Giocata sul confine tra visibile e invisibile, la nuova edizione del festival Les Rencontres de la photographie d’Arles si conferma una delle rassegne più amate dagli appassionati dell’obiettivo. L’abbiamo visitata e abbiamo scelto tre mostre da visitare fra le tante incluse nella rassegna, che quest’anno approfondisce temi di particolare urgenza come l’identità di genere e le politiche del corpo.
– Auronda Scalera & Alfredo Cramerotti
https://www.rencontres-arles.com/
A FEMINIST AVANT-GARDE: PHOTOGRAPHS AND PERFORMANCES OF THE 1970S FROM THE VERBUND COLLECTION
Una mostra che arriva per la prima volta in Francia dalla collezione privata Verbund di Vienna, curata da Gabrielle Schon, con oltre 200 opere d’ arte e 71 artiste donne per ripercorrere la storia del femminismo negli Anni Settanta.
Differenti movimenti, nazionalità e culture convergono in un’unica conclusione: le donne hanno ancora bisogno di lottare per i loro diritti. Alcune delle artiste in mostra infatti continuano ancora oggi a essere discriminate, per la loro razza, classe e genere.
La mostra, divisa in cinque aree principali, affronta tutti gli stereotipi femminili: la donna come moglie, madre e casalinga; la dittatura della bellezza e la rappresentazione del corpo femminile; la sessualità femminile; l’essere imprigionata nel proprio stereotipo; il dibattito sul ruolo femminile e la sua identità.
Durante la conferenza stampa l’artista Marta Wilson ha raccontato come il mezzo fotografico negli Anni Settanta per le artiste che lavoravano con la performance sia stato fondamentale per la loro ricerca. La performance infatti è catturare il momento giusto nel tempo giusto e l’agilità della macchina fotografica ha aiutato le artiste a esprimere esattamente quello che volevano e come lo volevano, in anni dominati dalla pittura maschile.
In mostra si possono vedere le opere delle pioniere dell’arte dell’epoca come Helena Almeida, Tomaso Binga, Judy Chicago, Francesca Woodman, VALIE EXPORT, Ana Mendieta, Gina Pane, Carolee Schneemann, Cindy Sherman, ORLAN, Ketty La Rocca e tante altre. Una mostra attualissima che ci ricorda come il corpo delle donne è stato ed è ancora terreno di grandi battaglie e come i loro diritti siano ancora negati in molte società contemporanee che si definiscono liberali.
Arles // fino al 25 settembre 2022
LA MÉCANIQUE GÉNÉRALE
33 Av. Victor Hugo
KATRIEN DE BLAUWER. THE PICTURES SHE DOESN’T SHOW TO ANYONE
Katrien De Blauwer (Ronse, 1969) non vuole categoricamente essere definita collagista: “photographer without a camera” dice che le assomiglia di più, visto che il gesto del tagliare è come pigiare il tasto della macchina fotografica.
Realizzato nel corso di più di dieci anni, questo lavoro è apprezzabile in ogni piccolo taglio, frammento, colore. De Blauwer colleziona riviste vintage e le rimaneggia come a creare un film e un nuovo montaggio cinematografico dall’intensa carica narrativa. Sembra essere la sua storia, ma sono frammenti di memoria altrui che diventano suoi e anche nostri. Un’intimità che schiude diversi scenari con una fine aperta dove ognuno può riconoscersi e dare vita alla propria storia. È la poesia dell’ambiguità, che ci tiene incollati sino all’ultimo taglio dell’ultima opera.
Arles // fino al 25 settembre 2022
LA CROISIÈRE
3 rue Claude Férigoule
FRIDA ORUPABO. HOW FAST SHALL WE SING
La personale di Frida Orupabo (Sarpsborg, 1986), allestita negli spazi della Mécanique Générale che condivide con A Feminist Avant-Garde, colpisce per la sua precisione, forza e impatto visivo. L’artista nigeriana-norvegese smembra e ricostituisce figurativamente corpi e lembi, spesso di donne nere, come metafora per la violenza cui sono state sottoposte nel corso dei secoli – nella storia umana come in quella dell’arte.
Le figure ritagliate e ri-assemblate sono un mix di immagini e fotografie allargate a misura più che umana, provenienti da album fotografici e scaricate da internet, ma anche estratte da report scientifici, medici ed etnografici – discipline che nel loro insieme hanno contribuito alla perpetuazione di colonialismo, razzismo e violenza (fisica e psicologica) riguardo a identità, sessualità e genere.
Orupabo è una personalità che sta emergendo significativamente nel mondo dell’arte contemporanea e di cui si sentirà parlare molto nei prossimi anni. Il suo lavoro, che si può definire una forma sottile ed elegante di resistenza, incoraggia lo spettatore a riflettere sulla posizione sociale, culturale e politica che occupa; ma, soprattutto, induce a portare con sé quelle immagini di “terribile meraviglia” che non è facile dimenticare.
Arles // fino al 25 settembre 2022
LA MÉCANIQUE GÉNÉRALE
33 Av. Victor Hugo
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