Venezia 79. “Chiara” di Susanna Nicchiarelli, il racconto di una donna e santa
Film italiano in Concorso alla 79. Mostra del Cinema di Venezia, “Chiara” di Susanna Nicchiarelli è il ritratto di un’adolescente che sceglie la povertà e compie una piccola ma grande rivoluzione in un sistema sociale e clericale estremamente maschilista
Fino ad ora solo Dacia Maraini aveva fornito un ritratto inedito di Santa Chiara. La scrittrice, in Chiara di Assisi – Elogio della disobbedienza, come suggerisce lo stesso titolo, nel 2013 si era focalizzata sulla disobbedienza di questa giovanissima donna che ha abbandonato la ricca famiglia seguendo Francesco d’Assisi nella sua regola e missione: totale povertà e libertà di non possedere. Nel 2022 è con Susanna Nicchiarelli, e questa volta quindi al cinema, che arriva la storia di questa adolescente disobbediente e rivoluzionaria. Chiara, in Concorso a Venezia 79, uscirà al cinema con 01 Distribution.
LA NARRAZIONE FEMMINILE NEI FILM DI SUSANNA NICCHIARELLI
Un percorso a ritroso quello di Susanna Nicchiarelli che negli ultimi anni ha portato sul grande schermo ritratti di donne senza confini. È partita da Nico, 1988 con cui si è affermata come regista internazionale, ha proseguito con Miss Marx, con cui ha confermato la sua linea registica e di scrittura, e ha chiuso il cerchio con Chiara, mostrando una ragazza destinata a diventare santa e che viveva questo come una paura, piena di rabbia per un sistema sociale e clericale che le vietava di andare in giro per il mondo ad aiutare la gente. 1988, 1883 e 1211, un viaggio nella narrazione femminile. “A posteriori mi rendo conto che Chiara sembra chiudere il discorso cominciato con Nico: delle tre, è la più giovane, la più risolta, e l’unica che riesce a realizzare il proprio sogno, nonostante anche lei sia a modo suo una sconfitta”, dice la regista. “Grazie a lei, questo è diventato il mio film più positivo e insieme il più politico, il più doloroso e quello più aperto alla speranza: se Nico rispondeva alla domanda ultima dell’esistenza attraverso la musica, ed Eleanor Marx con la politica, Chiara lo fa con la fede, e la sua è la risposta forse più radicale: se le altre due sono donne destinate a rimanere sole, lei cerca – e trova – la propria identità nella vita con gli altri, nella comunità”.
CHIARA, PICCOLA GRANDE RIVOLUZIONARIA. IL FILM DI NICCHIARELLI
Il racconto va dal 1211 al 1228, diciotto anni che rappresentano il percorso di crescita e maturazione del desiderio della giovane Chiara, un desiderio e una necessità che le vengono negate: andare giro e stare tra la gente, aiutarla e al tempo stesso diffondere il Vangelo. “La storia di Chiara e Francesco è entusiasmante”, commenta Susanna Nicchiarelli. “Riscoprire la dimensione politica, oltre che spirituale, della ‘radicalità’ delle loro vite – la povertà, la scelta di condurre un’esistenza sempre dalla parte degli ultimi ai margini di una società ingiusta, il sogno di una vita di comunità senza gerarchie e meccanismi di potere – significa riflettere sull’impatto che il francescanesimo ha avuto sul pensiero laico, interrogandosi con rispetto sul mistero della trascendenza. La vita di Chiara, meno conosciuta di quella di Francesco, ci restituisce l’energia del rinnovamento, l’entusiasmo contagioso della gioventù, ma anche la drammaticità che qualunque rivoluzione degna di questo nome porta con sé”. Nella trama ufficiale del film è scritto: “Assisi, 1211. Chiara ha diciotto anni, e una notte scappa dalla casa paterna per raggiungere il suo amico Francesco. Da quel momento la sua vita cambia per sempre. Non si piegherà alla violenza dei familiari, e si opporrà persino al Papa: lotterà con tutto il suo carisma per sé e per le donne che si uniranno a lei, per vedere realizzato il suo sogno di libertà. La storia di una santa. La storia di una ragazza e della sua rivoluzione”.
“CHIARA” DI SUSANNA NICCHIARELLI, UN FILM IN VOLGARE
È la stessa Susanna Nicchiarelli a spiegare il perché della scelta di scrivere la sceneggiatura in volgare. “La lingua del film è il volgare umbro dell’epoca, lo stesso delle poesie di Francesco, misto al latino quando i discorsi si fanno colti o quando si leggono le Scritture. La scelta si lega prima di tutto al messaggio francescano: il volgare è componente irrinunciabile della predicazione di Francesco e Chiara, anche per questo considerata scandalosa, perché – rivolgendosi alle persone semplici – portava il messaggio della Chiesa fuori dalle cattedrali, per le strade, nella lingua che la gente usava tutti i giorni”. Continua la regista: “girare in italiano moderno, quindi, e non raccontare questa straordinaria novità linguistica, avrebbe fatto perdere un elemento decisivo della storia. Per il lavoro sul volgare ho potuto contare sulla consulenza di Nadia Cannata, ordinaria di Storia della Lingua ltaliana alla Sapienza di Roma: grazie al suo aiuto ho cercato di restituire a Francesco e Chiara le loro parole, traducendo i dialoghi che avevo scritto in italiano in una lingua antica eppure riconoscibile, modellata su quella del Cantico delle Creature di Francesco che ascoltiamo anche nel film: una sorta di italiano delle origini, ancora ‘fragile’ e per questo per me in qualche modo tenero, quasi infantile, capace di dire in un dialetto talvolta molto buffo, cose profondissime”.
– Margherita Bordino
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