Una collezione di vetro contemporaneo in mostra a Venezia
Racconta lo sviluppo dell’International Studio Glass la raccolta di opere contemporanee in vetro in mostra a Palazzo Loredan a Venezia. Una collezione riunita nell’arco di trent’anni, dal 1990 al 2020
Serena Coloni comincia a collezionare bicchieri souvenir da ragazza, tra i banchi del mercato della Cavana a Trieste, affascinata dalle decalcomanie colorate applicate sul vetro. Erano i germi della passione che l’avrebbe portata, da adulta, a costituire la principale collezione dell’International Studio Glass in Italia, esposta oggi nella mostra Giochi di sponda, aperta fino al 10 dicembre al Palazzo Loredan di Venezia.
LA MOSTRA SUL VETRO CONTEMPORANEO A VENEZIA
Curata da Caterina Tognon, amica e consulente della Coloni, la rassegna è ospitata nelle auliche e luminose sale che conservano la biblioteca dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti: riunisce 146 opere realizzate da 54 artisti internazionali e acquistate nell’arco di trent’anni, dal 1990 al 2020.Una panoramica puntuale ed esaustiva, che presenta le produzioni di vetri contemporanei divisi per zone geografiche, dalla Boemia all’Australia.
Lo “Studio Glass Grand Tour” inizia in Boemia, con le sculture in vetro opaco, di matrice razionalista, progettate negli Anni Ottanta da artisti come Stanislav Libensky & Jaroslava Brychtovà, abbinate alle creazioni oniriche e surreali di Bořek Šípek, che interpreta l’identità nazionale di diversi stati del mondo attraverso vasi dalle forme ironiche, come France Vase (1988) o India Vase (1988). “Questi artisti dell’allora Cecoslovacchia” ‒ racconta Caterina Tognon ‒ “dopo i loro studi all’Accademia di Praga, erano costretti a lavorare il vetro per non sottomettersi alla dittatura comunista, che controllava meticolosamente qualsiasi opera d’arte visiva”. Dalla Boemia ci spostiamo ai centri di ricerca per il vetro nell’arte in Europa, con una notevole varietà di stili e linguaggi, che vanno dal rigoroso Portrait olfactif (2004) di Jana Sterbak al minimalismo di Tessa Clegg (Transition I, 2002), dall’opera paradossale di Danny Lane (Untitled, 1991) alle sculture in vetro degli olandesi Richard Meitner e Mieke Groot.
DA GAETANO PESCE ALLE VETRERIE DI MURANO
Particolarmente sorprendenti a livello tecnico le creazioni di Gaetano Pesce, realizzate al Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques di Marsiglia dal 1988 al 1992, dove il famoso architetto e designer ha potuto sperimentare diversi tipi di vetro, come si vede in opere quali L’Hollandaise n.115 (1989). Di sapore surrealista le sculture dell’argentina Silvia Levenson, che le descrive come “una mappa interiore, una sorta di costellazione dove ogni stella mi ricorda chi sono e forse mi aiuta a capire dove sono diretta”. Uno spazio significativo è dedicato alle vetrerie di Murano, con un interessante confronto generazionale che vede dialogare le opere di maestri come Ico Parisi, Ettore Sottsass, Lino Tagliapietra, Luciano Vistosi, Paolo Martinuzzi, Toni Zuccheri e i fratelli Laura e Alessandro de Santillana con i lavori di alcuni artisti della generazione successiva come Maria Grazia Rosin e Cristiano Bianchin. Un piccolo capolavoro è Elica “Redeseo” (2009) di Bruna Esposito, giocata sull’unione tra una vecchia elica metallica e due invasi in cristallo. Infine l’ultima sezione della mostra è dedicata al movimento Studio Glass negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, con le delicate opere policrome dell’americano Dale Chihuly, ispirate alle conchiglie, e i vetri a murrine di Richard Marquis, in dialogo con gli stucchi pastello di alcuni ambienti del palazzo.
Ludovico Pratesi
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