Le fotografie di Robert Capa in mostra a Milano

A 110 anni dalla nascita, il Mudec di Milano, in collaborazione con l’agenzia Magnum Photos, celebra il lavoro di Robert Capa attraverso ottanta scatti memorabili

Prima di Robert Capa c’era Endre Ernő Friedmann (Budapest, 1913 – Thái Bình, 1954), un esiliato costretto a fuggire dall’Ungheria a causa della sua attività antifascista. Un giovane promettente che a Parigi vuole unire le sue due passioni, la politica e la fotografia, e quindi diventare fotoreporter. Francesizza il suo nome in André e conosce per caso Gerta Pohorylle, un’emigrata ebrea fuggita dalla Germania nazista. Insieme inventano Robert Capa, un fotografo di successo, elegante, ammaliante e… americano.
André nei panni di Capa indossa abiti costosi mentre lei, che si reinventerà come Gerda Taro, gestisce la sua agenzia, oltre a imparare a maneggiare una Leica. Fu l’inizio di un sodalizio sentimentale e professionale che li avrebbe portati in Spagna nel 1936 per documentare la guerra civile, una decisione basata sia sulla convinzione politica sia sull’ambizione fotografica.

Robert Capa. Nella storia, exhibition view at Mudec, Milano, 2022. Photo Carlotta Coppo

Robert Capa. Nella storia, exhibition view at Mudec, Milano, 2022. Photo Carlotta Coppo

LA MOSTRA SU ROBERT CAPA A MILANO

A 110 anni dalla sua nascita il Mudec di Milano celebra il suo lavoro con oltre ottanta stampe fotografiche, alcune delle quali inedite in Italia, oltre a una rara intervista a una radio americana nel 1947 e alcuni documenti d’epoca. Sette brevi sezioni si sviluppano in un percorso diacronico che racconta i più importanti reportage in bianco e nero. Si parte dagli esordi europei, con gli scatti di Copenhagen che immortalano Trockij durante un’orazione, mentre quelli a Berlino e Parigi testimoniano un’epoca. Si prosegue con il reportage della guerra civile spagnola (1936-39), tra cui spicca Morte di un miliziano lealista, la celebre e contestata immagine del combattente colpito a morte. Troviamo poi l’invasione giapponese in Cina (1938) con la resistenza del Kuomintang guidato da Chiang Kai-shek, e la Seconda Guerra Mondiale, con le tre fotografie scattate durante il rischiosissimo D-day.

Robert Capa, Un contadino siciliano indica a un ufficiale americano la strada presa dai tedeschi, presso Troina, Sicilia, 4-5 agosto 1943 © Robert Capa © International Center of Photography Magnum Photos

Robert Capa, Un contadino siciliano indica a un ufficiale americano la strada presa dai tedeschi, presso Troina, Sicilia, 4-5 agosto 1943 © Robert Capa © International Center of Photography Magnum Photos

POLITICA E ARTE NELLE FOTOGRAFIE DI CAPA

Non solo foto belliche ma anche di vita e arte, come quella scattata a Picasso nel suo studio di Parigi durante l’occupazione, o gli scatti a Ingrid Bergman che sarà la sua compagna dopo la tragica morte di Gerda. L’attrice si trovava in tour in Europa per intrattenere i soldati americani e nel dicembre del 1945 Capa la seguì a Hollywood lavorando come fotografo sui set. Restarono insieme fino all’estate del 1946, quando per dimenticarla Capa si recò in Turchia. Meno conosciuti ma altrettanto importanti sono il reportage di viaggio oltre la cortina di ferro in URSS (1947) con l’amico John Steinbeck e quello dedicato alla nascita dello stato di Israele (1948-50).

L’ULTIMO INCARICO DI ROBERT CAPA

Svelano la sua poetica anche le frasi che campeggiano sui muri a tinte grigie del Mudec di Milano: Come fotografo di guerra spero di rimanere disoccupato per il resto della mia vita”. La fotografia per lui è azione, politica e resistenza, è la ricerca spasmodica dell’“istante decisivo” per cercare una qualche verità. Chiude la mostra l’ultimo incarico in Indocina: nel 1954 Capa si trova in Giappone per una mostra di Magnum ma viene chiamato a sostituire un collega in Vietnam per Life. Muore nei pressi Thái Bình, dopo aver inavvertitamente calpestato una mina mentre sta scattando una foto.

Lucia Antista

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Lucia Antista

Lucia Antista

Laureata in Filologia moderna, vive a Milano, occupandosi di arte, fotografia e teatro per Libreriamo. Giornalista pubblicista, al limite della grafomania, collabora con varie testate e quando può scrive sul suo blog Luce fu.

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