Follia, irrequietezza e sacre scritture. La mostra di Gérard Garouste a Parigi

120 opere raccontano il percorso artistico di Gérard Garouste in una imponente retrospettiva al Centre Pompidou. Un incontro tra follia, sacre scritture e amore per la letteratura

L’intraquille, l’irrequieto, è così che viene definito Gérard Garouste (Parigi, 1946). Davanti alla sua opera dobbiamo accettare di trovarci al confine tra la sensazione e la percezione, vedendola quasi come un rapporto difficile con la realtà. Affetto da manie depressive e internato due volte, Garouste ci offre una visione in cui l’artista è un caso clinico e le opere d’arte la malattia di cui è affetto. Guardando i suoi quadri ci si sorprende a vagare sulle tracce di libri come La Divina Commedia, Don Chisciotte, le sacre scritture ebraiche, ma anche sui passi di Kafka, Goethe e La Fontaine. I suoi quadri scardinano le certezze come in un gioco in cui le regole vengono costantemente riscritte. Tutto questo è raccontato alla mostra al Centre Pompidou, che esplora i tormenti e le opere del pittore durante l’intera carriera.
Visitabile fino al 2 gennaio 2023, la retrospettiva dedicata a Gérard Garouste include 120 dipinti, spesso di grande formato e lascia spazio alle installazioni, alle sculture e alle opere grafiche dell’artista. Divisi in diciotto stanze, i quadri vengono esposti in ordine cronologico partendo dai suoi esordi nel 1969 fino ad arrivare ai suoi ultimi lavori. Al loro interno sono presenti moltissimi temi, tra cui il Classico e l’Indiano, che rappresentano due entità ai poli opposti, sempre in conflitto. Dipinti che raccontano il rapporto pacifico con la religione, luogo sicuro in cui riposarsi, in contrapposizione con quello conflittuale e violento con il padre, il suo amore per la letteratura e le sacre scritture.

Gèrard Garouste, Don Quixote’s Theatre, 2012, Oil on canvas, 200 × 260 cm, Collection Hervé Lancelin, Luxembourg, © Adagp, Paris, 2022. Courtesy Templon, Paris-Brussels-New York. Photo Bertrand Huet-Tutti

Gèrard Garouste, Don Quixote’s Theatre, 2012, Oil on canvas, 200 × 260 cm, Collection Hervé Lancelin, Luxembourg, © Adagp, Paris, 2022. Courtesy Templon, Paris-Brussels-New York. Photo Bertrand Huet-Tutti

L’IMPATTO DELLA LETTERATURA SU GAROUSTE

Le opere che Garouste esegue dopo aver studiato la Divina Commedia sono caratterizzate da un gesto violentissimo e quasi schizofrenico: la sua produzione artistica dalla metà degli Anni Ottanta, seguendo questo tema, ha visto nascere un nuovo corpus di opere con motivi sgretolati e colori pungenti. Una pittura di esplorazione in osmosi con il celebre testo che descrive la discesa agli Inferi, al punto che le immagini si trasformano in una forma originale di astrazione. La riscoperta del Don Chisciotte, alla luce dell’ipotesi che l’autore potesse essere un marrano ‒ un ebreo spagnolo o portoghese costretto a convertirsi al cristianesimo e a praticare la sua religione in segreto ‒, ha dato origine a un nuovo tema nell’opera del pittore, testimoniato da numerosissime gouache. Le illustrazioni di Gérard Garouste sono una magnifica guida a Don Chisciotte e ai suoi numerosi personaggi, in un festival di poesia, umorismo e colore.

Gérard Garouste, The Rabbi and the Bird’s Nest, 2013, Oil on canvas, 162 × 130 cm, Private collection. © Adagp, Paris, 2022. Courtesy Templon, Paris-Brussels-New York. Photo Bertrand Huet-Tutti

Gérard Garouste, The Rabbi and the Bird’s Nest, 2013, Oil on canvas, 162 × 130 cm, Private collection. © Adagp, Paris, 2022. Courtesy Templon, Paris-Brussels-New York. Photo Bertrand Huet-Tutti

LA REINTERPRETAZIONE DEI TESTI EBRAICI

È anche grazie al testo dantesco o a quello di Cervantes che Garouste si è avvicinato alle varie interpretazioni dei testi biblici come il Talmud o il Midrash: un esempio è costituito dal progetto Indiennes, una serie di quadri disposti su tele libere. Dall’inizio degli Anni Novanta l’artista dà un’enorme importanza al Megillah, testo in Hebrew letto durante la festività ebraica del Purim, da cui ha tratto ispirazione per i suoi quadri. Reinterpretare e illustrare le sacre scritture offre tantissimi significati diversi che trovano un’eco nei soggetti del pittore, presi in prestito dalla Bibbia, come la serie di quadri dedicata a Judah e Tamar nella città di Kezive. A cavallo del nuovo millennio, Garouste realizza diversi ritratti, tra cui il famoso autoritratto Le Masque de chien. Il cane guidato dall’olfatto, che si vede anche sullo sfondo con le figure del Classico e dell’Apache, è un simbolo dell’intuizione. I piedi dell’artista, puntati all’indietro, sottolineano il rifiuto di prendere un’unica direzione e rappresentano un invito a vagare.

Gèrard Garouste. Exhibition view at Centre Pompidou, Parigi, 2022. Photo Silvia Rossetti

Gèrard Garouste. Exhibition view at Centre Pompidou, Parigi, 2022. Photo Silvia Rossetti

GLI ULTIMI ANNI DELLA PRODUZIONE DI GAROUSTE

Alla fine degli Anni Duemila, Garouste si è appropriato del Faust di Goethe; la leggenda e i suoi vari personaggi sono diventati soggetti per una nuova serie, in cui l’artista coglie un parallelo tra la creazione da parte di Wagner dell’Homunculus, ex discepolo di Faust, e del Golem da parte del Maharal di Praga. La sua ultima serie, Correspondances, che ruota attorno a Kafka, è stata concepita in stretta collaborazione con il filosofo e rabbino Marc-Alain Ouaknin, che da molti anni si dedica all’interpretazione dell’opera dello scrittore ceco in relazione alla tradizione esegetica ebraica. Gérard Garouste è un artista costantemente in marcia alla ricerca di qualcosa. La sua opera inquieta, stupisce, ci stimola a dimenticarci del caso e a metterci in sintonia con lui, con i suoi tratti violenti e i suoi scontri interni, spingendoci a essere continuamente in bilico.

Silvia Rossetti

Parigi // fino al 2 gennaio 2023
Gérard Garouste
CENTRE POMPIDOU
Place Georges-Pompidou
https://www.centrepompidou.fr

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