Le icone gay dei cartoni animati prima di Peppa Pig

I cartoni animati erano pieni di icone gay ben prima di Peppa Pig. Dunque perché oggi ce ne scandalizziamo così tanto? Visto il recente coming out di Velma di Scooby-Doo, abbiamo raccolto i personaggi di fumetti e cartoni più controversi della storia

E alla fine anche Velma Dinkley, la giovane investigatrice del cartone animato Scooby-Doo, ha fatto coming out. All’interno dell’episodio Trick or Treat, Scooby-Doo!, in programma dal 16 ottobre sulla piattaforma in streaming HBO Max, la ragazza con gli occhiali è uscita allo scoperto, dichiarando il suo orientamento sessuale e scansando ogni dubbio in merito alla sua identità di genere. Non che i fan della serie ne avessero più di tanti, in verità.
Da decenni, infatti, le speculazioni sull’omosessualità di Velma sono frequenti, anche e soprattutto alla luce delle dichiarazioni dello storico sceneggiatore James Gunn, che più volte si è espresso sulla sessualità del personaggio, senza che questa venisse però mai ufficialmente confermata sullo schermo. Fino a oggi.
Nell’episodio in questione, diretto da Audie Harrison, l’investigatrice, parte della famosa squadra creata nel 1969 dalla Hanna-Barbera, sgrana gli occhi e arrossisce quando incontra la costumista Coco Diablo. Un innamoramento a prima vista, dunque, che se da una parte è stato festeggiato da moltissimi fan del cartone, dall’altra non è riuscito a evitare le frecciate velenose dei soliti benpensanti.
Come già accaduto per il recente episodio di Peppa Pig, nel quale compare una “famiglia arcobaleno” composta da due mamme lesbiche, anche il nuovo episodio di Scooby-Doo è stato inserito nel “libro nero” degli hater e delle associazioni che si battono per la cosiddetta “ideologia gender”. Le motivazioni sono sempre le solite: avere all’interno di cartoni animati per bambini la presenza di figure gay influirebbe negativamente sulla loro crescita, indirizzandoli verso modelli “deviati” e non in linea con i canoni tradizionali.
Eppure, a ben vedere, sono decine e decine i personaggi Lgbt+, o quantomeno sessualmente “ambigui”, presenti nei cartoni animati della nostra infanzia; persino nei Cavalieri dello Zodiaco, la serie anime nel cuore di tantissimi maschietti nati o cresciuti negli Anni Ottanta, l’argomento era sotteso eppure affrontato con molto meno livore rispetto a oggi. Insomma, prima che internet diventasse un covo di cyberbulli e crociati da tastiera, temi come questi facevano assai meno scalpore.
La verità troppo spesso dimenticata è che cartoon, videogame e fumetti hanno contribuito in maniera notevole a far passare messaggi di tipo inclusivo, aiutando ragazze e ragazzi a riconoscersi in modelli “alternativi” rispetto a quelli proposti (imposti) dalla cultura dominante. Vale la pena dunque, oggi più che mai, ripassare quali sono state le icone gay del fumetto e dell’animazione che hanno fatto storia. Forse, per sdoganare finalmente l’immaginario arcobaleno, abbiamo ancora bisogno di loro!

Alex Urso

TINKY WINKY DEI TELETUBBIES

La bagarre intorno al personaggio di Tinky Winky, il pupazzo di colore viola dei Teletubbies, nasce nel 1997, con le accuse lanciate dal reverendo americano Jerry Falwell, additato da molti come il fondatore dell’industria anti-gay. Usando le parole del leader religioso, Tinky Winky “è di colore viola, il colore dell’orgoglio gay, e la sua antenna è a forma di triangolo, il simbolo del Gay Pride”. Tanto è bastato per rendere il personaggio oggetto di pregiudizi e bersaglio delle associazioni pro-famiglia più ortodosse.

I Teletubbies

I Teletubbies

WONDER WOMAN

Wonder Woman incoraggia le donne a difendere se stesse, a imparare a combattere e a essere forti, in modo che non debbano dipendere dagli uomini”, dichiarò William Moulton Marston, lo psicologo co-creatore del personaggio nel 1941. Ma c’è di più. La celebre guerriera è stata il primo supereroe della galassia DC Comics a officiare un matrimonio omosessuale. D’altronde non c’è da stupirsi, dato che la stessa eroina non ha mai nascosto il suo orientamento bisex. E come potrebbe essere altrimenti per una amazzone cresciuta a Themyscira, la società immaginaria governata da sole donne?

Wonder Woman

Wonder Woman

SAILOR MOON

La saga di Sailor Moon, creata dalla giapponese Naoko Takeuchi, ha segnato un’intera generazione di ragazze e ragazzi cresciuti nel mito delle paladine che vestono alla marinaretta. Riconosciuto come uno dei cartoni di culto degli Anni Novanta, capace di rinnovare il genere degli anime diffondendolo anche in Occidente, il cartone è stato spesso oggetto di censura. Cambi di sesso, scene di nudo e amori saffici non sono rari nella serie. Tra i momenti più hot, il bacio lesbo tra Sailor Moon e Sailor Uranus in un episodio del 2016, che creò non poco scompiglio nel mondo cattolico e delle associazioni di genitori.

