Lohengrin, il migliore degli ultimi vent’anni
Nel panorama ricco ma di qualità altalenante dei festival di musica classica e “colta” dell’estate, spicca quello del Tirolo, a Erl. Di particolare interesse è il nuovo allestimento di Lohengrin, lodata dalla stampa viennese come la migliore degli ultimi due decenni.
Questa estate in Italia ci sono circa 130 festival di musica “colta”, oltre la meta cameristica di mero interesse locale. Alcuni “storici” (Arena di Verona, Festival Caracalla a Roma) emanazione di fondazioni liriche (le loro “stagioni estive”), due finanziati da leggi speciali e a costi tra i 5 ed i 6 milioni di euro per due settimane di spettacoli (Rossini Opera Festival e Festival di Spoleto) e una quarantina organizzati da un paio di impresari che portano, in località di vacanza titoli notissimi al grande pubblico (Traviata, Bohème, Cavalleria,) compagnie raffazzonate in gran misura in Asia centrale. Quindi o qualità ad alto costo, o basso costo e spettacoli da Carro di Tespi, che scoraggiano il pubblico più avvertito.
Vale la pena guardare però al festival estivo del Tirolo a Erl. Nel villaggio (1500 abitanti) da oltre quattro secoli, ogni sette anni tutta la popolazione mette in scena la Passione di Cristo. Negli anni Cinquanta è stata costruita un’interessante struttura fissa, la Passionsspielehaus (la Casa del Festival della Passione), con 1500 comode poltrone disposte ad anfiteatro, che è diventata una dozzina di anni fa sede di un festival molto speciale, creato dal compositore e direttore d’orchestra, Gustav Khun. Quest’anno – con un budget di 3.5 milioni di euro -propone cinque opere (Lohengrin, Tristano e Isotta, Parsifal, Tannhäuser, Tosca), sei concerti sinfonici, sei concerti cameristici e sei liederistici. Le opere e la sinfonica hanno luogo nella Passionsspielehaus, la cameristica della Chiesa Parrocchiale barocca (190 posti) e la liederistica nel salone di uno dei maggiori alberghi (130 posti).
Nel 2011 il festival ha venduto circa 16.500 biglietti. I contributi pubblici (Governo federale, Governo del Tirolo, Comuni della vallata) sono stati 919.000 euro. Oltre due terzi del budget è finanziato da sponsor e dalla biglietteria. La sovvenzione media per spettatore è 49 euro rispetto agli oltre 500 di alcune fondazioni liriche italiane. Accanto alla Passionsspielehaus è in fase di avanzata costruzione un nuovo modernissimo teatro per le rappresentazioni invernali: il costo è 38 milioni di euro di cui 12 dai vari livelli di stato e il resto da mecenati e imprese.
Di particolare interesse è il nuovo allestimento di Lohengrin, opera che ha inaugurato il festival, lodata dalla stampa di Vienna come la migliore produzione del capolavoro wagneriano degli ultimi vent’anni. In replica a Erl sino alla fine del festival, è probabile che, al pari dell’Elektra, nata a Erl tre anni fa, arrivi a Bolzano, Piacenza, Ferrara e forse Ravenna per le celebrazioni del bicentenario wagneriano del 2013. Il 7 dicembre la stagione scaligera viene inaugurato da un Lohengrin il cui budget è 30 volte quello di Erl. Lohengrin è l’opera di Wagner più rappresentata in Italia, sino a tempi recenti in una traduzione ritmica ripresa alcune stagioni fa in un circuito regionale.
La direzione musicale e la regia di Gustav Kuhn mettono in rilievo come in Lohegrin s’intrecciano vari elementi, ciascuno appartenente a un universo musicale differente, benché legate da un continuo flusso orchestrale dove dominano gli archi: il contesto storico dell’unità del popoli tedeschi di fronte all’invasione (diatonico quasi sino alla spasimo); il contrasto tra varie declinazioni del cristianesimo (e la visione lontana del Santo Gral e della Verità), dei Sassoni e dei Brabantini e il paganesimo di Ortrud e Telramund, il soprano, o mezzo soprano, perfido e il baritono (denso di anticipi cromatici); e l’incapacità di Elsa, il soprano lirico, di trasformare in vero amore il suo innamoramento per Lohengrin (con tratti ancorati allo Spontini del periodo prussiano). Sino agli Anni Sessanta, l’opera veniva messa in scena come una storia d’amore con uno sfondo storico. Solo più di recente è stata data centralità agli aspetti politici, psicologici e religiosi del lavoro. La regia pone l’accento sulla giovinezza alla ricerca della verità nel seno di una società complessa.
Sotto il profilo musicale, l’orchestra (oltre la metà sono giovani italiani) e il coro (supportato quest’ultimo dalle voci bianche della Parrocchia di Erl) danno un’ottima prova. In secondo luogo, un cast internazionale in cui prevalgono le due protagoniste femminili: Susanne Gebb (la purissima Elsa) e Mona Somm (la perfida Ortruda seguace della magia nera del paganesimo teutonico). Ferdinand von Bothmer ha un buon timbro e ha retto bene il difficilissimo terzo atto. Thomas Gazheli è efficace nella parte di Federico (marito fellone d’Ortruda). Di rilievo Andrea Silvestrelli nel ruolo del Re.
È possibile dunque con buone idee, avere alta qualità e costi contenuti.
Giuseppe Pennisi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati