Il 18 novembre ricorre il centenario della morte di Marcel Proust: l’ultima casa abitata dall’autore della Recherche, al 41 di rue Amiral-Hamelin, nel 16esimo arrondissement è oggi un albergo. Curiosamente, in un diverso angolo di Parigi, Rive Gauche, c’è un edificio, anch’esso oggi trasformato in hotel, dove è stato scritto un altro capolavoro della letteratura del Novecento. L’hotel, aperto recentemente, è il Pavillon Faubourg Saint-Germain e il libro è l’Ulisse di James Joyce. Siamo in rue du Pré aux Clercs, angolo rue de l’Université. L’Istituto di Sciences PO è dietro l’angolo, a pochi minuti ci sono i famosi caffè attorno a Saint-Germain-des-Prés che nel dopoguerra sono stati ritrovo dell’intellighenzia francese. I tre edifici che ora ospitano il Pavillon risalgono al XVII-XIX secolo e fra le pareti aleggia ancora la memoria di illustri locatari: James Joyce, appunto, che vi completò la moderna odissea di Leopold Bloom ma anche T. S. Eliot. Qui esisteva già un hotel, ma i lunghi lavori di rinnovamento ‒ ai comandi l’architetto Vincent Bastie e per il design d’interni Didier Benderli ‒ hanno completamente trasformato quest’angolo di rue du Pré aux Clercs. Al numero 5 c’è ora l’ingresso dell’hotel, al 3 il bar letterario “James Joyce”, all’1 il ristorante “Le Parisiens” guidato dallo chef Thibault Sombardier.
Il Pavillon Faubourg Saint-Germain è l’ultima apertura del gruppo alberghiero che fa capo alla famiglia Chevalier, già proprietaria di diversi boutique hotel di lusso nella capitale fra cui l’Hotel du Petit Moulin (nel Marais), interamente arredato da Christian Lacroix. Poi il Pavillon de la Reine in place des Vosges e il Pavillon des Lettres a pochi passi da rue du Faubourg Saint-Honoré.
IL PAVILLON FAUBOURG SAINT-GERMAIN A PARIGI
L’ingresso monumentale con un soffitto alto cinque metri è quello delle grandi dimore parigine. A sinistra l’occhio è catturato dalla sala biblioteca, interamente foderata di libri: 1500 titoli della Collection Blanche NRF di Gallimard che richiamano la vocazione letteraria della Rive Gauche. È la sala adatta alle soste tranquille dedicate alla lettura di un quotidiano o di un libro prelevato dagli scaffali, ma anche a incontri informali.
Di fronte all’ingresso, il grande salone vetrato è arredato con pezzi di design, mobili disegnati su misura e colpisce per le sfumature di verde delle pareti interamente tappezzate da una composizione lunga 15 metri in Toile de Laque. È un richiamo alle vibrazioni coloristiche della lacca e invita l’ospite a una sosta immersiva davanti al camino in stucco, opera dell’artigiano/scultore François Mascarello, quasi si fosse dinanzi alle Ninfee del Musée de l’Orangerie.
Le 47 fra camere e suite hanno metrature che vanno dai 20 metri quadrati della camera classica fino ai 70 metri quadrati della suite più bella, che non poteva che essere dedicata a James Joyce. In parte mansardata, visto che ci troviamo sotto i tetti, con ambienti che fanno rivivere l’atmosfera bohemienne in chiave lussuosa. Nei mobili sottofinestra ritornano i titoli di Gallimard che assieme alla vista sui tetti di Parigi trasmettono una sensazione di intimità domestica, come quella che si vivrebbe in un appartamento privato.
Dalle camere, l’ascensore permette di accedere direttamente alla piccola piscina sotterranea e alla Spa. Ricavare locali di questo genere in edifici storici è sempre complesso, ma gli architetti sono riusciti a ottenere spazi dove gli ospiti si possono ritagliare momenti di puro relax in pieno centro a Parigi. Nel secondo dopoguerra in questi locali sotterranei aveva sede il Quod Libet, un mitico cabaret dove, fra gli altri, mosse i primi passi della sua carriera Léo Ferré.
IL BAR E IL RISTORANTE DEL PAVILLON FAUBOURG SAINT-GERMAIN
Il salone letterario è lo spazio polmone fra la reception e il bar “James Joyce”. Qui, in onore dell’illustre inquilino, vengono serviti alcuni cocktail signature come il “Bloom like a Geisha”, dove il cognome del protagonista dell’Ulisse strizza l’occhio al tè Sakura e allo Yuzu. Ma la carta è davvero ampia e, oltre ai cocktail, si sceglie fra whisky, vodka, gin, rhum, pisco, tequila, mezcal, distillati francesi, birra e sidro.
Il nome con cui è stato battezzato il nuovo ristorante “Le Parisiens” è anch’esso un rimando ai “Dubliners” (Gente di Dublino) di Joyce. A guidare il locale è stato chiamato Thibault Sombardier, assistito da Matthieu Pirola, suo complice in diverse iniziative nel settore della ristorazione. Sombardier si è fatto conoscere dal grande pubblico per la partecipazione alla finale di Top Chef, poi ha conquistato la stella nel ristorante Antoine e ha aperto i bistro-chic Mensae e Sellae. A “Le Parisiens” propone la filosofia della neo-brasserie che gli è cara: informalità elegante con piatti classici come l’astice con salsa Savora, la tartare o i ravioli alle lumache.
IL GRUPPO CHEVALIER
Chevalier si è ormai imposto da anni come marchio familiare dell’hôtellerie haut de gamme parigina. Tutto è cominciato tre generazioni fa e, come è accaduto spesso nella ristorazione parigina del XIX e XX secolo, le radici sono da ricercare in Alvernia. Il nonno degli attuali proprietari, come tanti altri gestori di locali della capitale, era originario della regione nel centro della Francia e negli Anni Cinquanta fece fortuna con una catena di birrerie nell’ovest della capitale. I suoi figli hanno intuito che l’hôtellerie di lusso poteva essere il settore su cui sviluppare l’azienda di famiglia e dalla metà degli Anni Ottanta c’è stata la svolta. Protagonista è stata la figlia, Madame Chevalier, rimasta sola a capo del gruppo che intanto si andava ampliando con successive acquisizioni di hotel. Dal 2008 è affiancata del figlio Jérôme e dal 2020 da Éric.
Dario Bragaglia
https://it.pavillon-faubourg-saint-germain.com/
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