A Siena si può visitare da vicino l’affresco del Buon Governo del Lorenzetti
Imperdibile Siena d’autunno grazie alla possibilità di ammirare da vicino gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico.. E poi è d’obbligo una visita al complesso di Santa Maria della Scala
Lo straordinario patrimonio di arte e di storia che si dispiega tra le strade e le piazze di Siena riserva continuamente sorprese: sia perché vanta tutta una serie di tesori che esulano dai percorsi turistici più battuti (dai turisti in torpedone, ché i sopraffini viaggiatori con Baedeker o Guida Rossa d’ordinanza le gemme ‘minori’ le conoscono e le amano ancor più di quelle famose); sia perché talora si prospetta l’opportunità di ammirare da una prospettiva inedita capolavori celeberrimi. È quello che avverrà a breve, per alcuni mesi – le tempistiche non sono ancora definite poiché si attende il nulla osta della Soprintendenza ‒, con gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti che, nella sala del Palazzo Pubblico cui danno il nome, squadernano gli effetti del Buono e del Cattivo Governo. Tutti conoscono queste immagini che illustrano le opposte conseguenze sulla città e sul contado del governo ‘democratico’ comunale e della tirannia. Ma pochissimi tecnici o specialisti hanno avuto finora la possibilità di ammirare vis à vis gli affreschi. Questo privilegio sarà alla portata di tutti grazie al ponteggio a platea che è stato montato nella sala per consentire l’analisi diagnostica e l’intervento di pulitura delle pitture. Non si tratta di un vero e proprio restauro (che il ciclo ha subito per l’ultima volta ormai quarant’anni fa, tra il 1983 e il 1986), ma di un intervento di manutenzione conservativa, come già nel 2018 era stato fatto per l’altro vertice pittorico del palazzo, la Maestà di Simone Martini. Una volta conclusi lo studio e il lavoro sull’opera, il visitatore avrà l’opportunità di trovarsi faccia a faccia con i volti ora attenti ora seriosi degli armigeri, di scrutare le variate espressioni e i raffinati abiti dei cittadini, di deliziarsi spiando i senesi del Trecento intenti alle più diverse attività: dalla costruzione degli edifici della loro fiorente città al commercio, all’insegnamento. Si scoprono così tutta una serie di particolari indimenticabili, di occhietti vispi, di stoffe preziose, e si ha modo di ‘entrare’ nel processo creativo dell’opera, distinguendo le pennellate di Ambrogio e le incisioni realizzate nell’intonaco.
LA PINACOTECA NAZIONALE DI SIENA
Ambrogio, Simone e gli altri protagonisti del secolo d’oro della pittura senese li ritroviamo alla Pinacoteca Nazionale, tappa obbligata per conoscere lo sviluppo delle arti nella città toscana (ma non mancano presenze inattese, come un bel ritratto di Elisabetta I d’Inghilterra dipinto da Quentin Metsys il Giovane intorno al 1580). Un museo che, in virtù dei suoi tesori, meriterebbe una visibilità e un afflusso di visitatori ben maggiori di quelli di cui gode attualmente. Il lavoro da fare in questo senso è tanto: la comunicazione nelle sale è assai carente, la collocazione delle opere talora incongrua (si segue, ma non sempre, lo sviluppo cronologico), l’illuminazione appare in molti casi insoddisfacente e molte sale risultano sovraffollate di opere (è sempre bene mostrare meno e fare ruotare più spesso i pezzi).
La visibilità stessa del museo dall’esterno dell’edificio che lo ospita potrebbe essere potenziata. I migliori auguri di buon lavoro, dunque, ad Axel Hémery, che, direttore della pinacoteca da qualche mese, è chiamato ad affrontare problematiche non semplici, ma con la prospettiva, si spera, di ricavarne grandi soddisfazioni, viste le enormi potenzialità di questa istituzione.
IL COMPLESSO DI SANTA MARIA DELLA SCALA
Per un museo quale la Pinacoteca Nazionale, che necessita di un profondo rinnovamento, uno spazio espositivo che si offre al visitatore in forma smagliante: il complesso di Santa Maria della Scala, che ammalia sia per la qualità degli allestimenti, che per la varietà del percorso.
Il visitatore ha infatti l’opportunità di passare in rassegna ambienti per aspetto e cronologia molto diversi tra loro, in cui trovano posto collezioni eterogenee: da quelle del Museo Archeologico Nazionale, recentemente riallestite, ai meravigliosi elementi superstiti della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia, esposti in quello che era il fienile dell’ospedale, al celebre Pellegrinaio, sulle cui pareti si svolge il principale ciclo ad affresco del Quattrocento senese, di straordinaria importanza anche per conoscere dinamiche e dettagli della vita ospedaliera dell’epoca. Ultimo tassello che si è aggiunto al mosaico già così variopinto del Santa Maria della Scala è la Collezione Piccolomini Spannocchi, riunita e ben esposta in alcune sale del quarto livello dell’ospedale. Una raccolta che rimanda all’Italia settentrionale (un nucleo di dipinti faceva addirittura parte della celebre ‘celeste galeria’ dei Gonzaga, a Mantova), in cui spiccano tavole e tele di artisti come Lorenzo Lotto, Correggio, Tintoretto, nonché alcune significative presenze nordiche (Dürer, Altdorfer, Rubens). Una prova del fatto che a Siena ci si viene sì per conoscere lo straordinario percorso compiuto dall’arte creata in città, ma anche per lasciarsi incantare da presenze non così scontate, che ci parlano della fitta trama di scambi e contatti in cui il centro toscano fu sempre inserito.
Fabrizio Federici
https://www.comune.siena.it/node/174
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