Daniela De Lorenzo – L’Apostrofo
In questa mostra conduce una ricerca sul tempo interrogando la natura dei due medium, mettendo in discussione l’accadibilità dell’attimo e quindi dell’opera stessa.
Comunicato stampa
Chi conosce l’opera di Daniela De Lorenzo sa che l’oscillazione fra scultura e fotografia è una componente che da molti anni informa la ricerca post mediale dell’artista, al punto che i due poli vivono ormai di un inaggirabile gioco di reciproci rimandi.
In questa mostra conduce una ricerca sul tempo interrogando la natura dei due medium, mettendo in discussione l’accadibilità dell’attimo e quindi dell’opera stessa.
Nonostante le apparenze, quello che le immagini di Dormiveglia ci mostrano, è infatti un prelievo spazio-temporale colto letteralmente dal vivo. Se c’è un intarsio e innesto di spazialità o temporalità divergenti non è dovuto al fotomontaggio ma ad una performance messa in atto dall’artista in funzione dell’autoscatto. Un’ azione minima…si tratta di assumere una postura corporea che permetta di tenere in equilibrio, senza l’ausilio della mano, una sorta di maschera che non simula un volto ma si limita ad occultarlo, creando comunque un effetto perturbante.
Così gli autoritratti fotografici diventano inafferrabili. Si tratta dello stesso senso di inafferrabilità che si ha nella sintesi formale, e quindi astratta, che configura le sculture delle teste. E’ un astrazione bianca, stratificata, che non porta segni identitari. Volti che esistono in quanto compressione di materia, nel loro movimento incessante e per questo difficilmente riconducibili a temporalità precise. Le sculture lasciano implodere il tempo. L’artista sviluppa la forma attraverso la sovrapposizione di strati e strati di carta. È quindi una scultura che prende forma dalla stratificazione e che porta in sé, a livello espressivo, le tracce della sua creazione. Sono un montaggio di volta in volta dello stesso corpo in uno spazio nuovo e in un momento nuovo.
L’Apostrofo è allora il segno di quell’elisione che l’artista pone nel tempo, quella caduta tra il passato e il futuro nella vertigine del presente. È quindi dare forma ad un tempo multiplo contemporaneo, dare forma all’eco.