Elias Cafmeyer, l’artista che porta Bruxelles a Milano

Entrare nella stazione di Milano Lancetti e ritrovarsi a Bruxelles. Accade grazie alla mostra site specific di Elias Cafmeyer, un poliedrico cortocircuito nella realtà. Ne abbiamo parlato con lui

Lo scorso ottobre è stata inaugurata un postoiMPOSSIBILE, la nuova stagione espositiva di spazioSERRA. Il collettivo, oggi divenuto associazione non profit di promozione culturale, promuove un ciclo di sei mostre, ciascuna rivolta agli artisti/collettivi selezionati per ri-concepire questo luogo nella stazione di Milano Lancetti. In occasione della prima mostra, Connecting Stations of Past and Present, abbiamo parlato con l’artista belga Elias Cafmeyer (Bruges, 1990).
Da sempre interessato all’urbanismo e più generale allo spazio pubblico, Cafmeyer lavora principalmente con la scultura. Materiali industriali, metallo, legno e calcestruzzo sono gli elementi che compongono le sue installazioni, presentate in alcuni dei musei belgi più importanti, quali S.M.A.K. (Gand) ed Extra City (Anversa) e in gallerie d’arte come Keteleer e mariodecannière (Anversa).

Exhibition view Connecting Stations of Past and Present, mostra di Elias Cafmeyer a cura di spazioSERRA. Courtesy spazioSERRA

Exhibition view Connecting Stations of Past and Present, mostra di Elias Cafmeyer a cura di spazioSERRA. Courtesy spazioSERRA

INTERVISTA A ELIAS CAFMEYER

Per la prima volta ti troviamo in Italia. Comw nasce il tuo progetto per l’open call indetta da spazioSERRA?
In Italia per la prima volta solo come artista. In realtà il mio rapporto con Milano conta ormai una decina d’anni. Prima come modello, poi una lunga storia d’amore e infine come turista. Ora, però, sono qui come artista e non nego il mio entusiasmo rispetto a questa occasione. Di fatto quell’ “altrove” incollocabile, richiesto nell’open call di spazioSERRA, è stato il pretesto per creare finalmente un legame visivo tra Bruxelles e Milano. Per la prima volta ho dato vita a un’opera prettamente autobiografica, un vero e proprio turning point nel mio lavoro. Così è nata Connecting Stations of Past and Present, una mostra site specific in cui Belgio e Italia si incontrano.

Raccontaci meglio.
Si tratta di un’installazione in cui convivono pilastri portanti, una macchinetta che vende biglietti, cartelli segnaletici e pavimento in PVC. Ciascun elemento ha un riferimento personale, emblematico è sicuramente il poster appeso alla colonna, che racchiude le quattro vite di cui vi parlavo prima. Lo sfondo del Duomo di Milano accoglie la mia immagine da modello, mentre un messaggio in francese ricorda il mio amore per questa città e non solo.

Nonostante le assonanze, le due stazioni differiscono totalmente. Qual è il legame che intercorre tra le due?
La mia installazione non è una copia dal vero di Bruxelles-Schaerbeek, ma piuttosto un simulacro, che possa evidenziare gli aspetti simili e dissimili. Entrambe le stazioni sono poste nella zona nord delle rispettive città, zone periferiche e per questo poco conosciute. La stazione di Bruxelles è nota alla cronaca per l’attentato al Bataclan (nel 2016 i netturbini trovarono resti di un pc, di un tablet e di un cellulare a Schaerbeek, appartenenti agli attentatori della strage nella sala da spettacolo di Parigi) e simbolo dei contrasti che convivono all’interno di questa città. Il patrimonio culturale della mia terra natale subisce una distruzione costante, che, comunque, facciamo finta di non vedere.

E Lancetti invece?
Parallelamente Lancetti, che per anni è stata la fermata più vicina a casa mia quando vivevo in Italia, è una delle zone più trascurate nel milanese. Questo sostrato cittadino mi ha sempre affascinato, ed ecco il motivo per cui le due stazioni sono diventate il soggetto di questa installazione. Eppure, sebbene l’aspetto urbanistico sia comparabile, quello architettonico e legato al design è totalmente diverso. Lo si vede fin da subito: i pilastri hanno forme e colori diversi, i cartelli segnaletici si differenziano totalmente per supporto e illuminazione e anche il pavimento assume un aspetto differente. Queste diversità sono motivo del glitch, fortemente voluto.

LA MOSTRA DI ELIAS CAFMEYER A MILANO

Perché l’esigenza di creare questo cortocircuito? Cosa ti aspetti dai passanti e aspiranti visitatori?
SpazioSERRA è uno spazio liminale, luogo e non-luogo. Si trova in una stazione metropolitana e dunque vanta un pubblico che, nella maggioranza dei casi, è involontario. Da sempre sono interessato allo spazio pubblico e in particolare ai trasporti, non solo perché la mia famiglia lavora in questo ambito, ma anche perché ci permette di comprendere come si organizza una società.
Cambiare la percezione dei passanti rispetto a questo spazio rappresenta l’urgenza di questo lavoro. Per farlo mi sono servito anche del grande manifesto pubblicitario che invita a visitare il Belgio; ho voluto scomodare la narrativa del turismo per spezzare la frenesia dei pedoni e ricevere la loro attenzione.

È la prima volta che ti interfacci con un progetto del genere?
In realtà la prima volta è stata all’interno di un giardino privato olandese. In quel caso ho voluto giocare sulle due diverse concezioni di spazio verde, per cui ho ricreato un giardino belga in Olanda. Infatti, seppur si tratti di due popolazioni molto simili, le architetture da loro proposte differiscono. Si tratta di una questione religiosa, in Olanda, dove vivevano i protestanti, le case sono più piccole, mentre in Belgio, dove è presente una maggioranza cattolica, si predilige un modello decorativo più accentuato che adorna abitazioni di maggiori dimensioni. Lo stesso avviene negli spazi verdi, i belgi amano piantare fiori e piante come ornamento. Così, in occasione di un’esposizione temporanea, ho deciso di rimuovere parte dei sampietrini all’interno di un cortile privato e inserire la pavimentazione belga, al lato della quale è stato presentato un piccolo giardinetto decorato. Una linea di demarcazione differenzia le due zone. Ancora una volta si tratta di un progetto di convivenza accogliente e disturbante.

Quando porterai, invece, un’altra città nel tuo Paese natale?
È il prossimo intervento a cui sto lavorando. Mi piacerebbe portare Milano a Bruxelles questa volta. Inversione di segno per omaggiare nuovamente questa città che mi ha accolto. In particolare, sto lavorando a una riproposizione reale di un elemento presente a Milano Lancetti.

Vittoria Mascellaro

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Vittoria Mascellaro

Vittoria Mascellaro

Vittoria Mascellaro è nata a Monza nel 1996. Si è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, per poi conseguire un biennio specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA. Attualmente è cultrice di sociologia dell’arte all’Accademia di…

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