Il gallerista tedesco Johann König accusato di molestie sessuali

Ben dieci donne accusano Johann König di comportamenti censurabili ma lui nega tutto: in seguito alle accuse, l’artista italiana Monica Bonvicini, rappresentata dal gallerista tedesco, interrompe la sua collaborazione

Come riportato dal settimanale tedesco Die Zeit, diverse donne hanno accusato Johann König, influente gallerista della König Galerie con sedi a Berlino e a Seoul, di molestie fisiche e verbali a sfondo sessuale. König, che rappresenta artisti del calibro di Elmgreen&Dragset, Katharina Grosse, Refik Anadol ed Erwin Wurm, ha fermamente negato tutte le accuse. Tuttavia, le testimonianze pubblicate da Die Zeit alla fine di agosto hanno gettato un’ombra non indifferente sulla reputazione del gallerista, che ha dovuto chiudere lo spazio viennese inaugurato appena un anno fa e rinunciare alla collaborazione con una delle artiste più importanti della sua scuderia: l’italiana (ma mezza tedesca di adozione) Monica Bonvicini (Venezia, 1965).

LE ACCUSE DI MOLESTIE SESSUALI CONTRO JOHANN KÖNIG

König ha deciso di ricorrere per vie legali contro Die Zeit, definendo “falso e fuorviante” l’articolo che lo incrimina. Il report, inizialmente rimosso per ingiunzione di una corte di Amburgo, è stato ripubblicato poco dopo, anche se non nella sua versione integrale per rispettare le direttive del giudice. L’indagine di Die Zeit si è svolta nell’arco di tre anni; come spesso accade, le testimonianze sono state coperte dall’anonimato, poiché molte delle vittime, lavorando nel mondo dell’arte, temevano lo scontro con una personalità così influente come quella di König. Recentemente, tuttavia, alcune delle donne coinvolte hanno deciso di uscire allo scoperto e di approfondire gli episodi di presunta molestia.

In tutto, le accuse contro il gallerista provengono da dieci donne di differenti nazionalità, oltre a diverse testimonianze di persone non direttamente colpite. I contesti e le modalità degli avvenimenti sono svariati: c’è chi riferisce di essere stata toccata e assalita mentre ballava, chi racconta di abusi di potere e chi di commenti sessisti. Una delle vittime, che sul report del Die Zeit compare come Sarah M., rivela di essere stata baciata da König senza avergli dato il suo consenso, mentre un’altra donna, all’epoca dei fatti impiegata in una galleria parigina, afferma di essere stata bloccata fisicamente dall’uomo durante una festa. König le avrebbe baciato il viso e leccato l’orecchio, premendo la propria vita contro il fondoschiena di lei. Diversi testimoni dichiarano, inoltre, di aver visto König forzare una donna a seguirlo all’interno di un bagno durante una festa in occasione della fiera parigina FIAC nel 2017. Il pattern – decisamente non inedito – è quello di donne costrette a sopportare comportamenti di violenza fisica e psicologica, senza poter muovere accuse liberamente a causa della posizione di potere del gallerista. Innocente fino a prova contraria, Johann König avrebbe tentato di giustificare alcuni avvenimenti spiegando che il suo modo impulsivo di ballare unito all’oscurità, all’alcool e alla sua scarsa capacità visiva (dovuta a un incidente avvenuto in gioventù) “potrebbero aver portato alcune donne e anche uomini a sentirsi molestati da me, o le mie azioni a essere percepite come aggressive”.

Monica Bonvicini via monicabonvicini.net

Monica Bonvicini via monicabonvicini.net

MONICA BONVICINI PRENDE LE DISTANZE DA KÖNIG

L’artista italiana Monica Bonvicini, vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1999 e del National Gallery Prize nel 2005, era rappresentata dalla König Galerie da circa dieci anni. Il suo lavoro tratta molte tematiche di stampo femminista, in particolare la critica delle strutture di potere patriarcali: coerentemente con i suoi valori e con la sua pratica artistica, Bonvicini ha preso le distanze dalla galleria berlinese, spiegando la necessità di una “pausa” finché le indagini su König non si saranno risolte.

Tuttavia, secondo il collettivo femminista intersezionale Soup du Jour, la posizione dell’artista è ambigua, tanto da indirizzarle una lettera aperta invitandola a chiarire ulteriormente i suoi rapporti con la galleria. In particolare, come si legge nel post di Facebook di Soup du Jour pubblicato lo scorso 8 novembre, il collettivo vorrebbe comprendere “se – come indicato dalla stampa finora – lei [Monica Bonvicini, NdR] abbia scelto di ‘aspettare-e-vedere’ (che potrebbe suggerire che la sua decisione di riprendere i rapporti professionali con la König Galerie sarà fondata su un verdetto legale stabilito da un sistema che costantemente delude le vittime di molestia sessuale)”. A porre fine alla questione, tuttavia, è stata proprio la König Galerie, che ha recentemente appurato la cessazione della rappresentanza di Monica Bonvicini.

LE CONSEGUENZE DELLE ACCUSE A JOHANN KÖNIG

Poco dopo le accuse pubblicate su Die Zeit, inoltre, lo spazio (di oltre 400 mq) inaugurato a Vienna solamente ad ottobre 2021 è stato chiuso. König sostiene che ciò non abbia nulla a che vedere con la causa in corso e che la sede viennese fosse solamente temporanea. D’altro canto, come riportato in un articolo di ARTnews, lo scorso anno la stessa galleria avrebbe annunciato che quella nella capitale austriaca sarebbe stata una sede “a lungo termine”. La pagina web del sito della König Galerie relativa a tali dichiarazioni è tuttora inaccessibile.

Alberto Villa

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…

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