Lucio Pozzi – Il Vento di Mercurio

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA MICHELA RIZZO - EX BIRRERIA GIUDECCA
Isola della Giudecca 800Q 30133, Venezia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
01/10/2022

ore 12

Artisti
Lucio Pozzi
Curatori
Davide Ferri
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale

Comunicato stampa

Volutamente incoerente e zigzagante, sincopata e
al contempo aerea, la mostra Il Vento di Mercurio
propone nuove possibilità di dialogo tra lavori di
Lucio Pozzi a partire dalla sua produzione recente,
ma senza rinunciare a punteggiarla con opere che
appartengono a un passato, anche remoto, dell’ar-
tista. Il titolo sottolinea e rilancia questo carattere
apparentemente “cangevole” di tutta la sua ricerca:
Mercurio è il dio della volubilità e della leggerezza
(qualità riscontrabili anche all’interno della pratica
di Pozzi), il vento prodotto dai suoi spostamenti è
“tempesta o brezza”, come i movimenti del pensie-
ro da cui si sprigionano processi di azione e reazio-
ne tra lavori che, pur contigui, sembrano apparen-
temente molto diversi tra loro.
Così, in mostra, può capitare che nella stessa sala
si fronteggino un dittico appartenente alla serie dei
Level Group (dove coppie di dipinti, apparente-
mente simili, attivano uno scambio energetico che
si fonda sul gesto, sulla direzione delle pennellate,
sull’incidenza della luce, sul rapporto tra spessore
dei bordi e superfici); un grande lavoro di deriva-
zione fotografica (ancora una coppia di immagini)
in cui poche essenziali pennellate seguono i movi-
menti, fin quasi a confondersi con essi, di un cumu-
lo di cassette di legno trovate per caso e fotografate
in una discarica; uno Scatter Painting basato sullo
“sparpagliamento” di linee, segni e campiture sulla
superficie, su un’agilità di forme e colori capace di
generare un non-finito perpetuo. E ancora: può ac-
cadere, in mostra, che un grande lavoro figurativo
come Storia, in cui forme e contorni di cose ricon-
ducibili al reale e altre più difficilmente riconoscibili
compongono una partitura di narrazioni ipotetiche
e un’infinita gamma di cambiamenti di scala e pun-
ti di vista, sia in dialogo con una serie recente di
Overlap Paintings, ancora sovrapposizioni tra for-
me e piani dell’immagine, ma rigorosamente orga-
nizzati in una partitura astratta dai toni pastello; o
che l’ultimo, grande “fiore” realizzato dall’artista,
un’immagine monumentale e al contempo iride-
scente, si trovi accanto a una costellazione di pic-
coli dipinti astratti appartenenti ad alcune delle sue
serie più emblematiche.
Il Vento di Mercurio ribadisce dunque come al cen-
tro del lavoro di Pozzi, più che un’affinità o una
compattezza stilistica e formale, ci sia quello che
l’artista ha più volte definito come “il gioco dell’in-
ventario”: il tentativo di fare pittura attraverso una
pratica dalle potenzialità inesauribili, a partire cioè
degli ingredienti fondamentali della pittura – il toglie-
re e il mettere, il sopra e il sotto, il dualismo, i quat-
tro colori fondamentali – che generano una gamma
infinita di segni e forme, combinazioni e rapporti tra
questi. La mostra, inoltre, solleva alcune domande
fondamentali sulla ricerca dell’artista e sulla pittura
in generale. Il lavoro di Pozzi, ad esempio, è astrat-
to o figurativo? Valgono ancora queste due catego-
rie per definire la pittura? Che cos’è l’autorialità in
pittura se non si traduce in uno stile definito? Come
passato e presente stabiliscono un rapporto all’in-
terno del lavoro di un artista in cui le serie non si
chiudono mai, procedono parallelamente, o si in-
castrano l’una nell’altra anche a distanza di molto
tempo? È possibile definire il suo lavoro all’interno
di un qualche periodo o storicizzazione? Esiste, ad
esempio, un periodo analitico dell’artista? E se esi-
ste, come definire il lavoro di Lucio Pozzi al di fuori
di questo momento del suo percorso, tutto som-
mato brevissimo? La mostra, più che rispondere a
queste domande, le fa risuonare lasciandole sen-
za risposte. Così anche la lettura di un comunicato
stampa, come questo, diventa una delle tante pos-
sibili letture, uno dei fili conduttori che si intreccia
con quelli sviluppati dall’autore, dal curatore, dal
gallerista, e dagli spettatori della mostra, ancora da
tracciare.
GalleriaMichelaRizzo
Lucio Pozzi (Milano, 1935), dopo aver vissuto al-
cuni anni a Roma, dove studiava architettura, va
negli Stati Uniti nel 1962 come ospite del Seminario
Internazionale di Harvard. Si trasferisce poi a New
York, prendendo la cittadinanza Americana. Ora
divide il suo tempo fra Hudson, cittadina a nord di
New York, e Valeggio sul Mincio, borgo situato fra
Mantova e Verona.
Nel 1978 Il Museum of Modern Art gli dedica una
delle prime mostre personali della serie Projects
Video. Ha insegnato alla Cooper Union, al master
di scultura della Yale University, alla Princeton Uni-
versity, al Maryland Institute of Art, all’accademia di
Brera. Fa parte della facoltà della School of Visual
Arts di New York. Il suo lavoro è stato presentato
a Documenta 6 (1977) e nel padiglione Americano
della Biennale di Venezia (1980). La sua arte è inclu-
sa nelle collezioni permanenti del Museum of Mo-
dern Art e molte altre collezioni pubbliche e private.
Pozzi è un artista segretamente sovversivo. Usa
l’Arte Concettuale come punto di partenza per met-
tere in discussione i presupposti dell’arte e andare
in cerca dell’intensità e dell’ispirazione in una strut-
tura di continuo avvicendamento di esperienze arti-
stiche differenziate. Pensa che la coerenza di stile e
significato non dipendano dalle formule ma si riveli-
no senza calcoli preliminari nella pratica dell’artista.
La sua pratica è organizzata secondo certi princìpi
- schemi, mappe, liste - che poi sempre vengono
trasformati in mere probabilità eterogenee.
La Galleria Michela Rizzo collabora ormai da di-
versi anni con Lucio Pozzi. Nel 2018 la galleria ha
ospitato la collettiva Due o Tre Dimensioni Infinite,
curata da Davide Ferri, in cui sono stati allestiti i Le-
vel Group Paintings di Lucio Pozzi, coppie di dipinti
appesi alla stessa altezza che si attivano per via
dei loro dualismi: pennellate verticali e orizzontali,
spessori delle superfici diversi, differenze di peso.