Le opere video di Valentina Triet e Margaret Salmon a Roma
Sfidano i meccanismi dell’apprendimento le opere video di Valentina Triet e Margaret Salmon, in mostra negli spazi di Lateral Roma
Lateral Roma è un luogo nato dal desiderio di Geraldine Tedder e Mathias Ringgenberg (PRICE) di connettersi con la città di Roma nel periodo in cui erano ospiti in residenza all’Istituto Svizzero. Hanno scelto una scatola bianca, con le pareti di vetro incorniciate dagli edifici residenziali del quartiere Appio Latino, e da qualche tempo anche la curatrice Marta Federici è parte del progetto. L’art space funziona come una piattaforma di sperimentazione – ma anche di “resistenza simbolica”, come viene dichiarato sul sito – e tanto la programmazione quanto la metodologia di ricerca sono pensate per diffondersi biologicamente, quasi per errore o accidente. Chi è ospite può dedicarsi a residenze e laboratori, lecture e performance, con pratiche e poetiche multiformi. Come Back to the leave, un workshop dedicato alla danza e alla voce che verrà tenuto da PRICE e Michele Rizzo dal 7 al 9 dicembre.
LA MOSTRA DI VALENTINA TRIET E MARGARET SALMON A ROMA
È in questo luogo che Valentina Triet e Margaret Salmon sono accostate in occasione della nuova mostra. Le tre proiezioni di Valentina Triet (Svizzera, 1991) sono presentate tutte insieme nello spazio: una coppia alla sinistra dell’ingresso e una a occupare l’intera superficie della parete frontale. Sui tre video, ossessivi e delicati, si riversano loop di immagini statiche, a una velocità tale per cui forme e cromie possano accumularsi nella memoria delle retine: campi di fiori, pois, merletti… Come un mantra le ripetizioni modulari della serie Pattern as Teacher (2021-22) restituiscono una circolarità rassicurante, ma anche ambigua e criptica, in cui la mente può rimanere incastrata per ipnosi oppure procedere per astrazione e riconoscimento, nel tentativo di comprendere l’eventuale regola che governa ogni serie. In uno dei video si susseguono manciate di punti luminosi: sono lampioni, ma potrebbero essere gli occhi di creature fiabesche. Gli still delle luci, così come quelli dei prati, sembrano cartoline dal mondo esterno, un mondo che da Lateral Roma diventa spesso la controparte dello spazio spalancato sulla strada.
Solo avvicinandosi alla parete animata da prati di fiori gialli si può scorgere Mm (2017) di Margaret Salmon (New York, 1975), un’opera scelta per rivestire il ruolo di una nota a piè di pagina. Masculine, male, macho, motorbike… La lettera M, scandita, biascicata o sussurrata, è la protagonista sonora della cronaca sportiva documentata dalle immagini di Salmon. La concentrazione necessaria ai piloti per sostenere infiniti giri di track racing sembra evocare la tecnica – manuale o industriale – esasperata che porta alla realizzazione dei ricami perfetti oggetto delle ricerche iconografiche di Triet, entrambe forme di apprendimento rigide e regolamentate. In Mm l’intenzione didattica e la chiave ironica giocano all’unisono per trasformare la visione in un’esperienza distorta di apprendimento infantile sotto la guida di una voce modulata per diventare un’insegnante femminista, un esercizio linguistico o una sorta di poesia alfabetica. La domanda è se all’interno della griglia della parola sia possibile un margine di rivoluzione, oppure se ci sono limiti insuperabili e integrati nella struttura stessa del medium linguistico.
I MECCANISMI ESAMINATI DA SALMON E TRIET
Un equilibrio raggiunto sperimentando la propria variabile all’interno di parametri prestabiliti può trasformare un’azione meccanica in una forma imprevedibile. Lo spiega bene Michel de Certeau, l’antropologo francese autore de L’invenzione del quotidiano, quando utilizza il termine bracconaggio per riferirsi ai modi in cui gli utenti sfidano i sistemi di organizzazione rigidamente imposti attraverso l’iniziativa individuale e la creatività. Dal lavoro di straforo nelle catene di montaggio alle camminate per le vie metropolitane, fino agli stratagemmi del linguaggio, della memoria e delle fiabe popolari, le innumerevoli tattiche a disposizione degli user hanno “come luogo solo quello dell’altro”. All’inquietudine per il loop e all’avversione per la ridondanza Salmon e Triet rispondono mettendo sotto esame le abitudini comportamentali, i rituali contemporanei e le modalità con cui vengono costruiti i paesaggi della lingua, oppure, silenziosamente, insistendo su una forma di piacere per la modularità che è “puramente” visuale.
Leonardo Caldana
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