Gabriella Ciancimino – Getsemani
“Getsemani”, il wall painting realizzato al Focus -1 del Museo del Novecento, racconta un giardino visionario attraverso segni e iconografie, un paesaggio multidimensionale senza spazio e senza tempo. Un luogo in cui l’uomo può risvegliarsi dal sonno del mondo per calarsi nel “Sogno dell’unità” con la natura, riconoscendosi parte integrante di essa e non antagonista.
Comunicato stampa
“Getsemani”, il wall painting realizzato al Focus -1 del Museo del Novecento, racconta un giardino visionario attraverso segni e iconografie, un paesaggio multidimensionale senza spazio e senza tempo. Un luogo in cui l’uomo può risvegliarsi dal sonno del mondo per calarsi nel “Sogno dell’unità” con la natura, riconoscendosi parte integrante di essa e non antagonista.
Il progetto nasce nell’ambito di “Level 0”, l’iniziativa di ArtVerona in collaborazione con quattordici istituzioni d’arte contemporanea italiane che mira a promuovere artisti emergenti scelti in fiera e presentati da ciascun museo.
Il lavoro di Gabriella Ciancimino, selezionato nel 2020, riflette sulle dinamiche di “libertà di essere” che è possibile acquisire attraverso il superamento di stereotipi spirituali, sociali, culturali e politici, in linea con il pensiero di Leda Rafanelli - scrittrice italiana politica e anarchica - di cui condivide temi cari quali integrazione ed ecologia sociale finalizzati a un cambiamento culturale.
Nel suo studio Ciancimino elabora materiali di stampa libertaria ritrovati in diversi archivi del mondo, stilemi floreali liberty dell’architetto Ernesto Basile, tavole botaniche di piante provenienti dall’area mediterranea e un breve poema da lei scritto sul ruolo del giardiniere, che non coltiva una visione unilaterale, ma avvicina la terra al cielo. Per Ciancimino, “Getsemani” diviene così un punto di incontro tra culture diverse: un giardino in cui convivono specie provenienti dalla Palestina - paesaggio del cristianesimo primitivo - insieme a fiori stilizzati tratti dai frontespizi di alcuni libri editi dalla Casa editrice Sociale di Milano, fondata da Rafanelli la quale, nel corso della sua vita, tentò di coniugare il suo pensiero anarchico alla sua ricerca spirituale
sull’Islam.
“La mia ricerca è focalizzata sul concetto di “Relazione” da cui deriva la tendenza a concepire un’opera come momento d’incontro/confronto tra individui. Partendo dal presupposto che credo fortemente nel ruolo dell’arte come catalizzatore di cambiamento sociale, il campo di sperimentazione ideale diviene lo spazio pubblico. Nei lavori più recenti, analizzo il rapporto tra esseri umani e piante in Natura alla base della costituzione di un Paesaggio come “luogo” di riflessione e nello stesso tempo di salvaguardia della memoria storica e di azione collettiva. Lo studio antropologico è accompagnato dalla ricerca sperimentale finalizzata all’individuazione di elementi dissonanti da inserire nel paesaggio, generando così crack visivi in cui la realtà viene “ecologicamente” modificata. Ho così sviluppato la tendenza a create opere site specific e lavori collettivi, usando media differenti come il video, la musica, l’installazione, il disegno, la grafica e la scultura. Il mio lavoro è un invito al dialogo sul concetto di resistenza e di libertà applicato alla relazione con l’ambiente circostante, sperimentando L’Ecologia sociale teorizzata da Murray Bookchin attraverso il coinvolgimento della Collettività nella creazione dell’opera e nella trasformazione di un luogo in spazio in cui sperimentare la libertà, rompendo la gerarchia tra Artista e Fruitore”.
BIOGRAFIA
Gabriella Ciancimino (Palermo, 1978) dopo aver conseguito la maturità classica, ha approfondito il suo interesse per la storia e la filosofia applicata all’arte frequentando l’Accademia d Belle arti di Palermo (indirizzo Pittura) presso cui consegue il Diploma nel 2005. Negli stessi anni svolge attività giornalistica accompagnata da militanza politica, avviando l’indagine sulle dinamiche relazionali e sulla comunicazione ancora presenti nella sua ricerca. E ad essa da 10 anni è legata la scelta del nomadismo come stile di vita, migrando costantemente e partecipando a numerosi programmi di residenza internazionali che l’artista considera fondamentali per la sua continua formazione e lo sviluppo del proprio linguaggio.
Tra le mostre personali “I can’t swim without a sky” at Galleria Gilda Lavia (Rome ,2020); “IN LIBERTY WE TRUST”- evento collaterale Manifesta 12, Palazzo Ziino (Palermo, 2020) “all“All’allerbaggio” at Museo Villa Croce (Genoa 2013). Ha esposto in istituzioni internazionale come il MMOMA (Mosca, 2016), MACBA (Barcellona 2014), Triennale di Milano (2014), La Kunsthalle, Centre d’art contemporain Mulhouse (2013), PAV (Torino 2013), L’appartement 22 (Rabat, MO, 2010/2012). Tra i progetti più rilevanti: “Smell in Dialect” installazione permanente commissionata da KCHC (Brooklyn, 2019) “Biennale Benin” (Cotonou 2012), “Volume 1 project of “Sentences on the banks and other activities” exhibition project at Darat al Funun (Amman, 2010) e Working For Change. Project for A Moroccan Pavilion at the 54th Venice Biennale (Venezia, 2011). Le sue opere sono state acquisite in alcune collezioni pubbliche tra cui, Palazzo Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, (Palermo), Museo Villa Croce (Genova) e Frac Provence-Alpes-Côte d’Azur (Marsiglia, FR).