Torna la mitica serie Boris: da “Gli occhi del cuore” a “Vita di Gesù”
15 anni dopo il suo debutto su Fox e dopo una ritrovata fortuna su Netflix durante il periodo del lockdown, la serie ha il suo sequel perfetto, disponibile dal 26 ottobre su Disney+
René Ferretti è tornato sul set per una nuova produzione. Dopo Gli occhi del cuore, il famoso regista, insieme a tutto il suo storico team, è al lavoro per una nuova avventura audiovisiva, Vita di Gesù. Ed è subito Boris 4! Il sequel della fortunata serie tv andata in onda su Fox tra il 2007 e il 2010, che torna il 26 ottobre su Disney+ ben 15 anni dopo il suo debutto, è un vero capolavoro di ironia, malinconia e attualità. “Era una sfida difficile per quel gioiello di esperienza che è stata Boris. Abbiamo pensato che il momento fosse tornato. Con le piattaforme il fenomeno è riesploso ed è anche stato un modo per esorcizzare la mancanza di Mattia Torre”, dice Lorenzo Mieli, per The Apartment. Se in Francia nel 2015 è esploso il fenomeno di Chiami il mio agente!, in Italia ancora prima è arrivata Boris con i suoi toni dissacranti, a metà tra sitcom e commedia, per raccontare il folle, creativo, artigianale mondo di un set cinematografico. I personaggi ci sono tutti, sono cambiati ma solo all’apparenza. O meglio, si sono evoluti per restare gli stessi. “Un gruppo di personaggi legati alla realtà dovevano per forza avere abitato questo mondo nel tempo. Abbiamo dovuto reinventare la ricetta. Abbiamo capito che Boris non poteva sottrarsi nel raccontare il morendo audiovisivo del momento”, commentano Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, sceneggiatori e registi della serie. “Il nostro tentativo è stato quello di cambiare tutto per non cambiare niente. Ad esempio Alessandro Tiberi ha un altro ruolo ma resta comunque uno schiavo. Abbiamo trovato una soluzione gattopardesca”.
BORIS FA IRONIA SULLE PIATTAFORME
Boris 4 è una stagione nuova ma resta fedele alle sue origini. Se prima prendeva in giro la televisione generalista, questa volta fa le scarpe e senza alcuno sconto alla realtà delle piattaforme. Questa stagione resta quindi graffiante e fa satira sullo stesso contenitore che li ospita e con grande intelligenza da parte di Disney che ha, per come si può vedere e sentire, lasciato la massima libertà credendo nella buona satira che si voleva fare. Ma nel concreto cosa c’è nella meravigliosa scatola magica di Boris 4? C’è la ricerca spasmodica del politicamente corretto e quindi dell’inclusione, ci sono personaggi che hanno fatto ‘carriera’ e altri che sono rimasti arenati al loro posto, anche un po’ annoiati, il budget è notevolmente cresciuto dentro e fuori la serie, ci sono Corinna e Stanis che sono diventati anche produttori e sono una coppia, lo stagista è cresciuto e ha un ruolo di potere, la fotografia è sempre alla cazzo di cane, e molto altro ancora…
CHE ESPERIENZA È STATA PER IL CAST DI BORIS?
Nel 2020 c’è stata una reunion del cast al Lucca Film Festival e alla domanda “volete una nuova stagione?” nessuna mano della platea si è alza. Per il cast anche non era necessario un continuum non essendoci neanche più uno dei suoi creatori, eppure dopo tante voci e incertezze si è deciso di riprendere. Che esperienza è stata per gli attori? Antonio Catania dice “ci siamo trovati a prendere in giro quelle situazioni in cui le cose sono fatte alla cazzo di cane”; Valerio Aprea la definisce, e guardando la serie si capisce il perché, “una quarta stagione che porta all’inferno”; Andrea Sartoretti aggiunge “in positivo continuiamo a rappresentare il male di questa industria”; e Caterina Guzzanti dice “mi sono riappassionata rivedendo Boris durante la quarantena. Questi sono dei boomer che arrancano davanti alla tecnologia. Prima erano maestri della merda e ora devono fare i conti con il nuovo”; concorda Paolo Calabresi: “Biascica va in tilt per tutto quello che non sa fare”.
BORIS 4, LA TRAMA
Sono passati più di dieci anni e tutto è cambiato. La morente tv generalista – con i suoi medici buoni e le paternali contro la droga – è ancora più morente e perfino René e i suoi amici ora lavorano per una Piattaforma globale. La serie che René deve girare stavolta è Vita di Gesù, da un’idea di Stanis La Rochelle. Che non solo vestirà i panni del protagonista, notoriamente morto a 33 anni quando lui ne ha 50, ma anche quelli di produttore, con la sua SNIP (So Not Italian Production). Stanis l’ha fondata con Corinna, che da qualche anno è anche sua moglie. La scrittura di Vita di Gesù è stata affidata ai soliti tre sceneggiatori. Coproduttore e organizzatore è Lopez, che, in pensione dalla Rete, si è reinventato produttore con la sua QQQ (Qualità, Qualità, Qualità). L’occasione da non lasciarsi sfuggire è che la Piattaforma europea più importante sta seriamente prendendo in considerazione il progetto ma, prima del via libera definitivo, serve l’approvazione delle sceneggiature (il “lock”) da parte dell’Algoritmo. Tutto sembra procedere bene ma cosa comporterà lavorare sotto questo nuovo padrone? René saprà approfittare della nuova occasione per girare una serie finalmente di qualità, ma soprattutto i nostri sapranno adattarsi al mondo che è cambiato così rapidamente?
Margherita Bordino
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