli), ma l’arte fa flop (Tamburro alle pareti). Qual è il senso?

L’artista italiano più in vista a Londra, in queste giornate olimpiche di sovraesposizione mediatica? Il nome che ci rappresenta ufficialmente, con tanto di coccarda istituzionale? Quello che l’Italia si gioca, nella città al momento sotto i riflettori del mondo, mentre alla Tate, per dire, c’è Damien Hirst e alla Turbine Hall Tino Sehgal? Eccolo: Antonio […]

L’artista italiano più in vista a Londra, in queste giornate olimpiche di sovraesposizione mediatica? Il nome che ci rappresenta ufficialmente, con tanto di coccarda istituzionale? Quello che l’Italia si gioca, nella città al momento sotto i riflettori del mondo, mentre alla Tate, per dire, c’è Damien Hirst e alla Turbine Hall Tino Sehgal? Eccolo: Antonio Tamburro. Chi è? Ma come. Potreste averlo incrociato nei circuiti simil Telemarket, o senz’altro nelle pubblicità di alcune tra le sue numerosissime mostre: dalla Bocca di Bacco a Berlino alla Confartigianato di Prato, dalla Padua Art Gallery di Padova al Museo Contadino di Isola Augusta in Friuli.
Ed è uno, Tamburro, che con i topic sportivi ha un certo feeling. Nel 2006 realizzò il logo della maglia rosa, simbolo del novantesimo giro d’Italia, e nel 2008 disegnò il manifesto per i campionati del mondo di ciclismo di Varese. E ora eccolo, celebrato negli spazi di Casa Italia, il quartier generale del Coni presso il Queen Elizabeth II Conference Centre a Westminster. Qui si tiene “Tradition Innovation – Italian Olympic Spirit”: ventotto artisti nostrani, tutti alle prese col tema, of course, dello sport. Di Tamburro, main guest dell’evento, c’è una grande personale; poi ci sono gli scatti del fotografo Stefano Nicolini e infine “Celebrating Rome 1960”, una raccolta di ceramiche realizzate da “fabbriche, laboratori e singoli artisti” (di cui nemmeno sono elencati i nomi).

Antonio Tamburro Ciclismo Gimondi 140x140 cm Contraddizioni olimpiche a Casa Italia. Nella base azzurra di Londra il cibo è top (Bottura ai fornelli), ma l'arte fa flop (Tamburro alle pareti). Qual è il senso?

Antonio Tamburro, Ciclismo – Gimondi

Tra i supporter anche la Camera di Commercio Italiana di Londra, mentre ideazione e curatela sono della professoressa Renata Freccero dell’Università degli Studi di Torino (docente di Cultura della Sicurezza Stradale presso la SUISM, già prof. di Storia dell’Educazione Fisica e degli Sport presso l’ISEF). E non poteva sottrarsi ai rituali di rappresentanza, il presidente Napolitano. Che non solo presenzia e loda, ma assegna anche una “Medaglia Dedicata”. Ultima chicca: a introdurre il percorso espositivo c’è una tela di Antonio Nunziante, maestro neometafisico, tra gli aficionados del circuito Telemarket.
Ora, non è che uno vuole fare lo snob. Ma davvero non si capisce perché certe occasioni di visibilità internazionale, quando ci sono di mezzo l’ufficialità accademica e istituzionale, debbano ricadere nel giro più commerciale (notoriamente ben ammanicato), escludendo le eccellenze della ricerca contemporanea. Quasi che una vetrina popolare come quella dei Giochi meritasse un certo qualunquismo d’ispirazione provinciale. La qualità? Lasciamola ai piccoli circuiti specialistici, ai salotti colti. Aberrazione mostruosa.
Certo, qualcuno risponderà che la qualità è opinabile. Eh no. Il buon Tamburro, per esempio – per non parlare degli sconosciuti ceramisti – quante presenze in prestigiose collezioni pubbliche, quali testi di grandi teorici, quali mostre di rilievo internazionale può vantare, tanto da meritarsi il titolo di ambasciatore olimpionico dell’arte italiana? Se la risposta è ‘nessuno’, vuol dire che a Casa Italia hanno preso un abbaglio. Oppure che hanno scelto sulla base non del merito, ma di chissà che altro.
Così, mentre la casa azzurra di Londra eccelle nel food, con chef del calibro di Massimo Bottura e Massimo Spigaroli, per l’arte ci dobbiamo accontentare. Ma in fondo, è sempre il caro, vecchio Bel Paese, tutto “pizza e mandolino”: se vuoi magnà te la cavi di lusso, per il resto s’improvvisa allegramente. Tanto la medaglia ce la danno uguale.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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