Astrazioni a confronto. La mostra di Matt Phillips e Corydon Cowansage a Roma
Frammenti di corpi smembrati e dettagli biomorfici per Corydon Cowansage, giochi di bande, vortici e nastri per Matt Phillips. La mostra da Andrea Festa a Roma propone due diverse tipologie di pittura astratta emergente
Le opere di Matt Phillips (1979) dalla Virginia e Corydon Cowansage (1985) da Philadelphia si scrutano e si sfidano nella home gallery di Andrea Festa con Where Forever Begins. I loro autori non si sono mai incontrati prima, eppure il loro ménage artistico sembra funzionare.
Matt Phillips spacca la piattezza e la levigatezza del piano grazie alla componente ruvida del pigmento, la polvere di silicio (particolarmente viscosa). Il suo lavoro è certosino, non immediato: se la resa di ogni banda, vortice o nastro risulta meticolosa, la forma vaga, libera e morbida si potrebbe espandere oltre la superficie.
Corydon Cowansage sposa invece forme arcaiche, parte da dettagli piccolissimi che rende irriconoscibili con un’oculata metamorfosi, come filtrandone l’apparenza attraverso una lente d’ingrandimento. I soggetti sono foglie, elementi biomorfici, sezioni del corpo umano come anche, bocche e ciglia. Il suo leitmotiv è l’amore per un immaginario che lega natura e artificio in maniera stridente ‒ la tavolozza non ha infatti affinità con quella che si riscontra in natura. Le tinte e le nuance sono acide, crude e pure, stonano rispetto ai cromatismi soavi, tiepidi di Matt Phillips, che lavora molto sul chiaroscuro.
MATT PHILLIPS E CORYDON COWANSAGE IN MOSTRA A ROMA
Si crea in tal modo un dialogo inaspettato tra le opere dei due artisti americani, agli antipodi anche sul fronte processuale. Phillips lascia sempre un margine di errore, non avanza meccanicamente, il suo modo di dipingere assume delle caratteristiche di regolarità ma si apre a una variabile percentuale di casualità: sono le forme a travolgerlo e trascinarlo; agisce a mano libera senza preparare nulla in anteprima.
Cowansage lavora invece procedendo per sketch su carta. Quando crede di aver raggiunto un equilibrio compositivo riporta i bozzetti su tela (prediligendo sempre i grandi formati), ove interviene a perfezionare il bilanciamento cromatico, creando con perizia illusioni spaziali non comuni. Gioca sullo sbalzo di dimensioni, sullo scarto e sul cortocircuito tra micro e macro.
Giorgia Basili
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