Sailor Moon

Sailor Moon

RANMA ½

Classico dell’animazione giapponese ideato da Rumiko Takahashi, Ranma non è un cartone esplicitamente Lgbt+, eppure le allusioni sessuali sono alla base della sua trama. Il personaggio protagonista è infatti un campione di arti marziali che, vittima di una maledizione, cambia sesso e diventa donna ogni volta che è a contatto con dell’acqua fredda. Le trasformazioni costanti e la spontaneità con cui vengono vissute dal ragazzo (che si definisce “mezz’uomo”) hanno fatto di Ranma un’icona gender fluid decisamente in anticipo sui tempi.

Ranma

Ranma

LADY OSCAR

Chi ha anticipato e non di poco il dibattito sul gender è stata anche Lady Oscar, l’affascinante protagonista della serie manga Le rose di Versailles. La trama è nota: la storia creata da Riyoko Ikeda racconta di un nobile francese che, incapace di avere figli maschi, decide di educare l’ultima bimba che gli è nata come fosse un uomo. Le sofferenze causate da questa confusione d’identità generano nella ragazza dubbi e angoscia. Non si tratta tuttavia di una figura lesbica a tutti gli effetti (anche se, a differenza di quella italiana, la versione non censurata giapponese presenta molti momenti nei quali la donna dimostra la propria attrazione persino nei confronti della regina Maria Antonietta). Piuttosto c’è un aspetto implicito ma che spesso sfugge all’attenzione del pubblico: Oscar è stata educata come un uomo e quindi, come tale, nella Francia del Settecento, gode di privilegi che altre donne non hanno. Al di là della sessualità problematica del personaggio, le analogie con la società del nostro tempo non mancano.

Lady Oscar

Lady Oscar

ANDROMEDA DEI CAVALIERI DELLO ZODIACO

Nella saga di anime e manga creata nel 1986 da Masami Kurumada, Andromeda è una figura androgina, con un’armatura rosa da sempre vista con sospetto dai ragazzi più maliziosi. Con i suoi lineamenti delicati e il suo fisico esile, il personaggio incarna appieno il canone estetico maschile più amato nel mondo nipponico.
Nonostante da sempre aleggi un alone di mistero sull’orientamento sessuale del cavaliere, nel cartone non ci sono riferimenti espliciti in tal senso. La novità arriva però nel 2018, quando nel remake dei Cavalieri dello Zodiaco di Netflix Andromeda diventa una donna. Le ragioni di questa scelta le ha spiegate il produttore Eugene Son: “Dopo trent’anni avere un gruppo di soli ragazzi che combattono per salvare il mondo non andava più bene”. Ma perché aver fatto cambiare sesso proprio al personaggio più effemminato? Non sarebbe stato più coraggioso trasformare in donna il maschio alfa del gruppo?

Andromeda dei Cavalieri

Andromeda dei Cavalieri

CINZIA DI RAT-MAN

Se c’è un personaggio del fumetto italiano che invece non lascia spazio ad alcun tipo di dubbio quello è Cinzia, la donna transessuale patinata creata da Leo Ortolani nel suo Rat-Man. Sincera, svampita e tremendamente autentica, Cinzia (inizialmente Paul, postino infatuato del famoso supereroe con le orecchie da topo) è stata raccontata di recente dal suo autore nella prima graphic novel interamente dedicata alle sue avventure. Un libro (uscito nel 2018 per Bao Publishing) che parla di amore, consapevolezza di sé ed esposizione all’ipocrisia dei perbenisti.

Cinzia

Cinzia

NORTHSTAR DI X-MAN

Sempre più spesso i fumetti a tema supereroi aprono le porte all’inclusività. Nonostante questo fenomeno possa sembrare recente, la prima scelta di un supereroe gay risale al 1979 con la creazione di Northstar. Noto come il primo superhero dichiaratamente gay dell’universo Marvel, il personaggio è stato anche il primo a sposarsi con una persona dello stesso sesso (nell’episodio 51 della serie Astonishing X-Men).

Northstar

Northstar

BERT E ERNIE

Dopo anni di congetture sul rapporto tra i due pupazzi di Sesame Street, a confermare le preferenze sessuali di Bert e Ernie è stato il loro stesso creatore, Mark Saltzman. “Quando cominciai a scrivere per lo show nel 1984 stavo già con il mio partner Arnie. La mia relazione con lui è stata il modello per i personaggi“, ha raccontato nel 2018 lo sceneggiatore, mente creativa del popolarissimo show per bambini. La smentita della Sesame Street Workshop, che produce il programma, non si è fatta attendere: “Sono soltanto amici“, si legge in una nota.

Bert e Ernie

Bert e Ernie

IL SIGNOR SMITHERS DEI SIMPSON

Poteva mancare, nel cartone animato specchio dell’America degli Anni Novanta, una figura che rappresentasse la comunità gay del Paese? Politicamente scorretti, ma sempre attenti alle tematiche sociali più spinose del nostro tempo, i Simpson trovano in Waylon Smithers il proprio baluardo gay. Fedele assistente dell’uomo più potente di Springfield, Mr. Burns, il personaggio ha fatto il suo definitivo coming out in un episodio dello scorso novembre, innamorandosi di un imprenditore di moda milionario. Altri coming out della serie riguardano Patty Bouvier, la sorella di Marge, e Duffman, il testimonial della birra protagonista del cartone. Altro che famiglia “gialla”, i Simpson sono la famiglia più “arcobaleno” della TV.

Waylon Smithers dei Simpson

Waylon Smithers dei Simpson

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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