A Milano l’arte contemporanea debutta nel quartiere Symbiosis di Covivio
Conto alla rovescia al via per la presentazione di “Altra Natura”, l’opera realizzata da Pamela Diamante su incarico di Covivio. Verrà installata nell’atrio del Building D, all’interno del maxi-distretto Symbiosis progettato dallo studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel a sud di Porta Romana.
Resterà top secret ancora per pochi giorni Altra Natura, l’installazione site specific commissionata dalla società immobiliare Covivio all’artista Pamela Diamante, che ha vinto nel 2022 l’edizione d’esordio del Premio Acquisizione Covivio, nella sezione riservata agli autori emergenti della fiera Miart. Il prossimo 26 ottobre l’opera verrà infatti svelata in quella che sarà la sua sede permanente: la corte interna, comune ai tenant e accessibile a tutti, del Building D nel business district milanese Symbiosis. Al pari dell’intero intervento di rigenerazione urbana di Covivio in corso a sud di Porta Romana, l’edificio che sta per accoglierla (sede degli uffici di LVMH P&C Italia, Amplifon, Boehringer Ingelheim, Mars Group e Fratelli Orsero), porta la firma dello studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel. Primo innesto di arte contemporanea del distretto, Altra Natura interpreta, in coerenza con il linguaggio dell’artista originaria di Bari, classe 1985, il concetto di simbiosi “quale compenetrazione di elementi diversi che convivono in un’armoniosa relazione”. Si tratta del medesimo principio che ha guidato la mano dei progettisti di Symbiosis, artefici di un complesso che introduce nel tessuto milanese un modello evoluto di spazi per ufficio, coniugando un alto profilo tecnologico con soluzioni concepite per favorire il benessere dei lavoratori, fra giardini, aree relax, specchi d’acqua e servizi dedicati. Dalla prossima settimana, a questa condizione nel Building D – che, fra le altre certificazioni, punta a essere uno dei primi edifici a ottenere il rating WELL Health Safety che garantisce agli occupanti l’adozione di misure a tutela della salute e della sicurezza – contribuirà anche l’arte contemporanea. A ricostruire le fasi che hanno condotto fino alla realizzazione di Altra Natura sono tre protagonisti di questo iter: Alexei Dal Pastro, AD Italia di Covivio; Patricia Viel, architetto e AD di ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel; l’artista Pamela Diamante.
Valentina Silvestrini
https://areasymbiosis.com/en/
INTERVISTA AD ALEXEI DAL PASTRO
Dal 2019 è AD Italia di Covivio. Con riferimento al contesto italiano, in quali progetti siete attualmente coinvolti?
Uno dei nostri più importanti interventi di rigenerazione urbana a Milano è sicuramente Symbiosis, un progetto di sviluppo a scala di quartiere che ha trasformato un’area storicamente strategica per lo sviluppo economico della città con vocazione industriale e produttiva in un nuovo polo urbano mixed-use. Progettato su masterplan dello studio di architettura ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel, Symbiosis si estende su un’area di 130.000 mq a sud di Porta Romana, ed è già catalizzatore di importanti aziende, tra cui Fastweb, Snam, Moncler, a conferma del suo affermarsi sempre più come un district attrattivo e strategico per l’intera città di Milano. La nostra prossima sfida a Milano si chiama Scalo di Porta Romana e ci terrà impegnati per i prossimi 3-4 anni, insieme a Coima e Prada. Una grande occasione di valorizzazione territoriale all’insegna della sostenibilità, che connetterà ulteriormente l’intera area al tessuto urbano e avvicinerà ancora di più Symbiosis al centro città. Un altro progetto che ci vede protagonisti a Milano è The Sign, a sud-ovest della città, – nei pressi della fermata della metropolitana Romolo- che ospita già NTT Data e AON, e in cui a breve anche L’Oréal trasferirà il proprio headquarter.
Attraverso i vostri interventi nelle diverse scale, sia in progress che in via di definizione per il prossimo futuro, di quale modello urbano vi fate promotori?
Con riferimento alle attività di sviluppo, in generale, il nostro approccio si basa su iniziative che puntino a creare valore non solo per la porzione di territorio oggetto dell’intervento, ma per l’intera città, tramite la costruzione di ambienti sempre più sostenibili, sicuri e inclusivi, con l’obiettivo di promuovere maggiore coesione e senso di appartenenza al territorio tra gli abitanti. Per questo motivo, i progetti che ci vedono impegnati, da The Sign a Symbiosis passando per il futuro Scalo di Porta Romana, condividono tutti le stesse caratteristiche: sono spazi permeabili, integrati armoniosamente nel contesto, che prevedono ampi spazi verdi e favoriscono occasioni di incontro e connessioni.
