Le piccole mani della signora Teresa si muovono veloci sul telaio a mano, intrecciano fili, creano disegni e ricami di rara bellezza. Teresa il telaio lo conosce bene, perché ha iniziato a svolgere la sua professione a soli 11 anni e per lei la tessitura e la vita si sono intrecciate in maniera indissolubile. Lavora assieme ad altre donne a Corigliano Rossano per la Maison Celestino, fondata in Calabria ai primi del Novecento da un uomo illuminato, il Maestro Eugenio Celestino, che aveva capito che il valore delle tradizioni della sua terra (la tessitura in Calabria risale a un’epoca persino anteriore a quella cristiana) gli avrebbe portato fortuna, riconoscimenti e avrebbe dato lustro alla sua famiglia per molto molto tempo.
LE ORIGINI DELLA MAISON CELESTINO
Eugenio non solo aveva dato vita alla sua attività puntando tutto sull’eccellenza manifatturiera, ma nel corso degli anni, con grandissima lungimiranza, si era adoperato per promuoverla in ogni modo e per far sì che le sue tessitrici esperte potessero insegnare il mestiere alle più giovani, in modo tale da creare una continuità e garantire una fama costante al proprio operato. Le produzioni Celestino, realizzate perlopiù in tessuti naturali come il cotone, il lino, la ginestra, la canapa e la pregiatissima seta, in poco tempo avevano riscosso la meritata fama non solo in Italia ma anche all’estero, apprezzate dalle maison più prestigiose d’alta moda dell’epoca, come quelle di Fernanda Gattinoni e delle Sorelle Fontana (che le scelsero per un meraviglioso abito indossato da Ava Gardner), ma anche da personaggi illustri come Alcide De Gasperi e Maria José di Savoia. Le confezioni Celestino arrivarono alle Case Reali, alla Città del Vaticano e nei musei di tutto il mondo e, negli anni, alla creazione di prodotti tessili per l’arredo della casa e il corredo si affiancò quella di vere e proprie collezioni di tessuti d’alta moda, che vennero scelti persino per le sfilate dei couturier di Parigi.
LA MAISON CELESTINO OGGI
“Qui si parte dal filo prima ancora che dal tessuto, la nostra è una vera tradizione artigianale e artistica a km 0”, racconta Caterina Celestino, quinta generazione della famiglia. È lei, assieme al marito Francesco Mercogliano, a tenere attualmente le redini della storica attività. I coniugi Celestino, entrambi avvocati, si dedicano con passione all’azienda “perché la nostra non è solo moda, ma soprattutto cultura da tramandare”. Non a caso nel 2021 sono stati insigniti del Social Ecology Award, “per aver saputo innovare nella green economy”. Ancora oggi la tessitura è perlopiù fatta col telaio a mano e accanto alle nuove lavorazioni ci sono ancora i disegni storici registrati nel tempo, a molti dei quali è stato dato negli ultimi anni un tocco di modernità. I motivi della maison, che prendono vita sotto le mani delle tessitrici più esperte, sono il fiore all’occhiello di una produzione che spazia dall’homewear all’alta moda, passando per i costumi da bagno e la camiceria. Il tutto, sempre, all’insegna del lusso, del bello e ben fatto che solo pochissime aziende in Italia oggi riescono a garantire. Ogni ricamo, per la Maison Celestino, ha un significato ben preciso; così è ad esempio per il logo dell’azienda che raffigura una cicogna, specie protetta che nidifica nella Sibaritide ma anche simbolo del bene che prevale sul male, come insegna la famosa fiaba di Jean de La Fontaine. Gli abiti d’alta moda del brand, che negli ultimi anni hanno sfilato a Milano e a Roma oltre che in Calabria, sono ispirati al mondo dell’arte; per la couture SS23, il punto di partenza è il realismo del pittore americano Edward Hopper, uno dei più importanti artisti del XX secolo, sublime creatore di atmosfere ipnotiche e magiche, in grado di trasportare lo spettatore nei propri stati d’animo.
LA COLLEZIONE ISPIRATA A EDWARD HOPPER
La collezione è andata recentemente in scena nella tenuta della baronessa Toscano Mandatoriccio, un lussuoso borgo aristocratico del XVII secolo nel cuore della piana di Sibari, tra profumati agrumeti e secolari alberi di eucalipto. In passerella, davanti a un parterre d’eccezione di ospiti tra cui Pino Quartullo e Ornella Muti, hanno sfilato 31 outfit: tuniche monospalla in frange di lino finemente intagliate, mise avorio declinate in raffinate sete jacquard, andrienne di lino purissimo dagli accenti raw e abiti nei colori pastello dai bagliori cangianti. Omaggio alla determinazione della donna contemporanea, un prezioso abito in velours panné di seta impreziosito da ricami di oro zecchino che riproducono il motivo della spiga, sinonimo di prosperità: una mise molto cara a Caterina Oriolo, moglie di Eugenio Celestino. Ma non è finita; a dicembre la maison sfilerà a Parigi, con una collezione ispirata a una figura femminile iconica della letteratura del Novecento, al momento top secret. Non ci rimane che aspettare.
‒ Valeria Oppenheimer
https://www.maisoncelestino.com/
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