Tra sogno e realtà: l’eterna contemplazione: Colomba Amstutz
Se il Museo Casa Rusca di Locarno è quell’oasi di pace e serenità dove contemplare le più recenti tendenze ed espressioni artistiche non solo del nostro territorio, la sua Sinopia è indubbiamente un angolo riservato, spazio sospeso nel tempo che richiama prepotente la voglia di abbandonarsi alla contemplazione. Un invito ancora più forte di fronte alla quarantina di opere dell’artista locarnese ma con retaggi africani per la sua infanzia in Costa d’Avorio, Colomba Amstutz. Ed è proprio questo
passato, segnato da ritorni in Svizzera, trasferimenti in Italia, poi ancora in Vallese, a Sion, che segna
e contraddistingue una produzione assolutamente eccezionale. Caratterizzata da personaggi
fantastici, aleatori, effimeri, che, sospesi tra mito e realtà, sembrano interrogare costantemente gli
spettatori.
Comunicato stampa
Perché l’arte di Colomba Amstutz, incisora, scultrice, pittrice e artista multimediale, è appunto una “storia aperta” che non vuole perseguire risposte, ma, al contrario, sollevare domande, dubbi, riflessioni. Un viaggio alla scoperta di nuovi orizzonti, come evocano appunto le sue figure, corpi sospesi in una fluttuazione onirica che richiama prepotente l’immagine di un mare dove l’assenza di peso e fluidità, comunica e procura un benessere ineffabile. Così nell’incontro con l’oceano, elemento predominante della sua infanzia in Africa, l’artista non cessa d’interrogarsi sul rapporto conflittuale con il piacere, il rischio, il pericolo, la morte e quindi l’infinito. In sostanza con la vita stessa, dove quelle figure dalle sembianze di ombre ed esili sagome, sembrano galleggiare placidamente, sfuggendo a vincoli e restrizioni.
La sensazione è appunto quella di libertà, di leggiadria, ma l’idea di benessere è apparente, come il volo di Icaro: spinto troppo in alto per sfuggire alle onde del mare, il giovane figlio di Dedalo finisce per esserne risucchiato, insieme alla sua sete di onnipotenza e di affermazione. Ecco allora che l’immagine positiva del librarsi maschera in realtà uno stato di sospensione e di attesa. Così il mare, inizialmente fonte di benessere, calma e serenità, diventa con il suo nero abissale, elemento inquietante, sinonimo appunto di pericolo e minaccia. Una “odissea” che richiama la vicenda dei nostri migranti, le cui esistenze si riflettono in quelle diafane e incredibili figure di Colomba Amstutz che, appunto sospese tra sogno e realtà, vivono una condizione di attesa, tra l’emergere per acquistare una forma definita, o l’essere risucchiate per scomparire in una voragine senza fine.
Le immagini dell’artista non gridano, ma neppure restano in silenzio: sollecitano l’osservatore, chiamato a guardare, riflettere, chiedersi del loro destino. Una “storia aperta” cui ciascuno di noi è sollecitato a dare risposte, maturando una riflessione più ampia sul difficile attraversamento delle frontiere, materiali ma anche psicologiche e affettive. Un viaggio, appunto, non soltanto geografico, ma anche metafisico: la natura dipinta di Amstutz con i suoi tratteggi, i profili e le forme appena accennate o lasciate in sospeso dentro un grigio diffuso, sono invito a riscoprire una dimensione al contempo di calma e serenità, ma anche di tenebre e di follia. Un percorso introspettivo, verso la conoscenza di sé stessi e del nostro prossimo, un’avventura interiore alla ricerca e forse alla
riscoperta della sobrietà. È certamente questo il tratto distintivo dell’artista: la capacità appunto di riannodare i ricordi di un’infanzia segnata dal mito dell’Africa, di una terra fatta di limpide acque e spazi selvaggi, di misteriose figure e infiniti ricordi. Sovrapposti, intrecciati e impastati per dare vita a una spettacolare produzione artistica, dove la natura, al contempo benevola e ostile, si conferma tratto essenziale e dominante di un mondo in fragile equilibrio tra sogno e verità. Una “porta” che l’osservatore è chiamato a varcare, tuffandosi in quella materia pittorica fatta appunto di audaci primi piani e personaggi fantastici, riemergendo infine plasmato da una rinnovata consapevolezza.
Perché le opere di Colomba Amstutz non sono una risposta, ma un invito a interrogarsi, a porsi domande, per essere forse più consapevoli di sé stessi e del mondo in cui si vive. Prendendosi dunque gioco della realtà attraverso la poetica della pittura, con personaggi e sfondi che sembrano dissolversi nei margini del sogno, l’artista realizza così opere di una concretezza straordinaria, come d’altronde concreta è la vita, con i suoi piaceri e tormenti. In quel mare onirico dove nuotano sospesi nel tempo e nello spazio fantastiche sagome, Amstutz compone infatti una vera e propria opera lirica in cui coesistono speranze e tragedie. Una trasposizione contemporanea dei destini di migliaia di espatriati, tavole silenziose che gridano bisogni e attese di un mondo troppo spesso in silenzio, chiamato e sollecitato a mettersi nuovamente in cammino per un’avventura capace infine di riportarci alle nostre origini. Restituendoci cioè sobrietà e, forse, anche più umanità.