Nella stanza di un art director. La mostra di Per Barclay a Milano
Una stanza del “Corriere della Sera”: è questo il fulcro del lavoro di Per Barclay in mostra alla galleria di Francesco Pantaleone. Un viaggio nell’ambiente vissuto dall’ideatore dell’inserto “La Lettura”
La libertà non è uno spazio libero, cantava Giorgio Gaber nel 1972 ed è quello che viene in mente guardando la camera di Gianluigi Colin del Corriere della Sera attraverso le lenti di Per Barclay (Oslo, 1955). L’artista norvegese, che vive fra Torino e Oslo, è alla Francesco Pantaleone Arte Contemporanea con una personale in mostra fino al 28 gennaio.
LA MOSTRA DI PER BARCLAY A MILANO
Per Barclay sviluppa la sua opera intorno all’esperienza dello spazio, che trasforma in un doppio versando in una vasca di alluminio, lungo il perimetro della stanza, olio esausto, latte, acqua o sangue. Nella stanza dell’ideatore dell’inserto La Lettura, arte e giornalismo dialogavano incessantemente. Usiamo l’imperfetto perché quella stanza non c’è più. Era nella parte nuova del palazzo progettato da Vittorio Gregotti e dava nella corte interna di Via Solferino prima che gli uffici del Corriere venissero trasferiti in Via Rizzoli. Lì ricordi di mostre, ritagli di giornali, immagini, disegni, progetti, foto di amici e libri vivevano gli uni accanto agli altri, rendendo pieno quello spazio libero in cui si vedono la Madonna di Piero della Francesca, il ritratto di Marilyn Monroe, Lucio Dalla, Ai Weiwei, quando era agli arresti nel suo studio a Pechino e di tanti altri amici e artisti di Gianluigi Colin, fra i quali Christo, Nanda Vigo, Daniel Buren e lo stesso Per Barclay.
PER BARCLAY E IL CORRIERE DELLA SERA
È del 1989 la prima delle sue stanze, ma solo durante il progetto che lo ha portato al Corriere della Sera il discorso si fa più intimo, speciale. La stanza di Gianluigi Colin è un progetto unico nel suo genere. Con Per Barclay, Francesco Pantaleone Arte Contemporanea lavora da quindici anni. Insieme hanno fatto cinque progetti, quattro a Palermo e uno a Milano. La mostra li ripercorre tutti e si sofferma su Palazzo Costantino (2010), Santa Caterina (2016) e Palazzo Mazzarino (creato nel 2018 per Manifesta). Il progetto del Corriere della Sera è del 2015 ed è rimasto sospeso sino a oggi. Avrebbe dovuto essere incluso in una grande collettiva pensata per Palazzo Reale, che però non ha mai visto la luce e dunque la FPAC ha deciso quest’anno di portarlo a compimento con un’esposizione che fa dialogare lo spazio esterno con quello interno, l’architettura con l’uomo che la abita.
Dia Pellegrino
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