L’artista dissidente russa Victoria Lomasko in mostra a Brescia
Fuggita dalla Russia a marzo 2022, Victoria Lomasko è protagonista della nuova mostra del Museo di Santa Giulia a Brescia. Tra disegni, grafiche e dipinti su tavola
Il Museo di Santa Giulia a Brescia prosegue il coraggioso ciclo di mostre denominato Arte Contemporanea | Diritti Umani e dedicato agli artisti “scomodi” agli occhi del potere: dopo Zehra Doğan e Badiucao, è la volta di Victoria Lomasko (Serpukhov, 1978) La mostra, curata da Elettra Stamboulis, è suddivisa in cinque sezioni tematiche, e i disegni e le grafiche dell’artista russa sono per la prima volta esposti in un’istituzione italiana.
LA STORIA DI VICTORIA LOMASKO
Lomasko nasce in una città industriale a circa cento chilometri da Mosca. Ha appena tredici anni quando, nel 1991, l’Unione Sovietica viene ufficialmente sciolta. Lomasko, dunque, trascorre l’adolescenza durante i cosiddetti “Devyanostie” (“Anni Novanta” in russo), passati alla storia come “selvaggi” a causa degli eventi epocali di cui sono stati testimoni: la dissoluzione dell’URSS e le ventate di liberalismo occidentale non furono altro che un fuoco di paglia, immediatamente spento dal collasso degli apparati statali e da un’inflazione galoppante. Nel 2003, Lomasko consegue il diploma in Arti Grafiche presso l’Università di Mosca e, da subito, intraprende la strada di un’arte provocatoria, già percorsa da suo padre, anch’egli artista. Quella di rimanere in Russia e di praticare un fervente attivismo (o meglio “artivismo”, come direbbe Vincenzo Trione), nonostante il pericolo e la censura con cui inevitabilmente si scontrava, non fu una scelta, bensì un’azione di responsabilità in quanto artista. Con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, tuttavia, la pressione politica su coloro che contestavano il regime di Putin è aumentata a tal punto da costringere Lomasko a lasciare il suo paese, rinunciando al prezioso punto di vista interno di testimone. Victoria Lomasko, nel corso degli anni, ha esposto le sue opere al museo Reina Sofía di Madrid, che ha acquisito parte dell’archivio, nonché a Basilea e a Londra. Il suo lavoro, inoltre, è stato esposto a Documenta 15, a Kassel.
LA MOSTRA DI VICTORIA LOMASKO A BRESCIA
La mostra Victoria Lomasko. The Last Sovietic Artist presenta opere realizzate dal 2011 al 2022: nel corso di quest’ultimo decennio, l’artista ha raffigurato le condizioni del popolo russo, in particolare i lati spesso taciuti dalla narrazione dei media occidentali. Non solo le tematiche, che spesso evidenziano situazioni di protesta nei confronti del potere, ma anche lo stile messo in pratica da Lomasko sono in netto contrasto con l’estetica del regime: il disegno con cui l’artista tratteggia le figure, infatti, richiama l’iconico realismo sovietico, fortemente condannato dalla Russia putiniana per la potenza con cui è in grado di narrare la denuncia sociale.
LE OPERE DI VICTORIA LOMASKO IN MOSTRA A BRESCIA
Lomasko sfrutta abilmente il colore per evocare specifiche reazioni nello spettatore. L’artista passa dal drammatico bianco e nero dei primi lavori (come le serie Drawing Lessons at a Juvenile Prison e Forbidden Art, realizzate fra il 2010 e il 2014) alle più recenti e accese cromie di Frozen Poetry (2021), in cui si incontrano memorie personali unite a simboli della protesta sociale. A chiudere l’esposizione è una serie di cinque tavole di grandi dimensioni che – attraverso lo sviluppo dei concetti di isolamento, fuga, esilio, vergogna e umanità – esprime il doloroso abbandono della Russia da parte dell’artista. Utilizzando un sistema di simboli e rappresentazioni tanto complesso quanto privo di edulcorazioni, i Five Steps (questo il titolo della serie) racchiudono la testimonianza di mesi difficili, anche a causa del sentimento anti-russo che, almeno nelle prime fasi del conflitto, imperversava in Europa: per chi, come Lomasko, fuggiva dalla Russia, l’Occidente era al contempo un rifugio e un luogo di stigma sociale. Queste opere, senza dubbio le più potenti tra quelle in mostra, sono state realizzate in situ da Lomasko durante un mese di residenza a Brescia, dove rimarranno permanentemente: l’artista ha infatti deciso di donarle al Museo di Santa Giulia come ringraziamento per l’accoglienza e il rispetto ricevuti.
LA CITTÀ DI BRESCIA E IL SUPPORTO AGLI ARTISTI DISSIDENTI
La città di Brescia continua a dimostrare attenzione nei confronti di un’arte cosciente delle difficoltà che, in molti Paesi del mondo, la libertà individuale e collettiva si trova ad affrontare. Secondo il sindaco Emilio Del Bono, si tratta di una responsabilità imprescindibile per una città che – insieme a Bergamo – si appresta ad assumere il ruolo di Capitale Italiana della Cultura 2023. La voce dell’arte politica, che si confronta direttamente e attivamente con le iniquità della realtà circostante, è ancora più forte se supportata dalle istituzioni. In questo modo, il museo può effettivamente adempiere al ruolo di piattaforma di dibattito pubblico, offrendo occasioni di riflessione al di là delle propagande mediatiche.
Alberto Villa
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