Mario Marcucci – Vola alta pittura
Una retrospettiva a 30 anni dalla scomparsa dell’artista fra i principali protagonisti della pittura del ‘900 e amico di poeti e scrittori come Mario Luzi e Eugenio Montale.
Comunicato stampa
Artista di straordinario valore, ancora oggi grandemente apprezzato, Mario Marcucci (Viareggio, 28 agosto 1910 – 2 maggio 1992) ha attraversato con la sua arte buona parte del ‘900. A trent’anni dalla scomparsa, il Palazzo delle Esposizioni di Lucca gli dedica un’ampia retrospettiva con “Mario Marcucci. Volta alta, pittura”: dal 16 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023, organizzata dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca con la Fondazione Lucca Sviluppo e promossa dall’Associazione Amici di Mario Marcucci, presieduta da Ireno Francesconi, nata a Pietrasanta allo scopo di promuovere la conoscenza dell’artista e valorizzarne l’opera.
Il Palazzo delle Esposizioni è una realtà al servizio della cultura e del territorio ed esplica questa vocazione seguendo tre linee principali: attraverso la presentazione di artisti emergenti; mettendo a disposizione le sale per mostre di grandi artisti internazionali e ospitando eventi che recuperano la memoria del territorio. Questa mostra centra due su tre di questi obiettivi: porta a nuova luce un artista, Mario Marcucci, importante per la nostra provincia e per la storia dell’arte del Novecento, caratterizzato da un’evidenza storica e culturale che ha travalicato i confini di Lucca e Viareggio. Marcucci, infatti, nel corso della sua vita, intrattenne rapporti personali e artistici, con buona parte dei più grandi creativi, poeti e scrittori del secolo scorso.
Il sottotitolo dell’esposizione, “Vola alta, pittura”, riprende, parafrasandola, una delle poesie di più intensa felicità (Vola alta, parola) di Mario Luzi, che fu tra i poeti e gli scrittori amici di Mario Marcucci e che tanto amarono la sua opera; al pari di Cesare Ghiselli, Antonio Delfini, Mario Tobino, Alessandro Parronchi, Romano Bilenchi, Eugenio Montale, Giuseppe Raimondi, Carlo Betocchi, Alberto Moravia, Carlo Cassola, Manlio Cancogni, Cesare Garboli; assieme a storici dell’arte e critici di assoluto valore, come Francesco Arcangeli e Roberto Tassi.
La mostra presenta cento opere, soprattutto acquerelli e tecniche miste su carta, che restituiscono il sapore e l’incanto di un artista votato esclusivamente alla pittura, e al desiderio di lasciarne traccia su ogni materiale, anche il più povero e dimesso, e ripercorrono l’evoluzione del suo lavoro, dagli esordi nella seconda metà degli anni Venti fino agli anni Ottanta, e i generi cui si è dedicato, con particolare riferimento ai motivi che più ha sentito propri e dentro i quali ha, quasi ossessivamente, scavato per decenni – gli autoritratti e i ritratti di persone a lui vicine, gli umili scorci della città natale, le nature morte, i fiori e le piante). Accompagna la mostra un catalogo con testi di Paolo Emilio Antognoli, Marcello Ciccuto e Sandro Parmiggiani (curatore del volume), edito da Maria Pacini Fazzi.
A testimoniare l’importanza di Mario Marcucci le tante mostre personali dedicategli, la sua partecipazione ad importanti Premi di pittura e a rassegne nazionali e internazionali (tra le quali, le edizioni della Biennale di Venezia del 1948, 1950, 1954, della Biennale di San Paolo del Brasile nel 1955, le mostre di “Pittori d’oggi. Francia-Italia” a Torino nel 1951 e 1952).
“Riunire e presentare alcuni degli esiti più alti del lavoro di Marcucci come fa la mostra di Lucca – sottolineano gli organizzatori - consente di mettere in rilievo quanto l’opera dell’artista possa tuttora suscitare un fascino che le stesse condizioni che caratterizzano la vita individuale e sociale del mondo d’oggi possono fare riscoprire, attraverso la persistente presenza del soffio della poesia e di una continua meditazione sui caratteri dell’umana esistenza. Nello stesso tempo, di fronte ad alcuni osannati, spesso vacui, esiti della contemporaneità, l’opera di Marcucci rappresenta un baluardo di gusto e di sensibilità”.
Biografia
Mario Marcucci nasce a Viareggio il 28 agosto 1910 da una famiglia di marinai: il padre, Carlo (capitano di piccolo cabotaggio) e la madre Adele Mallegni. Frequenta la scuola fino al 1923, quando inizia a aiutare i familiari nel loro lavoro. La passione per il disegno e la pittura risale all’infanzia; alla metà degli anni venti viene presentato a Lorenzo Viani, che dice di lui: “È un artista, questo ragazzo”. Comincia a dipingere con una certa intensità nella seconda metà degli anni venti, lavorando a quelli che saranno alcuni dei motivi principali della sua pittura: autoritratti e ritratti dei familiari, scorci di Viareggio.
