Quando la natura fa i conti con la città. La prima mostra di Selcouth a Roma

Come fa a sopravvivere la natura in una città come Roma? A domandarselo è questo duo di artisti in mostra a Trastevere nello spazio ibrido Cosmo

Roma, nelle fenditure delle sue stratificazioni edilizie, è insidiata senza posa da una fitta rete di organismi in divenire. Sui loro segreti punta la ricerca del duo artistico Selcouth, che nello spazio Cosmo, a Trastevere, porta la sua prima mostra, Incipit, a cura di Nicoletta Provenzano.
La convergenza transdisciplinare del musicista Filippo Fossà e del documentarista Emanuele Quartarone trova nello spazio ibrido diretto da Zaelia Bishop il contesto idoneo, dando forma a un itinerario quasi misterico.

Selcouth (Emanuele Quartarone, Filippo Fossà), Incipit, installation view, photo credits Annalisa Bifolchi, courtesy Cosmo Trastevere

Selcouth (Emanuele Quartarone, Filippo Fossà), Incipit, installation view, photo credits Annalisa Bifolchi, courtesy Cosmo Trastevere

LA MOSTRA DI SELCOUTH A ROMA

Alcune installazioni vegetali ‒ vividi esemplari di quei fichi, capperi e Cymbalaria muralis che infoltiscono l’ambiente urbano ‒ proiettano le proprie ombre sulle grezze pareti in mattoni, di richiamo alle antiche mura romane. Forme, figure, cromie si citano in cortocircuito.
Ogni mutamento è sintomo d’imperfezione. La ferita di una pianta, richiamata dal frottage, racconta di una crisi superata. Al piano inferiore, più vani in penombra offrono allo sguardo fotografie al margine del figurativo, rivelandosi in realtà frame tratti dai tre video proiettati in sequenza nell’ultima sala.

Selcouth (Emanuele Quartarone, Filippo Fossà), Starlings, particolare, Incipit, photo credits Annalisa Bifolchi, courtesy Cosmo Trastevere

Selcouth (Emanuele Quartarone, Filippo Fossà), Starlings, particolare, Incipit, photo credits Annalisa Bifolchi, courtesy Cosmo Trastevere

NATURA E CITTÀ SECONDO SELCOUTH

Stigma della physis è l’alterazione, sottolineava Aristotele. E questo sembrano ribadire Starlings, Lichens e Swamp. Suoni roboanti, acidi a tratti, rincorrono le immagini di stormi vorticosi, fiorami, bulbi, ventose. Frammenti di fibre, riflessi metropolitani. Il parco della Caffarella e le mura Aureliane che lo circondano, tra i luoghi di studio e d’ispirazione dei due artisti, sono irriconoscibili. Calati volutamente in un clima palustre e onirico insieme. A vigere sono, nella meraviglia della scoperta e della manipolazione, l’esperimento sonoro e l’occhio caleidoscopico.

Francesca Romana de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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