L’arte contemporanea giapponese in mostra al PAC di Milano
Pittura, fotografia, disegno, scultura, installazione site specific e video: 17 artisti giapponesi leggono la realtà attraverso una lente densa e storicizzata al PAC di Milano
Emotiva, corporea, politica: è aliena e al tempo stesso molto simile a noi la realtà che si compone attraverso gli occhi di un folto gruppo di artisti giapponesi. Snodandosi attraverso i luminosi e sincopati spazi del Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, la mostra Japan. Body_Perform_Live curata da Shihoko Iida e Diego Sileo conduce gli spettatori in un percorso che affronta temi come l’identità, le relazioni, i corpi e il labile confine tra reale e invenzione, tra senso del sé e convenzione sociale.
La rassegna propone negli spazi del PAC diverse interpretazioni artistiche (realizzate tutte post-2000), presentando un tema tanto apparentemente vasto quanto in realtà specifico: resistenza e resilienza nell’arte contemporanea giapponese. Tra video-arte (stranamente materica), metalli tiepidi, abiti fluttuanti e rituali funebri per il futuro, le opere in mostra cuciono un ritratto dell’umano che dal confine personale tocca il tema dei rapporti umani e dell’ambiente, riflettendo la situazione politico-sociale del Giappone con matrici ereditate dal dopoguerra.
LA MOSTRA SUL GIAPPONE AL PAC DI MILANO
Dal video documentario di una storica performance di Yoko Ono, realizzata nel 1965 alla Carnegie Hall, all’ipnotica e nauseante installazione del collettivo Dumb Type (sorto agli onori della cronaca per il solo show al Padiglione del Giappone della Biennale Arte di Venezia appena conclusa), la collettiva spazia dalla pittura a olio alla street photography, dalla scultura multimateriale all’uso dei tessuti, fino all’installazione site specific e video di artisti nipponici (tutti nati tra il 1924 e il 1987).
Per le Prospettive Storiche, il primo capitolo, compaiono accanto al video di Ono i dipinti di due artisti del gruppo d’avanguardia Gutai Bijutsu Kyokai, Kazuo Shiraga, con un’opera materica (realizzata letteralmente con i piedi), e Atsuko Tanaka, con i pois basati sul celebre Electric Dress. Ad approfondire il capitolo su Vita e morte sono Saburo Muraoka, con una scultura che conserva il suo calore corporeo, Chiharu Shiota, allieva di Marina Abramović e dello stesso Muraoka, con una installazione inquietante e poetica, le cui propagazioni filamentose sembrano creare delle interferenze visive tra passato e futuro. Accanto a queste opere, a gennaio, si terrà una performance di Fuyuki Yamakawa con il suo battito cardiaco e il canto khoomei. E poi ancora Kishio Suga, uno degli artisti “Mono-ha”, e Yuko Mohri, le cui installazioni umide e tintinnanti, poste nel parterre che dà sul parco della Villa Reale di Milano, dialogano con la natura autunnale andando a creare un nuovo “ecosistema emotivo”.
Per La politica dell’identità e il corpo che resiste ci sono i Dumb Type, Lieko Shiga, che costruisce un ritratto fotografico collettivo di incredibile potenza, e Chikako Yamashiro, che racconta in un film la geopolitica della sua Okinawa, tra applausi, fango e flashback di guerra. Densissimo infine il capitolo Corpi coreografati e rappresentati, politica e genere, che in quattro sezioni mostra come i corpi stessi degli artisti diventino il soggetto delle loro opere: ci sono Finger Pointing Worker/ Kota Takeuchi, che ripercorre alcuni elementi chiave della storia giapponese (Fukushima inclusa); Makoto Aida, con i deliranti video di giapponesi che si camuffano dietro identità fittizie per fare discorsi semi-premonitori; Meiro Koizumi con installazioni a cinque canali dedicate ai “morti del futuro”; Yui Usui e le sue opere tessili sulla bioetica e la società, che mimano delle piastre di Petri; e Mari Katayama (che prese parte alla Biennale 2019), con i celebri ed eterei autoscatti che ritraggono la sua disabilità e bellezza. Lungo tutto il primo piano, a mo’ di filo conduttore, l’installazione di carta here (qui), you (tu), hear (senti) dell’artista della voce Ami Yamasaki.
IL GIAPPONE CONTEMPORANEO A MILANO
Molti i laboratori e le attività per portare la città a stretto contatto con le prospettive e le opere degli artisti nipponici, come la stanza a parte dedicata a Il Muschio e la Carne. Anatomia dei sensi nel Giappone di Igort, con le opere del mangaka e illustratore di fama internazionale, e la rassegna dedicata alla scena contemporanea giapponese della Cineteca Milano Arlecchino. “Questo nuovo progetto del PAC prosegue l’importante lavoro di indagine critica sulle urgenze e le complessità del mondo che ci circonda, con uno sguardo necessariamente globale”, ha commentato l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, avendo il Comune promosso la mostra, co-prodotta da Silvana Editoriale. “I 17 artisti in mostra affrontano i temi al centro del discorso contemporaneo, che mette in discussione il corpo, le relazioni, il genere e l’identità, confermando il ruolo del PAC come luogo di incontro del dialogo tra artista e pubblico al di là di qualunque confine, fisico e culturale”.
Giulia Giaume
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