Silia Ka Tung – The mushroom at the end of the world
Mostra The Mushroom at the end of the world dell’artista multidisciplinare Silia Ka Tung (nata in Cina; vive e lavora a Londra dal 1997), che per la prima volta realizza una sua personale in Italia.
Comunicato stampa
Dal 26 ottobre al 10 dicembre 2022 la Saraceno Art Gallery presenta la mostra The Mushroom at the end of the world dell’artista multidisciplinare Silia Ka Tung (nata in Cina; vive e lavora a Londra dal 1997), che per la prima volta realizza una sua personale in Italia.
Con all’attivo numerose mostre personali e collettive internazionali (tra cui la Royal Academy of Arts, London; il MOCA, Shanghai; il Creative Center, Osaka; The Rubin Museum, Tel Aviv; il Centro Design, Marsiglia; e il Jerwood Space, London) e l’esposizione in musei, l’artista traendo ispirazione dai miti, dal folklore, dal mondo della magia e dai fenomeni del mondo naturale, attraverso una interpretazione personale degli stessi, dà forma ad un linguaggio visivo multistrato e strutturato fatto di disegni, dipinti, sculture soft e installazioni che diventano il media per rappresentare ‘l’altro’ dove la paura si fonde con la meraviglia, il desiderio e la magia ed ogni opera diventa parte di un viaggio interiore e di un mondo invisibile dove ‘sfuggire’ al banale.
Sono due i libri che dominano l’approccio dell’artista nella realizzazione dei lavori fino a diventarne un’ossessione: “Ladders to Heaven” di Mike Shanahan (‘They are trees of life and trees of knowledge. They are wish-fulfillers … rainforest royalty … more precious than gold. They are the fig trees, and they have affected humanity in profound but little-known ways… ripreso nell’ ‘Ever fruit has its secret’,) e “The Mushroom at the end of the world” scritto da Anna Tsing (‘si racconta che, quando nel 1945 Hiroshima fu distrutta dalla bomba atomica, la prima forma di vita a spuntare il quel paesaggio raso al suolo fu un fungo matsukame’); dal quale viene ripreso il titolo della mostra e che ispira una narrazione che si articola in 5 quadri. Per l’artista: “questi due libri aprono nuove dimensioni, strati eterogenei, paesaggi costruiti da percezioni ed esseri diversi; il che consente di superare i confini intellettuali, la letteratura, la scienza che costituiscono il nostro background e di aprirci a nuove possibili dimensioni.
Il percorso espositivo della mostra ripercorre le componenti principali del suo linguaggio: dai dipinti che ricordano dei diari, come la narrazione proposta dalla serie di Mushroom at the end of the world realizzata in momenti temporali diversi, a quelli dove ad essere narrati sono la complessità della natura e il potere dei nostri alleati botanici (di cui l’artista è una profonda conoscitrice essendo il padre un esperto di medicina tradizionale cinese), per finire con le soft sculptures che ci rimandano a un mondo magico e mitologico catapultandoci in latitudini fisiche e interiori completamente diverse dal nostro quotidiano e che ci rendono protagonisti di un vero e proprio viaggio sciamanico.
Come ha giustamente sintetizzato la curatrice Camilla Boemio: ‘La personale di Silia Ka Tung riunisce maestosamente nella sua linearità, oggetti articolati in una narrazione che si snoda dal pavimento alle pareti, mettendo in evidenza la loro spiccata materialità, le forme organiche e l'enfasi simultanea sulla disciplina e sull'intuizione libera. Sono lampi istintivi fulminei, portali che ci introducono in altri mondi rivelandoci sorprese improvvise, rivelazioni e risvegli. In questo stato di catarsi, l’artista ci propone un lessico ammaliante nel quale il racconto si sposta dalla costellazione degli eterei acrilici ai piccoli lavori scultorei, la cui fisicità della loro costruzione e l'intensità della loro fattura ricorda antiche figure, strane antropomorfe rappresentazioni, animali magici, formazioni geologiche e correnti più recenti dell'arte contemporanea. Sono oggetti altamente tridimensionali in cui le informazioni visive e scultoree fluiscono su ogni superficie. La mostra nel suo insieme funziona come uno scenario estatico di vivida vita immaginativa.’