Carlo Ratti progetta un ristorante “sotto al prato” per l’azienda di conserve Mutti

L’architetto torinese è da diversi anni al lavoro con il suo studio per ridisegnare il quartier generale dell’azienda. Qui, nel 2023, aprirà al pubblico un ristorante perfettamente integrato con la campagna e incentrato sulla cucina d’autore

Non è nuovo a collaborare con il settore dell’agroalimentare Carlo Ratti, che già nel 2015, ai tempi di Expo Milano firmò per Coop il padiglione del Future Food District, idea per un supermercato del futuro fondato sull’interazione diretta tra consumatori e prodotti in vendita, in nome della trasparenza della filiera. E proprio nell’ottica di favorire l’efficienza della filiera alimentare, ormai da diversi anni, l’architetto e ingegnere affascinato dalle potenzialità della tecnologia intelligente, professore al MIT Senseable City Lab del Massachusetts, è al lavoro nella Food Valley parmense per un committente di peso dell’agroalimentare made in Italy come Mutti, aziende specializzata nella produzione di conserve alimentari.

Il ristorante di Mutti, render. Credit CRA Carlo Ratti Associati

Il ristorante di Mutti, render. Credit CRA Carlo Ratti Associati

IL PROGETTO DI CARLO RATTI PER MUTTI

Nel 2016, il progetto dello Studio Ratti (CRA) si aggiudicava il concorso internazionale indetto da Mutti per trasformare uno spazio di 250mila metri quadri nel segno di un ripensamento del legame del quartier generale dell’azienda con il territorio e il paesaggio circostante. Tra gli obiettivi, l’intenzione di rendere Montechiarugolo, la località in provincia di Parma interessata, una destinazione gastronomica degna del circuito della food valley, realizzando un centro per i visitatori a tutti gli effetti, che accanto agli spazi operativi e di rappresentanza potesse ospitare attività, eventi, degustazioni e incontri, circondato da un parco della biodiversità esteso su 24mila metri quadri. L’ispirazione, spiegava allora Ratti, era arrivata da una celebre poesia di Pablo Neruda, l’Ode al pomodoro, che orientava la progettazione verso la creazione di una sorta di “grande teatro a cielo aperto”.

THE GREENARY. LA CASA INTORNO ALL’ALBERO

Cos’è stato fatto, da allora? Con la pandemia a rallentare i lavori, solo nell’ottobre 2021, è stata completato lo spazio residenziale del progetto, The Greenary (crasi tra green e granary), edificio articolato in sette spazi terrazzati per collocare i diversi ambienti ad altezze studiate in base alla loro funzionalità (l’idea deriva dal principio di raumplan di Adolf Loos), e sempre privilegiando il dialogo con la natura circostante. Non a caso, la struttura, realizzata in collaborazione con Italo Rota, nasce intorno a un albero – un ficus di 60 anni, alto dieci metri, ribattezzato Alma – che si ammira al centro del salotto, e ha determinato in modo sostanziale la progettazione, che a partire dal modello della casa colonica della Pianura Padana ha studiato soluzioni per massimizzare l’apporto di luce naturale. E il grande sforzo tecnologico – dalla regolazione del microclima alla possibilità di aprire e chiudere automaticamente finestre e tetto – ha fatto il resto.

Il ristorante di Mutti, render. Credit CRA Carlo Ratti Associati

Il ristorante di Mutti, render. Credit CRA Carlo Ratti Associati

IL RISTORANTE D’AUTORE SOTTO AL PRATO

Ora, a distanza di un anno dal completamento del primo tassello, lo studio Carlo Ratti annuncia il prossimo step, la realizzazione, entro il 2023, di un’ambiziosa dining room aperta al pubblico, un ristorante – pronto a ospitare un team già insignito della stella Michelin, fanno trapelare le prime comunicazioni ufficiali – perfettamente integrato nella dimensione rurale, con copertura green direttamente ricavata dal terreno sbancato per costruire l’edificio, quasi fosse una gigantesca zolla d’erba che si trasferisce sul tetto. Per mangiare “sotto” al prato, anziché sul prato, come d’abitudine. Lo spazio sarà mensa per i lavoratori dell’azienda e ristorante pronto ad accogliere i visitatori esterni, attirati, immaginiamo, non solo dalla qualità dell’esperienza gastronomica, ma anche dalla curiosità di sperimentare uno spazio tanto all’avanguardia sorto nel bel mezzo della campagna parmigiana. Il progetto, sviluppato ancora una volta in collaborazione con Italo Rota, prevede di dotare la sala di grandi pareti vetrate, per facilitare la relazione con l’esterno; e anche la cucina, pensata come un tecnologico cubo di vetro annesso alla struttura, sarà perfettamente visibile dall’esterno. La tecnologia continua a giocare un ruolo essenziale, qui con la necessità di ridurre l’impatto energetico del ristorante, che in ottica sostenibile sarà realizzato, negli allestimenti interni, a partire da resine ricavate dagli scarti di pomodoro nella linea produttiva di Mutti. Sulla progettazione del giardino circostante, invece, è al lavoro il paesaggista Paolo Pejrone. Anche a Montechiarugolo, dove nei prossimi anni si procederà al completamento del piano iniziale, dunque, Carlo Ratti è intenzionato a testare i benefici di una progettazione architettonica capace di integrare naturale e artificiale, come sperimentato di recente al Padiglione italiano di Expo 2020 Dubai.

Livia Montagnoli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati