Marco Mazzi – Camera blu

Informazioni Evento

Luogo
OPEN STUDIO ITALO BOLANO
via Fra’ Bartolomeo 57 , Prato, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
10/11/2022

ore 18,30

Artisti
Marco Mazzi
Generi
arte contemporanea, personale

Camera blu di Marco Mazzi (Firenze, 1980), la prima mostra che apre il programma espositivo 2022-2023 dell’Open Studio Italo Bolano a cura della direttrice artistica Erica Romano.

Comunicato stampa

Giovedì 10 novembre ore 18.30 inaugura Camera blu di Marco Mazzi (Firenze, 1980), la prima mostra che apre il programma espositivo 2022-2023 dell’Open Studio Italo Bolano a cura della direttrice artistica Erica Romano e che sarà visitabile fino all’1 dicembre.

Pittore e artista multimediale, Mazzi è il primo ospite nello studio pratese del maestro Bolano dopo l’apertura al pubblico ad aprile e l’inizio delle numerose attività già promosse dalla Fondazione Italo Bolano. La mostra sarà arricchita anche da un live musicale venerdì 25 novembre alle ore 19.00 dal titolo “Sincronismo composito”dell’artista SADI | Sam Barreto Cardoso Bertoldi |live electronics e synth che reinterpreterà con il suono le opere in mostra attraverso un’analisi della virtualità illustrata riprodotta con il linguaggio sonoro.

La scelta si inserisce all’interno di una programmazione annuale che avrà per tema “la natura delle cose” attraverso la promozione di giovani artisti, già affermati sulla scena nazionale e internazionale, in dialogo con la ricca produzione bolaniana e il suo intimo processo creativo.

Lo studio torna così ad essere fucina di idee e laboratorio di ricerca aperto ai nuovi linguaggi, attento alle dinamiche e allo sviluppo della creatività contemporanea, a cui lo stesso Bolano ha sempre prestato grande ascolto, con spirito di curiosità e desiderio di confronto e reciproco arricchimento. L’Open Studio si appresta così ad essere una sorta di osservatorio sul panorama delle arti offrendo i suoi spazi a percorsi di dialogo possibili tra mondi e modi anche molto diversi di trattare la materia e considerarne gli esiti formali.

Il primo progetto espositivo, dunque,si apre sulle note del blu, colore rappresentativo del maestro e ricordo delle profondità marine elbane da lui tanto amate. Mazzi affronta infatti con Camera blu un tratto caratteristico della tavolozza di Bolano allestendo le pareti dello studio con tele in cui domina un blu che da freddo si fa caldo e avvolgente, rivelando una natura carica di tonalità affettive e sorprendenti. Lo spazio diventa una camera intima, privata, luogo profondo dell’anima dove anche il pensiero si libera e s’innalza. L’artista entra così nel cuore di quello che lui definisce “Blu Bolano”per farne una reinterpretazione in chiave digitale, in cui la parola “camera” intende anche richiamare l’utilizzo della fotografia come linguaggio che si integra alla pittura.

Non si tratta perciò di un semplice omaggio, ma della combinazione improbabile tra colore come materia indagata in modo quasi scientifico con l’ausilio della tecnologia e colore come natura quasi enigmatica e imprevedibile nella pratica pittorica più tradizionale. Con una decina di lavori inediti, prodotti tutti per l’occasione, Mazzi spiega il suo processo di contaminazione: fotografando piccole porzioni di alcune tele del maestro, ne ha estratto dei campioni di “Blu Bolano” che, dopo un’accurata e minuziosa elaborazione digitale quasi come al microscopio, hanno rivelato la presenza di tanti blu, una molteplicità di toni e sfumature che Mazzi ha potuto utilizzare come tinte base per dipingere digitalmente.

I paesaggi naturali e urbani fotografati sul territorio toscano, allora, sono stati filtrati da un colore nuovo, unico e originale, che ha reso la natura irrealistica e forse più interiore, quasi onirica, stravolgendone la visione abituale, ormai entrata come corpo unico dentro le maglie divelte della realtà, in strutture inesistenti che il colore tiene insieme. Lo sguardo è invitato ad entrare dentro spazi mentali privi di riferimenti e a ricreare un’altra immagine, stavolta personale, che chiama in causa lo spettatore e la sua immaginazione, restando in contatto con l’opera attraverso un approccio introspettivo e mediato da ciò che è più facile intuire che leggere con logica chiarezza.

La pittura digitale emula infine il gesto pittorico e si fa spazio nella rappresentazione delle atmosfere dell’anima lasciando emergere la potenza del colore come veicolo privilegiato nella comunicazione del non-detto e nei silenzi eloquenti che solo l’arte è in grado di offrire.

A chiudere la mostra una tela lasciata quasi bianca, una delle 30 appartenute a Italo Bolano e che lui non ha potuto dipingere, offerta a tutti gli artisti ospiti dello studio come spazio tangibile di condivisione di un processo. Mazzi ha scelto di non operare in maniera evidente, ma di far sì che su quella tela resti il potenziale latente di un incontro sentito ancora così vivo e inesprimibile.