Benedetto Croce riteneva che il suo canzoniere fosse “il più bello mai stato composto da donna italiana”. In effetti il successo di Vittoria Aganoor (Padova, 1855 ‒ Roma, 1910), nata a Padova dal conte armeno Edoardo Aganoor e da Giuseppina Pacini, è stato abbastanza rapido, anche perché la giovine era cresciuta in un ambiente colto e raffinato, frequentato da letterati del calibro di Andrea Maffei e Antonio Fogazzaro, prima nella città natale e poi a Venezia. Negli anni della formazione ebbe la fortuna di essere allieva del poeta Giacomo Zanella, che la introdusse alla poesia e le fece pubblicare i primi versi nel 1876. Nello stesso anno gli Aganoor si trasferirono a Napoli, a Palazzo Caputo, dove Vittoria cominciò a frequentare il critico Enrico Nencioni, che le fece conoscere molti autori stranieri. “Se vedesse come Napoli è bella, se vedesse questo cielo e questo mare per un momento da una finestra della sua Vicenza non tarderebbe un minuto a porsi in viaggio”, scrisse allo Zanella nel 1877.
LA POESIA DI VITTORIA AGANOOR
Nonostante i ripetuti inviti, le sue poesie, di carattere strettamente intimo e autobiografico, per lungo tempo non furono pubblicate, ed erano note solo agli amici più intimi dell’autrice. Tra questi figurava il poeta Domenico Gnoli, che Aganoor amava perdutamente, oggetto di molti poemi appassionati e malinconici. Gnoli scrisse per Vittoria poemi appassionati con lo pseudonimo di Guido Orsini: il rapporto tra Vittoria e Domenico ispirò il dramma Quando si è qualcuno di Luigi Pirandello. Dopo la morte del padre, Vittoria tornò a Venezia, dove aveva rapporti epistolari con la comunità armena sull’Isola di San Lazzaro, vicina al conte Edoardo: nel 1899 perse anche la madre, alla quale era molto legata, e solo allora decise di dare alle stampe il suo primo volume di versi, Leggenda eterna (1900), che suscitò l’entusiasmo di Croce ed ebbe un grande successo. Ma il suo cuore rimaneva legato a Napoli, dove abitava sua sorella Virginia, sposata con Francesco Mirelli: il salotto di Palazzo Mirelli era frequentato da intellettuali e nobili, tra i quali la principessa di Moliterno, proprietaria della villa Moliterno Quisisana a Castellamare di Stabia, alla quale Vittoria dedicò una delle sue liriche più note.
LE PAROLE E LA VITA DELLA ANAGOOR
“Qui sempre un’aria fresca e impregnata di odori silvestri o di mare, perché da un fianco della villa abbiamo l’incantevole bosco di Quisisana, e d’intorno le alte piante del parco magnifico, in fondo al quale, disposto sul declivo erboso sparso di macchie e incorniciato da palme e cedri del Libano, s’apre gloriosa la magnificenza del mare”. Così la Aganoor descriveva la villa in una lettera all’amico Almerico da Schio nel 1901, pochi mesi prima di sposare il nobile Guido Pompilj, deputato e sottosegretario alle Finanze. Con il marito si trasferì a Perugia, dove visse anni di serenità, intervallati da lunghi soggiorni nella villa di Monte del Lago a Magione.
Nel 1908 pubblicò un altro libro di poesie, intitolato Nuove liriche, prive però della tensione che aveva caratterizzato i versi contenuti in Leggenda eterna. Due anni dopo, ricoverata a Roma per un’operazione, morì di colpo: il marito, sopraffatto dal dolore, si tolse la vita poche ore dopo.
Ludovico Pratesi
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