Nel 1932 partecipa per la prima volta a una mostra di gruppo, a Viareggio, alla Bottega di Biagi; nello stesso anno ottiene il primo riconoscimento (con il dipinto Cabine sul mare, al Concorso di pittura organizzato in occasione del Premio letterario Viareggio. L’anno dopo, sempre alla Bottega di Biagi, tiene la sua prima mostra personale.
Dal 1933 al 1938 Marcucci tiene l’amministrazione di una barca da pesca. Nel 1934, comincia a lavorare in una baracca di legno che ha a disposizione sulla spiaggia di Levante assieme all’amico fraterno Cesare Ghiselli: Marcucci dipinge e Ghiselli scrive; spesso è con loro Mario Tobino – insieme frequentano il caffè-cinema-teatro Eolo di Viareggio, e Marcucci ha l’opportunità di conoscere artisti e letterati che frequentano la Versilia. Conosce Gino Parenti, che gli fa conoscere l’opera di Scipione e di Mafai.
Nel 1934 conosce il poeta e scrittore Antonio Delfini, che nel 1940, firmerà la presentazione della mostra alla Galleria Il Milione di Milano. Intanto, nel 1937, Marcucci vince, ex-aequo con Fabio Sargentini, il Premio Viani associato al Premio letterario Repaci; Carlo Carrà così commenta la partecipazione di Marcucci: “La critica parlerà presto di lui come di una delle più spiccate figure della giovane pittura italiana.”
Marcucci è richiamato alle armi dal 1939 al 1941 e inviato all’Isola della Maddalena dove dipinge intensamente. Conosce Eugenio Montale, che compra alcuni suoi dipinti; attraverso Luzi, è in contatto con il circolo degli scrittori ermetici, che trovano nelle sue opere una particolare affinità con la loro poetica, e intrattiene una corrispondenza con Mario Tobino. Nel 1940 Marcucci tiene una mostra personale alla Galleria Il Milione di Milano, presentato da Antonio Delfini, che si sofferma sul rapporto della sua pittura con quella di Giorgio Morandi.
Nel 1941, con un Autoritratto, vince il Premio Bergamo – all’epoca il Premio di maggior prestigio in Italia dopo la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Marcucci balza all’attenzione nazionale: l’artista non ha mai aderito al fascismo. Nel 1942 vedono la luce il Diario e le Poesie di Luca Ghiselli; nello stesso anno Vallecchi pubblica la prima monografia dedicata a Marcucci, firmata da Parronchi. Nel 1943 Marcucci tiene due mostre personali: alla Galleria Il Fiore di Firenze, con presentazione di Mario Luzi, e alla Galleria Il Babuino di Roma. Dopo l’8 settembre 1943, Marcucci viene congedato e può fare ritorno nella sua Viareggio. Dall’estate 1944 alla primavera del 1945, Marcucci soggiorna dall’amico Parronchi a Terreno, nel Chianti; dipinge nature morte e paesaggi.
Su indicazione di Parronchi, Marcucci partecipa ad alcuni dei maggiori Premi di pittura italiani, ottenendo significativi riconoscimenti: nel 1946 il Premio Prato; nel 1949 il Premio Colomba alla Rassegna di Pittura Contemporanea di Venezia; nel 1951 il Premio acquisto al Premio di pittura Golfo della Spezia; nel 1953 il Premio Michetti a Francavilla al Mare e un Premio acquisto alla Mostra nazionale Premio del Fiorino di Firenze, nel quale, l’anno successivo, otterrà il Primo Premio; nel 1956, il Premio Marzotto e il Premio Amedeo Modigliani - Città di Livorno. Entra in collezioni importanti, quali quelle di Nesto Nesti e di Bruno Innocenti. Viene invitato a varie edizioni della Biennale di Venezia (1948, 1950, 1954) e della Quadriennale di Roma (1948, 1951, 1955, 1959, 1965), alle mostre di Pittori d’oggi. Francia-Italia a Torino (1951, 1952), l’importante rassegna organizzata da Luigi Carluccio, e alla Biennale di San Paolo del Brasile (1955). Marcucci abbandona Viareggio per trasferirsi a Roma, anche se spesso alterna brevi soggiorni nella cittadina natale, fino al 1960, quando va ad abitare a Firenze; nel 1966 l’alluvione devasta il suo studio e distrugge tutte le sue opere che vi sono conservate; lascia Firenze e torna a Viareggio, dove dal 1968 vive nell’appartamento al sesto piano di Viale Manin a Viareggio, da cui vede la darsena, la spiaggia e il mare che si perde nell’orizzonte.
