“Dopo 30 anni a Silvana Editoriale fondo Dario Cimorelli Editore”
Grazie a Dario Cimorelli, per 30 anni a Silvana Editoriale, quest’ultima è diventata un punto di riferimento nell’editoria d’arte. Ora l’ex direttore generale fonda una nuova società a suo nome, che si occuperà anche di organizzare mostre e insegnare i mestieri dell’editoria
Lo scarno comunicato ufficiale l’ha definita “una variazione organizzativa”. In realtà è un vero e proprio terremoto. Dopo trent’anni e diecimila libri, Dario Cimorelli ha lasciato la direzione generale di Silvana, che sotto la sua guida è diventato uno dei maggiori player nazionali dell’editoria d’arte. Il testimone torna alla proprietà e passa ora nelle mani di Michele Pizzi, che con Cimorelli ha lavorato per quasi un quindicennio. “Alla soglia dei sessant’anni è giunta l’ora di voltare pagina”, spiega sornione l’ex direttore generale, nato a Roma nel 1964, il quale si è messo in proprio fondando una nuova società che porta il suo nome, Dario Cimorelli editore, seguendo le orme di altre aziende riconducibili al loro fondatore come Umberto Allemandi, Giorgio Mondadori o Gabriele Mazzotta.
Non sarà la copia del “progetto Silvana”, bensì una struttura agile e dinamica, con pochi dipendenti, pronta a imporre un nuovo passo a un settore che ha bisogno di novità. Accanto all’editoria selezionata con un occhio di riguardo alla saggistica, le altre due linee guida saranno l’organizzazione delle mostre e una scuola per professionalizzare il mondo dell’arte e dei cataloghi. D’ora in avanti il sistema cambierà pelle con un attore che certo non intende giocare in difesa. In questa intervista Cimorelli fa un bilancio della sua attività trentennale e traccia le linee per il futuro.
INTERVISTA A DARIO CIMORELLI
Per quale ragione dopo trent’anni hai lasciato Silvana? Dissapori con la proprietà?
Assolutamente no. Lo dimostra il fatto che rimango ancora consulente per quasi un anno nel settore relativo all’organizzazione delle mostre. Per me è finito un ciclo. Il mio progetto con la casa editrice che ho avuto l’onore di portare ai vertici nazionali e internazionali finisce qui.
Perché?
A quasi sessant’anni ho deciso di rimettermi in gioco tentando nuove sfide.
L’editoria è in crisi e fondi a Milano una nuova casa editrice mettendoci la faccia visto che avrà il tuo nome, Dario Cimorelli editore.
Come direbbe Fabrizio De André, vado in direzione ostinata e contraria. Detto ciò, l’editoria non è affatto in crisi. Si trova in una fase di profonda mutazione che va interpretata nella maniera corretta. Appaiono oramai obsoleti i modelli omologati con cataloghi usa e getta che durano il tempo di una mostra. È necessario puntare sui long seller, ovvero quei libri di studio e di documentazione scarsamente proposti da un mercato dove la saggistica d’arte viene ingiustamente trascurata. È poi necessario seguire la strada delle monografie rendendo esauriente il percorso di grandi testimonial. Non è possibile per esempio che per conoscere un artista sia necessario acquistare dieci tomi in quanto ognuno affronta un aspetto differente e sin troppo parcellizzato della sua ricerca. A prevalere saranno due fasce commerciali, le guide brevi e i volumi di approfondimento. Ciò che sta nel mezzo rischia di sparire o di essere inghiottito dal web.
Cosa prevede il tuo nuovo progetto?
Un numero limitato di uscite all’anno nell’ambito di una struttura flessibile e dinamica. La domanda ha un enorme bisogno di contenuti che cercherò d’intercettare. Il mio desiderio è lavorare più sui progetti che sulla gestione di un’azienda. Accanto all’editoria, la società prevede altri due settori: l’organizzazione di eventi espositivi e una scuola per le professioni del settore.
