La Cattedrale di Cosenza compie 800 anni e ospita una mostra di arazzi contemporanei
Vanessa Beecroft, Michelangelo Pistoletto, Jan Fabre: sono alcuni dei 16 artisti che hanno partecipato al progetto indetto in occasione dell’importante anniversario, trasformando il Duomo in un polo culturale dove l’arte contemporanea si intreccia con il sacro
La Cattedrale di Cosenza compie 800 anni e viene celebrata da 16 artisti contemporanei. Grazie al progetto Trame preziose curato da Giacinto Di Pietrantonio e sostenuto dalla Regione Calabria, la navata dell’edificio inaugurato nel 1222 alla presenza dell’Imperatore Federico II viene impreziosita con arazzi di tema biblico ed evangelico realizzati presso le officine tessili DESTA, azienda locale specializzata nella produzione di paramenti ed arredi sacri. Le opere sono di Stefano Arienti, L’Ultima Cena, Vanessa Beecroft, Gesù che purifica il tempio, Mariella Bettineschi, La Visita di Maria a Elisabetta, Michele Ciacciofera, Davide che trasporta l’arca dell’alleanza, Jan Fabre, Gesù guarisce 10 lebbrosi durante il viaggio verso Gerusalemme, Giuseppe Gallo, La guarigione di Naaman il Siro, Goldschmied & Chiari, Il sacrificio di Melchisedek, Debora Hirsch, La preghiera di consacrazione del tempio di Salomone, Ugo La Pietra, La Costruzione della Cattedrale, Maurizio Orrico, La consegna della Stauroteca, Alfredo Pirri, La consacrazione della Cattedrale, Michelangelo Pistoletto, La gloria del Paradiso Terzo Paradiso, Luigi Presicce, La profezia di Natan al Re Davide, Giuseppe Stampone, L’Assunzione della Beata vergine Maria, Grazia Toderi, Il miracolo della peste e Vedovamazzei, L’Annunciazione. Gli artisti, utilizzando il formato 400 x 140 cm, hanno reinterpretato le storie religiose attraverso il proprio linguaggio, trasportandole nella contemporaneità. “Tale operazione costituisce un unicum nella storia della relazione tra religione e arte contemporanea”, spiega Giacinto Di Pietrantonio. “Essa va pure letta come risposta al messaggio rivolto agli artisti da Paolo VI in chiusura del Concilio Vaticano II° dell’8 dicembre del 1965 nel quale il Papa invitava gli artisti a tornare a dialogare con la Chiesa come era stato per millenni. Modernamente ciò dimostra che l’arte in quanto sempre contemporanea può e deve tornare alla grande a lavorare e dialogare nei luoghi sacri”.
UNA VISITA ALLA CATTEDRALE DI COSENZA
Attraversando il portale centrale della cattedrale, posto su una facciata dalle linee gotico-cistercensi e dai tratti florensi, ci introduciamo all’interno dell’edificio a croce latina diviso in tre navate da pilastri che sorreggono sedici archi a tutto sesto, otto per ogni lato, in corrispondenza dei quali sono stati installati gli arazzi. Nel primo arco sul lato destro della navata, l’Ultima Cena, 2022 di Stefano Arienti, ridisegnata in uno spazio architettonico che riproduce il soffitto del Duomo di Cosenza come appariva in una vecchia fotografia scattata prima dei restauri. La scena ricalca quella dipinta da Girolamo Romanino per il Duomo di Montichiari, che Arienti propone non più ambientata sotto le volte a botte ma sotto volte barocche. A seguire Il Sacrificio di Melchisedek, 2022, di Goldschmied & Chiari, un “portale” da attraversare, dai colori enigmatici che si riflettono tra loro come specchi e macchie di Rorschach. L’opera è il risultato della trasposizione su tessuto di mescolanze di fumogeni colorati fatti divampare in studio, in un atto performativo dal carattere alchemico, che guarda al gesto di Melchisedech dipinto da Lorenzo Lotto. Nel terzo arco, La Consacrazione della Cattedrale di Alfredo Pirri raffigura una raggiera di luce che, partendo dal centro della croce formata da cinque chiodi, trasborda dalla superficie dell’opera per espandersi nello spazio dell’edificio, ricordandoci la sacralità del simbolo e il momento di consacrazione della cattedrale. Subito a fianco l’arazzo di Gesù che purifica il Tempio di Vanessa Beecroft che disegna, con tratto nero su fondo blu, la figura di Cristo, che sovrasta l’immagine sottostante del mercante, sottolineando la differenza tra sfera celeste e quella terrestre. Nella parte centrale trova collocazione La preghiera di Consacrazione del Tempio di Salomone di Debora Hirsch. L’artista ritrova il segno divino nella traccia precisa e inequivocabile dell’energia luminosa, che unisce due realtà, quella divina e quella terrena, e indica la ricerca continua dell’uomo verso l’altissimo. La costruzione della Cattedrale di Ugo La Pietra, posta anch’essa al centro degli altri arazzi, è una rievocazione/ricostruzione della Cattedrale di Cosenza dopo il terremoto del 1184, quando due Angeli riportarono l’edificio nello stesso luogo e nelle sue antiche linee gotico-cistercensi. La Pietra, con i pochi segni leggeri e precisi, individua il senso della costruzione celeste che, per quanto edificata con materiali pesanti, è simbolo della spiritualità sulla terra. Nel penultimo arco L’annunciazione di Vedovamazzei propone nella sua forza simbolica la mano destra dell’angelo, ispirata all’opera di Antonello da Messina, nel caratteristico gesto di benedizione con tre dita, a simboleggiare la Trinità e le due nature del Cristo: umana e divina. Chiude la serie delle opere La Profezia di Re Nattan al Re Davide di Luigi Presicce, che rende omaggio e restituisce la storia del profeta utilizzando una tavolozza flou, la più indicata per rendere l’idea dell’energia, che si sviluppa nel dialogo tra l’umano e il divino. Davide è, infatti, avvolto da un campo d’energia soprannaturale, con la corona tra le braccia e il fuoco sacro in testa su cui aleggia la mano di Nathan.
