Perché in Accademia ci si ostina a insegnare scultura o pittura?

Per ridurre ancora di più le distanze fra Accademie e Università, perché non confluire alcuni insegnamenti accademici nei dipartimenti universitari? È la proposta del critico Renato Barilli

L’amico Antonio Bisaccia ha affidato a questa rivista un’intelligente perorazione a favore delle Accademie d’arte e della musica, invitando i giovani a iscriversi. Ma credo che il primo passo da compiere sia di annullare quel fastidioso residuo diaframma che ancora divide le Accademie dalle Università.
Si ha un bel da dire che ne è avvenuta la parificazione, ma questa non esiste in due aspetti fondamentali, la reversibilità dei rispettivi docenti, nel senso che un docente delle Accademie se si presenta alle Università è solo un cultore della materia alla pari di tanti altri, e viceversa, un docente universitario a sua volta sarebbe solo uno dei tanti esterni, accreditabili solo di un insegnamento effimero annuale, da pagare molto poco. Questo infatti l’altro tratto differenziale, la diversità di retribuzione tra i due ordini di insegnamento, per cui quelli delle Accademie sono pagati solo come docenti di liceo o simili, cosa che mi appare addirittura contraria alla Costituzione.

Le Accademie di Belle Arti in Italia. Infografica © Artribune Magazine

Le Accademie di Belle Arti in Italia. Infografica © Artribune Magazine

ACCADEMIE E UNIVERSITÀ A CONFRONTO

Ma al di là di questo, esistono altre questioni differenziali: le Accademie si fregiano, come di serti di gloria, degli insegnamenti di pittura e scultura, che però non hanno nessuna utilità pratica. Sarebbe come se i dipartimenti di italianistica pretendessero pure di insegnare poesia e narrativa, cosa da cui si guardano bene. E dunque, senza lasciarsi spaventare dalla gloria che quei due insegnamenti si portano dietro, si dovrebbe avere il coraggio di dichiararli, tutt’al più, corsi liberi, come una volta era la scuola del nudo.

“Tanti insegnamenti che oggi si praticano nelle Accademie potrebbero andare utilmente a incrementare i vari dipartimenti di arte e di architettura delle Università”.

Superato questo fossato, tanti altri insegnamenti che oggi si praticano nelle Accademie potrebbero andare utilmente a incrementare i vari dipartimenti di arte e di architettura delle Università – decisamente carenti sul fronte della fotografia, e del suo sviluppo nel video. Si pensi poi quanto sarebbero utili gli insegnamenti di grafica pubblicitaria e simili, e di decorazione di tessuti, se portati a confluire nei dipartimenti più loro omogenei. O beninteso sarebbe anche possibile creare dipartimenti ad hoc, o trasferire pari pari in sede universitaria quanto di buono già esiste presso le Accademie. Non sarebbe una annessione, ma una spartizione in totale parità, peso, dignità di funzioni fondamentali per la vita e l’economia dei nostri giorni.
E dunque, cari colleghi dell’altra sponda, ancora uno sforzo per raggiungere un regime di perfetta parità e di arricchimento reciproco.

Renato Barilli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #68

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Renato Barilli

Renato Barilli

Renato Barilli, nato nel 1935, professore emerito presso l’Università di Bologna, ha svolto una lunga carriera insegnando Fenomenologia degli stili al corso DAMS. I suoi interessi, muovendo dall’estetica, sono andati sia alla critica letteraria che alla critica d’arte. È autore…

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