La scuola è una novità. Come funzionerà?
Sino a ora non esisteva un insegnamento per redattori, correttori di bozze, registrar, uffici stampa, social media manager e così via. La mia scuola spero possa colmare un vuoto creando nuovi professionisti. Sono convinto che la formazione sia particolarmente importante in un sistema integrato come quello attuale. In questi trent’anni mi sono trovato di fronte a molti giovani volenterosi che hanno dovuto imparare sul campo pagando cara la loro inesperienza visto che nessuno li poteva aiutare.
LA STORIA EDITORIALE DI DARIO CIMORELLI
Torniamo all’editoria. Quanti titoli hai intenzione di pubblicare?
Direi cento all’anno.
E quanti clienti porterai via a Silvana?
Avremo due specificità differenti e nessuno si farà male.
In Silvana quanti titoli si realizzano ogni dodici mesi?
Circa 400 e in trent’anni ne ho pubblicati diecimila.
Troppi. Non sono mancati libri brutti. Di cosa ti penti?
Di nulla, ma in effetti ti posso confessare che ci sono stati tanti volumi che non avrei voluto pubblicare.
Quanto fattura oggi Silvana?
Nel 2022 il giro d’affari è stato di 10 milioni di euro. Lascio una società sana formata da una squadra competitiva di 50 professionisti che sarà gestita ottimamente da Michele Pizzi con cui ho collaborato per quattordici anni.
Com’era la società alla metà degli Anni Novanta, quando hai preso il comando?
Una realtà marginale con 2-3 dipendenti e un fatturato che si aggirava intorno ai 600 milioni di vecchie lire. Oggi posso dire con orgoglio che Silvana gioca un ruolo di primo piano nel panorama editoriale non solo in Italia ma anche all’estero, con una presenza di rilievo in Francia e Belgio.
Quando è iniziata l’espansione?
Nel 1997. Quell’anno abbiamo messo a segno un grande colpo assicurandoci la pubblicazione del volume dedicato a Dama con l’ermellino di Leonardo proveniente dal Czartoryski Muzuem di Cracovia. Il capolavoro è stato esposto al Quirinale, a Brera e a Pitti e il libro ha venduto oltre diecimila copie.
Altri successi editoriali?
I volumi su Parmigianino, Duccio di Buoninsegna, Perugino, Bellini, Lotto, Antonello da Messina.
Insomma tutta la storia dell’arte antica. E il moderno e contemporaneo?
Le pubblicazioni sono ovviamente tante, ma gli acquirenti dei libri, è inutile negarlo, sono più attratti dall’antico.
Qual è stato il momento più difficile della tua gestione?
Il 2014 con la messa in liquidazione dell’Amilcare Pizzi, dove Silvana stampava tutti i suoi libri. La storica azienda tipografica aveva investito su impianti non funzionali in quella congiuntura e i costi di gestione erano troppo elevati.
Nei trent’anni di Silvana quali trend hai saputo anticipare?
Sono stato tra i primi a occuparmi di design e di fotografia, due settori piuttosto trascurati sino a dieci anni fa. Una mia grande passione poi è la grafica pubblicitaria e nel 2019 ho curato, insieme a Stefano Roffi, un libro su Carosello.
Tra i volumi più prestigiosi che hai realizzato ha un significato particolare The Story of (my) Exhibition, l’ultimo libro a cura di Germano Celant dedicato a 34 mostre fondamentali da lui curate tra il 1967 e il 2018. È stata un’opera a cui ti sei dedicato con particolare passione dove per mesi hai lavorato fianco a fianco con Germano. Come giudichi quell’esperienza?
È stata per me fondamentale sia sotto il profilo umano sia professionale. Germano mi ha reso pienamente consapevole che soprattutto oggi, nell’era dei social, il libro deve avere un valore formativo senza rischiare di essere travolto dall’attualità. Forse è proprio dai lunghi colloqui che ho avuto con lui che è scattato in me il desiderio di cambiare pagina.
Alberto Fiz
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