Da dove è nata la tua passione per la Russia?
Durante gli studi, i viaggi e la residenza a Mosca. Nel 2004 ho avuto l’idea di aprire una galleria perché ho visto la concreta possibilità di far conoscere gli artisti russi in Italia. Il fermento a Mosca era fortissimo: tante realtà di sperimentazione disegnavano uno scenario dinamico e pressoché sconosciuto in Italia, al di là dei grandi nomi internazionali come i Kabakov o le partecipazioni in Biennale.
Come Nina Lumer sceglie i suoi artisti?
I lavori sono naturalmente la prima cosa, ma conta anche il feeling con l’artista, nonché il dialogo con il mio pubblico di collezionisti. Preferisco artisti meno appariscenti, meno “urlati” e glamour. Privilegio chi fa ricerca, riflessivo e intimista, interessato ai dettagli e alle sfumature, al silenzio più che al marketing. Sebbene molto diversi fra loro, Alexander Brodsky e Dmitry Gutov corrispondono a questo profilo. Esiste un’apprezzabile solidarietà fra gli artisti russi: per esempio, nella mia mostra con Brodsky/Gutov/Koshlyakov, quest’ultimo mi ha aiutato ad allestire le opere dei suoi colleghi, con uno spirito assolutamente aperto e collaborativo.
Quali sono le caratteristiche peculiari del mondo dell’arte russa?
Mi limito a prendere Mosca come riferimento: sicuramente la curiosità vorace per l’Occidente, unita a un dinamismo vorticoso che continua a trasformarsi. Dal 2005, Mosca ha cambiato faccia molte volte, ed è difficile prevedere come evolverà.
Stanno nascendo anche importanti istituzioni artistiche…
Negli Anni Novanta sono nate le prime istituzioni molto più simili a modelli occidentali, come gallerie private, fondazioni… Il sistema dell’arte è fiorito con lo sviluppo del capitalismo, e con lui il collezionismo, e una certa critica, ma senza regole precise e tutele per gli artisti. È un sistema che sfida, sperimentale e pericoloso, ma sempre passibile di speculazione. Da poco le istituzioni private cominciano a fare rete fra loro e lo Stato, e recentemente sono nate scuole formative per educare gli “addetti ai lavori”.
Dove e come si muove la critica russa?
A livello editoriale, Tatlin pubblica ottimi cataloghi ma, come per altre case editrici, non ha distribuzione in Italia né traduzione. I cataloghi delle mostre Mosca_Berlin, I believe, Russian Povera, o quello della Biennale di Mosca, sono ottimi strumenti per avere una carrellata sull’arte russa contemporanea, ma non hanno schede approfondite.
La letteratura digitale è invece ricchissima, permettendo anche un aggiornamento costante del mercato e delle quotazioni. ArtChronika ha una versione anche in inglese. Un esempio virtuoso è la piattaforma online di Ekaterina Degot, il sito openspace.ru, di recente nascita. Facebook fa la sua buona parte nel narrare la mondanità, ma anche le opere, permettendoci una visione a distanza. In Italia Nicoletta Misler e John Bowlt sono gli studiosi di riferimento che si dedicano all’arte russa.
Per quanto riguarda la divulgazione con conferenze e dibattiti, Viktor Misiano è la personalità critica più nota, con la sua rivista di taglio intellettuale e politico, ma non si occupa di promozione in senso ampio degli artisti russi, privilegiando quanto è più affine alla sua ricerca. Oleg Kulik ha invece avviato interessanti appuntamenti a Winzavod, il Centro di Arte Contemporanea di Mosca, dove anche il gallerista Marat Guleman, oggi direttore del Museo di Perm, ha dato un contributo enorme alla divulgazione internazionale dell’arte russa. Proprio da poco ha deciso di trasformare la galleria in attività non profit, centro propulsore di sostegno dell’arte da tutta la Russia, anche dalle province.
Il rapporto fra arte e censura.
Coinvolge poco la politica, molto tollerante e divertita: Putin e i suoi oligarchi apprezzano la satira ai loro danni, fonte di pubblicità. Diversa è la censura religiosa sull’arte: un incontro da Guelman, in presenza di esponenti della chiesa ortodossa, in occasione di una mostra di Gutov, ha posto le basi della riflessione.
Lampanti i casi delle performer Pussy Riot (recentemente in mostra al Palais de Tokyo a Parigi), ancora oggi in arresto per avere fatto una performance all’interno della chiesa del Cristo Salvatore, dopo che alcuni giorni prima avevano compiuto lo stesso blitz in Piazza Rossa. Oppure il caso del curatore Andrej Erofeev, ex direttore della Tretjakov Gallery, con Juri Samodurov, ex direttore del Centro Sakharov, che alcuni anni fa hanno subito un processo con l’accusa di blasfemia e oltraggio, a seguito della mostra Forbidden Art – 2006. Sono episodi che descrivono un clima realmente conservatore.
Che risposta sta dando l’Italia in termini di apprezzamento all’arte russa?
Rispetto a Francia, Regno Unito e Germania, dove i collezionisti conoscono perfettamente i nomi degli artisti russi contemporanei, l’Italia è leggermente in ritardo. L’Anno della Cultura e Lingua russa in Italia ha favorito la promozione di alcuni eventi bi-laterali, come la grande mostra dell’Arte Socialista a Roma, o quella al Pac di Milano.
I collezionisti occidentali sono spesso affascinati dall’aura di esotismo che questi artisti suscitano, sebbene io riporti l’attenzione sul valore dei lavori. In generale gli artisti con cui lavoro sono sempre accolti con entusiasmo dal pubblico della galleria e spesso il mio lavoro consiste nel far girare le loro opere per festival o mostre collettive in tutta Europa.
Che cosa ritieni imprescindibile da visitare a Mosca per chi vuole conoscere il mondo dell’arte russo?
Ancora una volta ripeto: andate a visitare gli studi degli artisti! Winzavod è uno dei centri di riferimento per l’arte contemporanea: in una ex fabbrica di imbottigliamento del vino, ha ampie e affascinanti sale per esposizioni temporanee e ospita le sedi di prestigiose gallerie.
Il MAMM – Multimedia Art Museum, diretto da Olga Sviblova, va visitato per l’apertura internazionale del suo programma, da Jenny Holzer a grandi installazioni di Arte cinetica, a mostre di fotografia neorealista italiana, così come il MMoMA – Museo di Arte Moderna di Mosca, diretto da Vasilij Tsereteli, il Centro Garage di Dasha Zhukova, da poco trasferito al Gorky Park, l’NCCA di Leonid Bazhanov o ArtPlay. Una visita alla Tretyakov Gallery s’impone per conoscere le opere più antiche, dalle icone al Realismo socialista.
La vecchia sede della fabbrica di cioccolato Red October è un altro grande complesso di archeologia industriale riconvertito a centro poli-funzionale dell’arte: è in continua evoluzione, con una programmazione fittissima di eventi, che includono anche il mondo del design. In costruzione ancora un nuovo museo, che occuperà le sale del famoso cinema Udarnik. Ambizioso progetto dell’elegante Shalva Breus, fondatore di ArtChronika e sostenitore del Premio Kandinsky.
Varrebbe la pena anche muoversi fuori Mosca, al Festival di arte e architettura che si tiene ogni anno nella cosiddetta “baia della gioia”, un luogo idilliaco, dove tra gli alberi o nel lago puoi scoprire un sottomarino colorato di Ponomarev, un’installazione di Gutov o un ristorante incantato, su palafitte, progettato da Brodsky.
Neve Mazzoleni
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