La riapertura del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo

Tutto pronto per sabato 22 ottobre. Riapre il MuFoCo, il museo milanese dedicato alla fotografia contemporanea le cui sorti sembravano incerte dopo la chiusura dello scorso aprile e l’annuncio, nel 2020, della realizzazione di un Museo Nazionale della Fotografia negli spazi della Triennale Milano. Ne abbiamo parlato con il nuovo presidente Davide Rondoni e con la direttrice di produzione Gabriella Guerci

Dopo sei mesi di chiusura il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo riapre i battenti. Si tratta del primo e unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea. Da alcuni mesi è stato nominato un nuovo presidente, il poeta Davide Rondoni, al quale abbiamo chiesto quali novità potrà introdurre in questo museo problematico, decentrato, ma comunque unico nel suo genere. “Sono arrivato al museo perché amico di Giovanni Gastel. Il sindaco di Cinisello, che mi aveva sentito parlare del suo lavoro, una volta avviato il cambio delle nomine, mi ha cercato. La mia non è una funzione di indirizzo culturale in senso stretto. Ciò nonostante, nel mio essere un poeta – come tutti i poeti, amo le sfide difficili –, mi impegnerò per apportare il mio contributo al MuFoCo. Questo museo, è vero, ha delle criticità, che possono tuttavia essere lette come potenzialità”. La sua stessa collocazione, alla periferia di Milano, è sempre stata letta come un forte limite. “Oggi, nelle metropoli, i musei sono spesso collocati nelle periferie e questo non ne limita la frequentazione da parte del pubblico, anzi. Giusto per fare un esempio: si pensi alla londinese Tate Modern.
Inoltre è un momento, il nostro, in cui il dibattito sulla fotografia, sul suo ruolo nel mondo, è molto sentito. Nel momento in cui la fotografia stessa sta ricercando al proprio interno nuovi linguaggi, nuove forme, nuovi modi di essere, questa mi pare una sfida interessante. Non dimentichiamoci che oggi pare tutto fotografabile”.
E riguardo al futuro del museo Rondoni dichiara: “Il MuFoCo assolve principalmente il fatto di essere un punto di ricerca. In questo momento è il museo stesso che si interroga. Mi faccio molte domande che diventano una sfida. Ho trovato un ottimo staff, assai appassionato. Io non ho nessuna preclusione nei confronti di chiunque si occupi di fotografia, voglio aprire il museo a tutti. Sono interessato al pluralismo, che un museo come questo deve garantire”.

Gabriella Guerg, Direttore di Produzione Mufoco & Nan Goldin alla Triennale di Milano, 2017

Gabriella Guerci, Direttore di Produzione Mufoco & Nan Goldin alla Triennale di Milano, 2017

PAROLA A GABRIELLA GUERCI

Abbiamo chiesto a Gabriella Guerci, direttrice di produzione, che lavora da molti anni al MuFoCo, se si prospettano nuovi percorsi. “I problemi non sono completamente risolti e le più ampie questioni che riguardano il futuro del museo sono ancora aperte sul tavolo delle istituzioni, in attesa degli interlocutori che verranno, in primis il nuovo Ministro della Cultura. Abbiamo fiducia nell’operato del nuovo Presidente e del CdA che, come prima iniziativa del loro mandato, hanno voluto la riapertura del museo al pubblico e la ripresa delle attività espositive nella sede di Cinisello, lavorando in parallelo per allargare la governance del museo e consolidare il sostegno dei partner pubblici. Insieme allo staff del museo, di bufere negli anni ne abbiamo attraversate tante e siamo stati testimoni di altre chiusure temporanee, petizioni pubbliche, ipotesi di trasferimento, fino a maturare il ragionevole dubbio che intrecciare istanze di politica culturale come ‘museo’, ‘fotografia’, ‘contemporaneità’ e ‘decentramento’ sia stata una scommessa fin troppo grande, ma siamo altrettanto convinti, come le molte persone che negli anni hanno affiancato il museo e si sono convintamente battute per la sua esistenza, dell’importanza e dell’unicità di questa istituzione e del suo progetto scientifico”.
E quindi quali sono le strategie da mettere in campo? “È giocoforza rimanere in trincea con l’entusiasmo e l’energia di vent’anni fa a programmare e progettare, consapevoli a un tempo della sfida e dell’opportunità, a misurarsi con il mondo che cambia avendo chiara in mente la propria identità, e agire con grande cura nei confronti del patrimonio, degli artisti, delle idee, del pubblico. Ancora una volta dunque mi sento di ripetere, citando Butler, che Perseo e San Giorgio non sono certo andati a lezione di caccia al drago. Né i propugnatori di speranze impossibili generalmente provano le loro parti in anticipo. Si possono fare delle prove per le piccole cose, ma le grandi azioni sono sempre una questione di vita o di morte, o la va o la spacca”.

Angela Madesani

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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