È morto il grande regista della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard
È scomparso all'età di 91 anni il grande regista e critico franco-svizzero, da molti considerato il regista francese più influente del dopoguerra
Proprio nei giorni in cui il mondo si stringe intorno alla settima arte, tra la fine della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e le premiazioni degli Emmy, muore un simbolo del cinema. È scomparso all’età di 91 anni il grande regista e padre della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard, ricorso al suicidio assistito in Svizzera. La notizia, data dal quotidiano francese Libération, priva la Francia e il mondo di quello che è considerato da molti il regista francese più influente del dopoguerra e un vero e proprio rivoluzionario del cinema, nonché sceneggiatore e critico cinematografico.
LA GRANDE CARRIERA DI JEAN-LUC GODARD
Nato a Parigi il 3 dicembre 1930, il franco-svizzero Jean-Luc Godard iniziò la sua carriera negli anni Cinquanta come critico cinematografico, come i colleghi Éric Rohmer, François Truffaut, Claude Chabrol e Jacques Rivette, che frequenta ai cine club del Quartiere Latino. Parallelamente, iniziò a realizzare i primi cortometraggi in 16 mm, come Opération Béton (1954) e Une histoire d’eau (1958), che ha montato su immagini girate da François Truffaut. Come critico, Godard criticò la “Tradizione della qualità” del cinema francese tradizionale, sfidando nelle proprie pellicole le norme del cinema narrativo commerciale con omaggi e riferimenti alla storia del cinema e dichiarate opinioni politiche marxiste: è anche con il suo film del 1960 À bout de souffle, Orso d’Oro per la regia al Festival di Berlino, che nasce il movimento della Nouvelle Vague. Film come Vivre sa vie (1962), Bande à part (1964) e Pierrot le Fou (1965) furono definiti “probabilmente il corpus di opere più influenti nella storia del cinema” dalla rivista Filmmaker, e Godard è oggi considerato tra i più significativi autori cinematografici della seconda metà del Novecento. In particolare Bande à part – il suo settimo lungometraggio, che racconta la storia di due giovani, Arthur e Franz, che si innamorano della loro bellissima amica Odile e tentano di convincerla a prendere parte a una rapina – è considerato uno dei film più amati e citati della storia del cinema.
Numerose le esperienze sperimentali, come la co-fondazione nel 1969 del Gruppo Dziga Vertov – che rivendicava il cinema come processo collettivo e rifiutando il ruolo autoriale come autoritario e gerarchico – o il film per la televisione italiana Lotte in Italia, che si interrogava sui rapporti tra cinema, rappresentazione e ideologia attraverso il racconto di una ragazza borghese militante in un gruppo extraparlamentare. O ancora Histoire(s) du cinéma, un progetto video di 266 minuti in 8 parti alla fine degli anni ’80 e completato nel 1998, che prende in esame la storia del concetto di cinema e del suo rapporto con il XX secolo, ed è considerata l’opera magna di Godard.
LA VITA ANTICONFORMISTA DI JEAN-LUC GODARD
Protagonista di grandi polemiche – celebre l’intervento suo e dei colleghi della Nouvelle Vague al festival di Cannes del ’68 per protestare contro la decisione del ministro della cultura André Malraux di rimuovere Henri Langlois dal posto di direttore della Cinémathèque française – Godard è stato un uomo e un artista rogorosamente antisistema, che pure rampollo di una ricca famiglia borghese si schierò contro il capitalismo e la cultura di massa. È stato sposato due volte, con le attrici Anna Karina e Anne Wiazemsky, entrambe al centro di molti dei suoi film. Premiato con il Leone d’oro nel 1984 e l’Oscar alla carriera nel 2011, oltre a innumerevoli premi minori e candidature, è stato fonte di ispirazione per molti registi statunitensi della New Hollywood. Godard ha passato gli ultimi anni della vita in Svizzera, lontano dai riflettori, e per la presentazione a Cannes del suo ultimo lavoro, Le livre d’image (2018), si era collegato dicendo che “a questa età ho difficoltà a vivere la mia vita, ma ho ancora il coraggio di immaginarla”.
– Giulia Giaume
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