La nuova enorme sede di ENI a Milano progettata da Nemesi e da Morphosis

Co-progettato da Nemesi Studio e Morphosis, il “VI Palazzo” della città-giardino Metanopoli voluta a suo tempo da Enrico Mattei dovrebbe essere pronto entro l’anno. Con 4.600 postazioni lavoro, è formato da tre torri interconnesse rivestite da facciate metamorfiche, per assicurare alte performance energetiche e un’idea di dinamicità

Sono trascorsi esattamente settant’anni da quando Enrico Mattei decise di affidare all’architetto Mario Bacciocchi il masterplan della cosiddetta Metanopoli, la città-giardino di nuova fondazione promossa e sostenuta da ENI a San Donato Milanese. Da quel lontano 1952 a oggi, alcuni fra i più noti progettisti italiani del dopoguerra hanno contribuito a dare concretezza alla visione di Mattei. In quest’area, situata a cavallo della via Emilia e a ridosso di Milano, nel tempo sono infatti intervenuti Gabetti e Isola, Albini e Helg, Nizzoli e Oliveri, fra gli altri: architetti che hanno contribuito, ciascuno in coerenza con il proprio linguaggio, a dare vita a un’esperienza di notevole interesse nel panorama nazionale che prosegue ancora. A raccogliere simbolicamente il testimone da quella generazione di architetti sono gli studi Morphosis Architects e Nemesi, che rispettivamente nei ruoli di architect leader e di partner si sono aggiudicati il concorso di progettazione, indetto da Eniservizi nel 2011, per la realizzazione del nuovo centro direzionale del colosso italiano ENI. Ben 52 i team internazionali che parteciparono alla competizione, inclusi quelli guidati da Arata Isozaki, Dominique Perrault e Bjarke Ingels. Il progetto vincitore, sviluppato dalla cordata statunitense-italiana guidata dal Pritzker Prize Thom Mayne e in costruzione dal 2018, è in dirittura d’arrivo: si punta alla chiusura del cantiere (seguito dalla multinazionale italiana Webuild) entro il 2022, con l’obiettivo dell’inaugurazione nel 2023.

UN’ARCHITETTURA PAESAGGIO NELLA CITTÀ-VILLAGGIO PROMOSSA DA MATTEI

Numeri, non solo parole, aiutano a comprendere l’entità del progetto. A comporre il nascente headquarter ENI sono tre torri orizzontali, indipendenti ma interconnesse tramite passaggi-ponte, per una superficie lorda di 65mila mq. Nei 45mila mq di spazi riservati agli uffici saranno allestite 4600 postazioni lavoro; ulteriori spazi saranno destinati alle aree comuni (12mila mq) e alle lobby (2.800mq). Ad alimentare il complesso contribuirà il parco fotovoltaico di 8.000mq da 300.000kWh sulle coperture, che assieme ai pannelli solari, alle coperture verdi in quota, ai giardini pensili e a tutte una serie di soluzioni per la ventilazione, l’isolamento, il recupero delle acque rientra nella strategia volta all’ottenimento della certificazione LEED Gold. Specifica attenzione è stata riservata ai materiali e alle finiture: a formare le “facciate metamorfiche” è un rivestimento metallico frangisole dal quale sono attese alte performance energetiche, ottima illuminazione interna e un contributo nel veicolare “l’immagine di fluida dinamicità e di potente stratificazione” prevista dal concept. La più alta tra le tre torri, denominata Icon Tower raggiunge i 45m: includerà 10 livelli direzionali e 1.100 postazioni. Segue la Skygarden Tower, con 38 metri di altezza, che è formata da due edifici al cui interno saranno predisposte 1.250 postazioni. La quota restante spetta alla Landmark Tower: con un’altezza pari a 31 metri e 21.000mq di estensione, sarà a sua volta connessa con la torre Icon attraverso un ponte di 85 metri di lunghezza. Completa l’intervento la grande piazza-cavea centrale.

IL NUOVO HQ ENI RACCONTATO DA NEMESI

Per l’architetto Michele Molè, CEO di Nemesi, che è intervenuto alla preview del progetto, si tratta di “un complesso a loop generato dal suolo che dà forma all’idea di scavo-estrazione, al processo di ricerca e trasformazione della materia in energia”. In particolare, i “ponti aerei che collegano le torri funzionalmente separate creano un unico racconto architettonico poetico, efficace, attento alle performance energetiche in grado di creare continuità e intercambiabilità tra architettura e paesaggio”. Il modello perseguito dai due studi punta al superamento della convenzionale torre per uffici, a favore di “una grande architettura-paesaggio che, in un racconto unitario e coerente, esprime la metamorfosi della materia in energia, dialogando con la stratigrafia del paesaggio. In questo senso il progetto vivifica e rinnova la visione di Enrico Mattei per Metanopoli, proiettandola verso il futuro”, ha precisato ancora Molè, che con il suo studio a Milano ha progettato il Palazzo Italia per l’Esposizione Universale del 2015, oggi Fondazione Human Technopole. E proprio alla memoria storica dell’azienda sarà dedicato il centro espositivo e di documentazione incluso del VI Palazzo ENI: sarà uno spazio nel quale conoscere la genesi e l’identità di Metanopoli, una “pagina” della storia dell’architettura e dell’urbanistica italiana proiettata nel domani.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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