Silvia Fiorenza – Inconscio tribale
La mostra personale di Silvia Fiorenza, in collaborazione con la Galleria Emmeotto Arte, prende ispirazione dal contesto in cui si svolge, il Relais Rione Ponte, luogo di charme e di relax per i suoi ospiti, di fronte al suggestivo stadio di Domiziano, alle porte di Piazza Navona, da sempre promotore dell’arte e dei progetti site specific.
Comunicato stampa
La mostra personale di Silvia Fiorenza, in collaborazione con la Galleria Emmeotto Arte, prende ispirazione dal contesto in cui si svolge, il Relais Rione Ponte, luogo di charme e di relax per i suoi ospiti, di fronte al suggestivo stadio di Domiziano, alle porte di Piazza Navona, da sempre promotore dell’arte e dei progetti site specific, che inaugura martedì 11 ottobre, con un nuovo ed accattivante allestimento per la stagione 2022/2023.
L’artista, già dal primo sopralluogo, nella splendida dimora, ne ha sentito la forte energia storica e il senso di profondo benessere che suscita, grazie agli arredi contemporanei ed ai colori che animano gli spazi.
La ricerca artistica di Silvia è da sempre caratterizzata da versatilità creativa e nuove sfide, un approccio “fisico” con le materie utilizzate e le relative tecniche, un flusso inesauribile di ispirazione. Per la mostra “Inconscio Tribale”, il concept embrionale nasce da una riflessione sul sonno, attività onirica per eccellenza, la nostra mente produce sogni ogni volta che ci addormentiamo, anche se non sempre li ricordiamo. Silvia parte dalla sua esperienza personale, dall’analisi e dall’osservazione di quello che accade nell’attività del suo “sonno”: una primaria percezione di luci e colori bellissimi, fino a storie ricche di dettagli, passando per incubi tormentati che disturbano la sua quiete e la lasciano sveglia.
Perché, allora, non creare degli amuleti o degli oggetti magici che aiutino l’arrivo del sonno e quindi favorire lo scorrere dei sogni? E per una mente e una personalità creativa e sensibile come quella di Silvia, quale miglior modo se non “acchiappare” l’inconscio che lavora durante la notte, fermare i fotogrammi del suo lavoro, bloccare le immagini che esso produce e fissarli in un’opera d’arte?
Ed è qui che accade la vera magia, Silvia, come in un continuo flusso, comincia a lavorare a questo nuovo progetto e le opere arrivano di getto. Simboli, colori, immagini e percezioni emozionali prendono vita attraverso il gesto e la materia, con un ritmo dettato dalla totale libertà di espressione in tutti i processi.
Nelle quattro tavole realizzate con i marker, “Le Foreste Incantate”, sono rappresentati i ricordi della fase rem. Il modus operandi è stato automatico, velocissimo. Le piante ed i corsi d'acqua sono disegnati a metà tra il sogno e lo sbattere di ciglia, l'astratto ed il figurativo.
Silvia, ricordando i sogni, spesso ricorrenti, addentrandosi nella narrazione, si accorge che queste foreste tropicali avevano anche personaggi all'interno di esse, quindi prova a realizzarli e a dargli vita con la ceramica, un lavoro slegato da qualsiasi progettualità premeditata, ottenendo forme e volti tribali, una tridimensionalità con origine onirica che assume un peso specifico nella realtà tangibile, che si può toccare.
La maschera tribale rappresenta sì i personaggi, ma è anche uno scudo iniziatico che indossa l’artista stessa (ma che potrebbe indossare ognuno di noi) per addentrarsi nelle storie, per proteggersi dalla trama e dallo svolgimento della storia a cui assiste, come una spettatrice esterna.
Il senso e il concetto di protezione del sonno si ritrova, anche, nella realizzazione dei tre Dream Catcher, “acchiappasogni”, veri e propri amuleti, realizzati a mano, già forti di importanti contenuti culturali, simbolici e antropologici che ci riportano all’arte Indiano-Americana, ma qui completamente riadattati dal personale e unico linguaggio espressivo dell’artista.
Gli acchiappasogni, gioiosi e coloratissimi, fungono da potente barriera per sogni molesti ed energie negative presenti nella nostra camera, nel nostro sonno.
Il risultato che Silvia Fiorenza ottiene, affrontando e lavorando sul tema della rappresentazione inconscia, è il generare delle opere d’arte agendo direttamente sulla tela o su altro supporto, in maniera completamente libera e senza bozzetto, dando vita a segni di carattere “tribale”, apparentemente semplici, ma carichi di significato. Un significato, che gli ospiti del Relais Rione Ponte potranno andare a cercare, tra le camere e gli spazi comuni, attraverso le immagini “tradotte” da Silvia, negli oggetti, nelle tele, nei tratti, nei fili intrecciati, nelle nuove sperimentazioni materiche.