Concentriamo l’attenzione proprio su Symbiosis: quali obiettivi persegue? Come risponde alle nuove esigenze dei tenant, anche in relazione alla crescente domanda in termini di sostenibilità e benessere degli occupanti?
In Symbiosis il nostro focus è sulla realizzazione di uffici di nuova generazione flessibili, tecnologici, progettati in ottica di design thinking con i nostri stakeholder e pensati per favorire benessere, creatività e socialità, che rappresentano le nuove priorità per i nostri clienti. È stato concepito e realizzato cercando di coniugare la qualità della vita e del lavoro: Symbiosis, infatti, racchiude in sé due anime apparentemente distanti, una parte innovativa costituita da spazi dall’alto profilo tecnologico e all’avanguardia, e una parte dedicata al benessere della persona e al green con aree relax, giardini, specchi d’acqua: un ambiente dove le persone vogliono lavorare, perché possono trovare gli spazi e i servizi di cui hanno bisogno durante tutto il resto della giornata.
Come immagina quest’area a sud di Porta Romana fra cinque anni?
L’intero quartiere, già scelto da aziende di primario standing, è caratterizzato da fermento e vitalità ed è oggetto di una vera e propria rivoluzione urbanistica a cui il progetto di rigenerazione urbana dello Scalo di Porta Romana darà nuovo impulso: si tratta per noi di un intervento di alta qualità che ci vede coinvolti insieme ai nostri partner nella creazione di un nuovo polo urbano con funzioni diverse e complementari. Per il prossimo futuro mi aspetto l’evoluzione dell’intera area verso un quartiere verde, moderno, al servizio della cittadinanza, degli studenti, delle attività produttive e commerciali capace di definire nuove forme di connessione, innovazione e sostenibilità ambientale.
Con il debutto del Premio Covivio, sostenete le voci emergenti dell’arte contemporanea, con commissioni di opere d’arte appositamente sviluppate per i vostri immobili e acquisizioni. Introducendo i linguaggi artistici oltre i consueti circuiti, quale ritiene possano essere le ricadute, dirette e indirette, nella qualità dello spazio e nella percezione condivisa dei luoghi?
Nella convinzione che l’arte contribuisca all’affermazione dell’identità di uno spazio stimolando al contempo gli scambi e la creatività, Covivio ha aderito nel 2017 al programma “1 building, 1 piece of art”, lanciato nel 2015 dal Ministero della Cultura francese. Da allora, l’approccio all’arte è declinato da Covivio in tutti i Paesi in cui il Gruppo opera nei propri immobili di nuovo sviluppo o riqualificati. Il nostro obiettivo consiste nel valorizzare i nostri spazi e migliorare la customer experience, ovvero rendere gli ambienti di lavoro maggiormente godibili e favorire il benessere dei nostri clienti, che possono così sperimentare nuovi linguaggi ed emozioni. Per offrire questa opportunità a tutti, estendendola alla collettività, cerchiamo di collocare le opere d’arte in luoghi situati a metà tra il pubblico e il privato, secondo una logica di apertura e permeabilità al contesto urbano.
E da queste premesse è poi nato il riconoscimento…
Quest’anno, nell’ambito della partnership con la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea MIART, abbiamo istituito la prima edizione del Premio Acquisizione Covivio dedicato alla sezione Emergent, ovvero alle più recenti generazioni di galleristi e artisti. Abbiamo commissionato a Pamela Diamante, giovane artista emergente rappresentata dalla galleria Gilda Lavia, la realizzazione di un’opera d’arte da installare nel Building D del nostro distretto Symbiosis, a Milano: sarà rivelata al pubblico il 26 ottobre alla presenza di ospiti di eccezione come l’Assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Milano Giancarlo Tancredi, l’architetto Patricia Viel, il Country Manager di LVMH P&C Italia Giuseppe Oltolini, l’artista e il critico d’arte Francesco Bonami.
PAROLA A PATRICIA VIEL, ARCHITETTO E AD DI ACPV ARCHITECTS
In considerazione delle sue dimensioni e della possibilità di ridefinire l’identità di una significativa porzione della città di Milano, quali sfide ha posto e quali opportunità ha aperto al suo studio il masterplan del business district Symbiosis?