Tra le tante mostre personali, citiamo: nel 1949, Galleria La Saletta di Modena, Galleria Firenze di Firenze, Vetrina di Chiurazzi a Roma e Galleria Bergamini di Milano; nel 1950, Strozzina di Firenze (Palazzo Strozzi); nel 1953, Galleria La Torre di Firenze e Galleria Montenapoleone 6A di Milano; nel 1954, Circolo di Cultura di Bologna, con testo in catalogo di Giuseppe Raimondi, e Galleria Il Pincio di Roma, presentato in catalogo da Alberto Moravia; nel 1955, Galleria L’Indiano di Firenze; nel 1958, Galleria Il Fiore di Firenze; 1960 e 1964, Galleria Santacroce di Firenze; nel 1968, “100 opere di Mario Marcucci” alla Galleria Falsetti di Prato (presentato in catalogo da Carlo Betocchi e Mario Luzi), dove tornerà a esporre nel 1985; nel 1971, Galleria Stivani di Bologna, presentato in catalogo da Francesco Arcangeli. L’amicizia e il sodalizio di lavoro con Piero Pananti sono all’origine delle mostre nella omonima galleria fiorentina, che si tengono nel 1972, 1975, 1955 (le “Imitazioni da Masaccio”); nel 1984 Pananti dà inizio alla pubblicazione dei Quaderni Marcucci, e nella Galleria si tengono mostre di Marcucci nel 1985, 1987, 1989, 1993, 1996, 2007. Altre esposizioni personali di Marcucci sono: nel 1985, “Mario Marcucci, la luce ininterrotta”, Galleria del Milione di Milano, con testo in catalogo di Cesare Garboli e “Mario Marcucci. Autoritratti dal 1933 al 1981”, Galleria d’arte moderna Farsetti di Milano, con presentazione di Alberto Moravia; 1993, Crevalcore, Medicina e Grizzana Morandi, “Marucci, dipinti 1935 – 1982”, con testo di Marilena Pasquali; nel 1992 e 1994, Galleria Il Fiore di Montecatini; 1994, “Marcucci, acquerelli e disegni”, Palazzo Paolina di Viareggio; 1998, “Omaggio a Mario Marucci, dipinti e acquarelli”, Pietrasanta.
Tra le tante partecipazioni a mostre di gruppo, ricordiamo: nel 1991, “Paesaggi italiani, una situazione del II Novecento”, al Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto; nel 1992, “Il Novecento italiano nelle collezioni comunali”, Museo Marino Marini di Firenze; nel 1993, “Da Fattori a Burri. Dipinti, sculture e disegni dalla Collezione della Banca Toscana”, Museo Marino Marini di Firenze, e le esposizioni nelle quali si approfondisce il suo fervido sodalizio con scrittori e poeti.
Nei primi anni ottanta Mario Marcucci comincia ad avere problemi alla vista che lo costringeranno poi a smettere di dipingere; nel frattempo si misura, in alcuni dipinti, con l’opera di Giotto e di Masaccio. Il 2 maggio 1992 Marcucci muore all’Ospedale Tabarracci di Viareggio, assistito dalla moglie Carla Emilia Fontanini, che aveva conosciuto in gioventù, re-incontrato negli anni settanta e sposato nel 1985.
Nel 2005, si tiene la mostra antologica “Mario Marcucci, gli occhi del Novecento”, al Palazzo Ducale di Lucca, a cura di Antonella Serafini – in catalogo, oltre al testo della curatrice, saggi di Paolo Emilio Antognoli e Enrico Crispolti). Nel 2013 viene presentata nel Complesso di Sant’Agostino a Pietrasanta l’ampia retrospettiva (cento opere) “Mario Marcucci. Il silenzio delle cose, la musica della pittura”, a cura di Sandro Parmiggiani.
Opere di Mario Marcucci sono in importanti collezioni private e pubbliche.
Sandro Parmiggiani
Nato a Bibbiano (Reggio Emilia) nel 1946, studia in Italia e negli USA. Critico e storico dell’arte, collaboratore di quotidiani e riviste, e autore di numerosi testi di presentazione di mostre, di saggi in volumi e di cataloghi ragionati (dedicati all'opera grafica di Enrico Della Torre, di Alberto Sughi e di Sergio Romiti, e all'opera scultorea di Piergiorgio Colombara), è stato, dall’apertura, nel 1997, al 2010, direttore di Palazzo Magnani a Reggio Emilia, dove ha organizzato mostre di pittura, scultura, fotografia, grafica e libri d’artista. È stato docente di Sistemi di gestione dell’arte contemporanea nel Corso di Laurea Magistrale in Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello Spettacolo all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 2013 ha curato la mostra “Mario Marcucci. Il silenzio delle cose, la musica della pittura” nel Complesso di Sant’Agostino a Pietrasanta.