GLI ARAZZI CONTEMPORANEI DEL DUOMO DI COSENZA
Sul lato sinistro della chiesa, in corrispondenza dell’ingresso, troviamo l’opera realizzata da Maurizio Orrico, dal titolo La consegna della Stauroteca, che racconta la donazione dell’antico reliquiario contenente frammenti della croce di Cristo, risalente all’epoca paleocristiana. Orrico, nel mettere in relazione sacro e profano, progetta un’immagine in cui l’opera della Stauroteca, costruita d’oro splendente emblema di “luce divina”, avanza lasciando in ombra il volto dell’imperatore Federico II. Sotto l’arcata successiva, l’opera “Re Davide che trasporta l’Arca dell’Alleanza”, 2022, di Michele Ciacciofera, descrive il sovrano incoronato e danzante con in mano la cetra d’oro, mentre osserva una scatola di cartone simboleggiante l’Arca della pace e dell’Alleanza. Nel terzo arco, La visita di Maria a Elisabetta di Mariella Bettineschi, è un’evoluzione del ciclo L’era successiva, che l’artista porta avanti dal 2008, differenziato per l’uso dei colori (azzurro, violetto e un rosso squillante), che accompagnano l’immagine in una sfera divina. Temi paradisiaci, narrazioni bibliche ed evangeliche caratterizzano anche gli altri cinque lavori. Come l’operazione in tre fasi (due terreni e una celeste), proposta nell‘Assunzione della Beata Vergine Maria di Giuseppe Stampone, che unisce il momento sacro dell’Assunzione con citazioni dirette e indirette alla storia dell’arte, tra le quali riconosciamo: Lo studiolo di San Gerolamo di Antonello da Messina, Le dejeuner sur l’herbe di Manet, I viandanti che guardano la luna e il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich e l’Assunzione della Vergine di Tiziano, il tutto disegnato con il caratteristico segno della penna blu bic. Anche Giuseppe Gallo, con il suo arazzo La guarigione di Naaman il Siro, descrive la storia del capo dell’esercito del re Aram con una pittura acquerellata, che rimanda al colore blu dell’acqua del Fiume Giordano, elemento simbolico e purificatore, fonte di vita che lava e guarisce. Nell’arazzo bianco con il segno scuro, netto e preciso riconosciamo il tema evangelico Gesù guarisce 10 lebbrosi durante il viaggio verso Gerusalemme reinterpretato da Jan Fabre, che coglie l’essenza della pietà di Cristo e l’energia divina della resurrezione e della liberazione. Sul penultimo arco, Il Miracolo della Peste di Grazia Toderi è caratterizzato da due oggetti di colore chiaro, puntatori di precisione o bussole di orientamento, verso uno spazio divino e salvifico, mentre emergono da una superficie rossiccia disseminata di costellazioni e punti luminosi. Infine, chiude la narrazione delle storie e delle simbologie cristiane di questo straordinario progetto Michelangelo Pistoletto, con il suo arazzo La Gloria del Paradiso -Terzo Paradiso, 2022. L’opera, estensione dell’operazione che l’artista porta avanti da vent’anni, assume anche nel duomo di Cosenza la forma dei tre cerchi intersecati, personale simbologia dell’artista dello spazio universale degli uomini giusti.
– Giulia Ronchi e Giovanni Viceconte
https://www.cattedraledicosenza.it/
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