Non parlerei di sfide quanto di opportunità: ci ha permesso di dare vita alla più grande isola pedonale milanese fuori dal centro, manifesto per una vita più sostenibile e di qualità. Si tratta di un progetto di rinnovamento urbano che mira a migliorare la qualità della vita delle persone, creando un distretto urbano flessibile e sostenibile che utilizzi tecniche costruttive innovative ed efficienti dal punto di vista energetico. Il contesto è stato cruciale nella progettazione del masterplan: Symbiosis si ispira alla storia industriale dell’area, che esprime una visione dell’ambiente di lavoro quale luogo formato da una comunità di attività diverse che si completano a vicenda. Oggi accoglie aziende e istituzioni di pregio che appartengono a campi diversi ma condividono un simile approccio orientato al futuro.
Cosa contraddistingue, a livello di innovazione, il progetto? Su quali aspetti del progetto architettonico avete fatto leva per trasformare un’area dismessa e dalla precedente vocazione industriale in un quartiere attrattivo?
Il progetto si allinea con una visione ecologica della pianificazione strategica della città e un concetto più intelligente di mobilità. Symbiosis favorisce l’uso degli spazi pubblici in cui le persone possono incontrarsi e interagire. I volumi degli edifici sono sollevati da terra per liberare spazio per i pedoni e offrire ai passanti nuove prospettive da cui esplorare la propria città. Abbiamo voluto dare vita a un progetto che riproduce la complessità di un paesaggio urbano moderno e in continua evoluzione, capace di rispondere al modo in cui le persone interagiscono con nuovi edifici e spazi, ora e in futuro.
Lei è stata una dei membri del comitato interno Covivio che ha selezionato, tra tutti gli artisti della categoria emergenti, Pamela Diamante. In qualità di co-progettista del building D di Symbiosis, perché ritiene che le sue opere e, più in generale, la sua visione artistica si sposino con il concept architettonico complessivo?
Una delle caratteristiche fondamentali del lavoro dell’artista è l’attitudine ad abitare lo spazio instaurando tra quest’ultimo e l’opera d’arte una relazione di scambio reciproco e complementare. Questo aspetto accomuna l’installazione al progetto architettonico del Building D e di Symbiosis. Abbiamo pensato il progetto intorno alle persone, intorno alla natura dei luoghi, amplificando e orientando entrambi verso una nuova idea di città basata sul vivere comune all’interno di un ecosistema rispettoso degli uni e degli altri, in un vero e proprio scambio reciproco e complementare.
L’ARTISTA PAMELA DIAMANTE INTRODUCE L’OPERA “ALTRA NATURA”
Nella tua pratica ti misuri con una pluralità di materiali e tecniche. Su quali criteri concettuali basi la selezione, di volta in volta? Per il prossimo futuro, punti a sperimentare il potenziale comunicativo di ulteriori medium?
La radice concettuale dietro ogni progetto determina materiali e tecniche che si trasformano in dispositivi simbolici. Solitamente nelle mie opere entrano in campo differenti elementi, ognuno dei quali mantiene le sue referenze di senso ma, come in una partitura sonora, si aprono alla prossimità per entrate in risonanza. Adoro sperimentare tutto ciò che non mi è noto; attualmente la mia ricerca ha un’impronta tecno-esistenzialista ed è come se stessi cercando il modo di dotare l’opera di una propria “soggettività”.
Come giudichi il valore dell’opportunità offerta dal Premio Covivio?
È stata sicuramente una grandissima opportunità che mi ha permesso di testare le mie capacità progettuali, sperimentarmi. Trattandosi di un’opera permanente in uno spazio che ibrida pubblico e privato, la scelta dei materiali ha avuto un ruolo rilevante; ho cercato qualcosa che fosse capace di assicurare durevolezza e ho deciso di optare per la vetroresina, in una formula del tutto innovativa che permette di evitare la tecnica dello stampo a favore di una lavorazione interamente manuale. Altro valore aggiunto è stato sicuramente il dialogo che si è determinato tra gli elementi in campo: realizzare un’opera per il distretto Symbiosis ha significato non solo considerare gli aspetti formali, spaziali e architettonici ma anche essere in relazione con la filosofia alla base del progetto Symbiosis, creando un’opera che fosse in armonia con il tutto, anzi, parte del tutto.
Ripercorriamo la genesi di questa installazione site specific, destinata a uno spazio adibito principalmente uffici. Qual è il concept di Altra Natura? Come si colloca l’intervento nel contesto Symbiosis?
Sono stata ispirata dal bellissimo intervento di ripristino della vegetazione spontanea che cresceva in quei luoghi: possiamo infatti definire l’opera come un organismo vivente, un’entità che cresce e abita solo in Symbiosis. Difficile definire cosa realmente sia Altra Natura, non volevo creare un’identità fissa, bensì un’identità in divenire, affermazione d’esistenza di alterità in un ibrido tra animale, vegetale, tecnologico.
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