La straordinaria collezione del Monte dei Paschi in mostra a Siena
La mostra nel Complesso di Santa Maria della Scala di Siena racconta il legame tra una storica banca e il territorio in cui era inserita, usando l’arte come bussola
Arte senese: dal tardo Medioevo al Novecento nelle Collezioni del Monte dei Paschi di Siena è il titolo scelto dalla curatrice Laura Bonelli per costruire un percorso espositivo lungo otto secoli. Attraverso la selezione di un nucleo ridotto di opere provenienti, appunto, dalle collezioni dell’istituto bancario, tra i più antichi al mondo, intesse un racconto legato al territorio e frutto di un lungimirante mecenatismo.
Ospitata negli spazi del Complesso di Santa Maria della Scala a Siena, la mostra presenta una serie di mirabili opere tra pitture e sculture realizzate fra la metà del XII secolo e il primo ventennio del XX secolo. Anche se non brilla per l’allestimento, l’esposizione lascia emergere l’importanza del ruolo giocato dal Monte dei Paschi all’interno di un tessuto economico, sociale e antropologico fortemente segnato dalla sua presenza sul territorio, grazie alla sua fervida attività di mecenatismo.
LE OPERE DELLE COLLEZIONI DEL MONTE DEI PASCHI
A introdurre lo spettatore alla mostra sono due rarissimi dipinti su tavola, La Madonna col Bambino e Santi (1230-40) del Maestro di Tressa, emblematica personalità attiva a Siena e nel suo hinterland tra gli Anni Venti e gli Anni Cinquanta del Duecento, Ad accompagnarla è il Christus Triumphans (1250-60), opera matura di Margarito d’Arezzo, provenienti anch’essa dalla raccolta Chigi Saracini.
Singolare risulta il piccolo trittico di Tino di Camaino, Madonna col Bambino, Santa Caterina e San Giovanni Battista: datato 1329-32 e realizzato in marmo apuano, sembra quasi voler emulare i contemporanei dipinti su tavola destinati al culto devozionale privato. Come testimonia in tal senso anche il piccolo ma preziosissimo trittico Crocifissione con la Vergine e i Santi Maddalena e Giovanni Evangelista dolenti, realizzato da Pietro Lorenzetti nel 1335.
Seguendo il percorso espositivo si possono ammirare dipinti di maestri tardomedievali come Andrea di Bartolo, Benedetto Bindo o Martino di Bartolomeo, per giungere al primo Quattrocento con le pregiate tavole di Stefano di Giovanni detto il “Sassetta”, dalla cui analisi emerge la sua grande capacità di rapportarsi, in quegli anni, alle scoperte di Donatello e Masaccio senza mai rinnegare il proprio legame con la preziosità del Gotico senese.
Preziosità che ritorna con raffinata eleganza nella Madonna col Bambino e i Santi Girolamo e Bernardino e quattro angeli (1450) di Sano di Pietro, famosissimo fra la cosiddetta committenza “tradizionalistica”.
LA MOSTRA NEL COMPLESSO DI SANTA MARIA DELLA SCALA
Cronologicamente si passa alle opere degli interpreti della Maniera all’ombra della balzana come Giovanni Antonio Bazzi detto il “Sodoma” o Domenico Beccafumi, accostate a quelle del Brescianino o del Riccio che del Sodoma fu genero ed erede.
E ancora i dipinti di Francesco Vanni realizzati nell’ultimo ventennio del Cinquecento, che risentono della forte influenza cromatica esercitata dal lavoro di Federico Barocci, fino al sorprendente naturalismo del caravaggesco Rutilio Manetti. Qui la storia ci suggerisce la data del 1655, anno dell’ascesa al soglio pontificio di Fabio Chigi come Alessandro VII, che stimolò l’apertura della città verso le tendenze barocche come viene ben testimoniato dalla Carità romana (1650) di Domenico Manetti o dalle numerose tele di grande formato di Bernardino Mei.
Non potevano mancare le opere del vedutista fiorentino Giuseppe Zocchi, che nelle due tele del 1748-49 raffiguranti Piazza del Campo di giorno e di notte, attraverso la minuziosa descrizione dei particolari, si pone come testimone oculare della storia e arbitro del gusto.
Conclude e completa la mostra un gruppo di opere nate nel contesto accademico e firmate da maestri come Luigi Mussini, Cesare Maccari e gli scultori Giovanni Dupré e Fulvio Corsini.
Gino Pisapia
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