Come è andata la Outsider Art Fair a Parigi? Parlano i galleristi italiani presenti
La fiera parigina rimane la piazza d’elezione per chi ama e colleziona l’Art Brut, un genere che in Italia fatica ad essere apprezzato. Ecco come è andata l’edizione 2022, raccontata dalle gallerie italiane che vi hanno preso parte
Outsider Art Fair è la fiera dedicata all’arte “irregolare”, nata a New York nel 1993 e arrivata anche in Francia nel 2012 per rendere omaggio alle radici culturali dell’Art Brut in Europa. Nel suo decimo anniversario ha spostato le sue date a settembre, dal 15 al 18, così da acquisire la piena autonomia dalla settimana in cui si teneva di solito la FIAC e in cui ora troverà posto Paris+, nuovissima sede di Art Basel. L’arte irregolare o Raw Art sta acquisendo popolarità, tanto che i confini fra insider e outsider si fanno sempre più labili. La nuova direttrice dell’OAF di Parigi, Sofia Lanusse, che succede a Nikki Iacovella, ha spiegato che l’Outsider Art non è mai stata celebrata come oggi: “come società stiamo cambiando paradigmi e prospettive, affermando il nostro impegno per una revisione più inclusiva della storia dell’arte, che prevede la presenza degli Outsider e dell’Art Brut in istituzioni contemporanee come il Centre Pompidou di Parigi, LaM nella città di Lille, il Museo di Arte Moderna e il Metropolitan Museum di New York”.
OUTSIDER ART FAIR 2022 A PARIGI
Subito riconosciuta per il suo spirito anticonformista, anche l’Outsider Art Fair sta giocando un ruolo fondamentale nel nutrire una comunità di appassionati collezionisti, guadagnandosi un sempre più ampio riconoscimento nell’arena dell’arte contemporanea. Alla fiera quest’anno, svoltasi dal 15 al 18 settembre, hanno partecipato 38 gallerie (tre delle quali solo nell’online viewing room) provenienti da tredici Paesi diversi. Tra le new entry del 2022, la fiera ha dato il benvenuto alla Rodovid Gallery di Kiev con artisti folk ucraini, compresa la leggendaria Maria Prymachenko (1909-1997), i cui lavori sono attualmente esposti alla Biennale di Venezia. E, sempre dalla Biennale, sono arrivati i nomi di Shuvinai Ashoona, Minnie Evans e Sister Gertrude Morgan. Tra gli eventi collaterali più interessanti, invece, I Wish I Could Speak in Technicolor curato da Maurizio Cattelan e Marta Papini e dedicato a Eugene Von Bruenchenhein (1910-1983), artista conosciuto per i suoi dipinti astratti caleidoscopici degli anni Cinquanta creati usando dita, bastoncini, pettini, foglie e altri utensili improvvisati per pigiare i colori ad olio intorno alle superfici di tavole di masonite o pezzi di cartone prelevati dagli scatoloni del panificio dove lavorava.
I GALLERISTI ITALIANI A OUTSIDER ART FAIR 2022
Tra gli espositori italiani a Parigi c’erano Antonia Jacchia con la Maroncelli 12 di Milano e Nicola Mazzeo di RIZOMI Arte di Parma. Ci siamo fatti raccontare da loro l’esperienza della fiera parigina.
Che cos’è per voi l’Outsider Art Fair?
Antonia Jacchia: Una grande occasione, non solo dal punto di vista commerciale. La fiera di Parigi, così come quella di New York, è un momento di incontro e di scambio con direttori di musei, collezionisti, critici d’arte, esperti, giornalisti e appassionati di questo movimento artistico. Grazie all’incontro con la direttrice del Museo Gaia di Randers in Danimarca, ad esempio, abbiamo portato un nostro artista, Martino Fiorattini, in una personale al museo che oggi ospita tre sue opere. È un evento molto incoraggiante, anche perché in Italia l’Outsider Art non è molto conosciuta, i collezionisti sono pochi e le occasioni per vedere questo genere di arte ridotte.
Avete partecipato a diverse edizioni della fiera, giusto?
AJ: Abbiamo cominciato a partecipare all’OAF di Parigi nel 2015, un anno dopo la nostra apertura, con una puntata a quella di New York nel 2017, esponendo gli outsider italiani, da quelli storicizzati e più noti come Carlo Zinelli e Pietro Ghizzardi, Tarcisio Merati e Franca Settembrini, fino ai contemporanei. Gli artisti di quest’anno sono: Davide Cicolani, Egidio Cuniberti, Antonio Dalla Valle, Pietro Ghizzardi, Tarcisio Merati, Carlo Zinelli e un cameo di Shaul Knaz, artista israeliano scomparso di recente.
Nicola Mazzeo: Siamo alla fiera a Parigi fin dalla prima edizione. Allora eravamo aperti da poco più di due anni ed era stato un grande onore essere invitati. Ho partecipato moltissime volte anche alla edizione di New York da quando il format è stato acquistato da Andrew Edlin. A Parigi abbiamo sempre esposto i classici dell’Art Brut italiana, da Zinelli a Pietro Ghizzardi agli autori di alcuni atelier come La Tinaia, Blu Cammello, Adriano e Michele.
Quali differenze riscontrate nella ricezione di queste ricerche tra l’Italia e i contesti internazionali?
NM: La Francia è un terreno fertile, poiché contrariamente all’Italia possiede musei specializzati e non che espongono Art Brut. L’Outsider Art Fair a Parigi è un evento unico nel suo genere, anche al di là dell’ambito commerciale.
AJ: La maggior parte degli artisti irregolari italiani (fatta eccezione per Zinelli e Ghizzardi) sono quasi sconosciuti all’estero. Scontiamo l’assenza di un museo e di istituzioni che li valorizzino e ne garantiscano la validità estetica e di contenuti. E di un sistema dell’arte in grado di sostenerli. Forse qualcosa si sta muovendo, come la Casa dell’Art Brut di recente costituzione a Casteggio, che conserva tra le sue mura l’eccezionale collezione di Outsider Art di Fabio & Leo Cei e che si è enormemente arricchita grazie all’acquisizione del Fondo di Bianca Tosatti, messo insieme dalla storica dell’arte in trent’anni di lavoro e passione.
– Dia Pellegrino
OUTSIDER ART FAIR
Atelier Richelieu, 60 Rue de Richelieu, Parigi
https://www.outsiderartfair.com/paris
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