Arte e imprenditoria. La storia del lanificio biellese fondato da Ermenegildo Zegna
A Trivero, sopra Biella, Casa Zegna custodisce l’archivio di un lanificio che ha fatto epoca grazie alla lungimiranza del suo fondatore, che avviò una felice collaborazione con il padre di Michelangelo Pistoletto
L’arte aveva una funzione nobilitante nella visione imprenditoriale di Ermenegildo Zegna (1892-1966), convinto che mondo industriale, etica ed estetica potessero convivere. Se ne ha una conferma percorrendo la Sala Quadri che introduce alla visita del Lanificio Zegna, a Trivero, una trentina di chilometri da Biella. È un ciclo di grandi opere che raffigurano L’arte della lavorazione della lana nel Medioevo, la committenza più importante che il fondatore del lanificio affidò a Ettore Pistoletto Olivero, il padre di Michelangelo, un pittore originario della Val di Susa che si era stabilito nel Biellese. Nel periodo fra le due guerre mondiali Pistoletto aveva già eseguito nello stesso luogo delle opere a graffito sul tema laniero, ma nel secondo dopoguerra, con l’ingrandimento dello stabilimento, si rende necessario rifare i dipinti e questa volta si decide per la pittura a olio su tela. Ma si rende il tutto simile a degli affreschi da inserire sulle pareti della lunga e luminosa galleria vetrata che corre a fianco del giardino. Cambia anche lo scenario dei quadri in cui si descrive il ciclo di lavorazione della lana, dalla tosatura delle pecore al tessuto finito. L’ambientazione è fiorentina, di epoca medievale: Michelangelo e la madre fungono da modelli in molte scene, con Ettore Pistoletto che si autoritrae nel quadro finale insieme Francesco Datini, il celebre mercante di Prato. Ermenegildo Zegna si riconosce nell’ideale dell’homo faber che scaturisce come messaggio da questo ciclo di opere. L’azienda, che è ormai solo sua ‒ l’aveva fondata nel 1910 appena diciottenne insieme al padre, al fratello e altri soci ‒, tra la fine degli Anni Quaranta e i primi Cinquanta ricomincia a decollare nell’euforia del Dopoguerra.
LA COLLABORAZIONE FRA ERMENEGILDO ZEGNA E PISTOLETTO
Quella della Sala Quadri non è che una delle collaborazioni fra Zegna e Pistoletto. Fu il padre di Michelangelo infatti a essere incaricato di immortalare i momenti più significativi della costruzione della Panoramica Zegna, la strada che ancora oggi collega, con splendide vedute sulla pianura piemontese e sulle Alpi, Rosazza in Valle Cervo e Trivero.
“La mattina, da neopatentato” ‒ ha raccontato Michelangelo Pistoletto ‒ “accompagnavo mio padre in cima alla montagna sopra Trivero con una Topolino verde e nera, e poi lo lasciavo tutto il giorno a immortalare nei dipinti, realizzati a olio e a spatola, le fasi di costruzione della Panoramica Zegna… Era lui a scegliere gli scorci da riprendere, anche se spesso si confrontava con Ermenegildo Zegna che era sempre presente sul posto durante i lavori“.
Alcuni di questi quadri si possono vedere visitando Casa Zegna, la villa che affianca lo stabilimento e che ospita anche l’archivio storico dell’azienda tessile, uno dei più interessanti archivi d’impresa a livello nazionale. “Mio nonno aveva una metodologia di lavoro estremamente precisa, possedeva dei libricini su cui si annotava ogni cosa, anche le tipologie dei tessuti con disegni a china“, ci spiega Paolo Zegna, nipote del fondatore e membro del consiglio di amministrazione dell’Ermenegildo Zegna Group. “La parte storica del lavoro non si doveva mai perdere: questo concetto l’aveva già ben chiaro, in fondo era un archivista ante litteram”.
CASA ZEGNA E L’ARCHIVIO DELL’AZIENDA
Da una ventina d’anni questo enorme materiale fatto di preziosi campionari di tessuto, documenti, foto, video che testimoniano oltre cento anni di storia industriale è stato ripreso in mano e riordinato. Iniziato con il nuovo millennio, il lavoro ha portato all’inaugurazione di Casa Zegna, che ospita l’archivio, nel 2007. “Ma è un’attività che continua anno dopo anno, perché ogni stagione porta una valanga di materiale e si tratta di decidere cosa conservare, bisogna essere creativi anche nell’ordinare“, racconta Paolo Zegna.
Tuttavia si deve alla precisione di Ermenegildo Zegna, a quella tendenza “a non buttare via niente“, se nel 2010 si è potuto confezionare l’Abito del Centenario ispirato proprio al Tessuto N°1 conservato nell’archivio.
Ermenegildo fu il primo a marchiare le stoffe, garanzia di qualità e integrità della filiera e a realizzare il campionario in modo creativo. Raccoglie, a ogni stagione, in un libro campionario i tessuti e le specifiche tecniche e in un taccuino i conti gestionali, il costo delle materie prime, i recapiti dei rappresentanti nel mondo e gli indirizzi dei clienti. “La perfezione è anche precisione“.
Sono tanti gli episodi leggendari estrapolati dall’archivio ed esposti nel percorso espositivo From Sheep to Shop su due piani di Casa Zegna, che fu in precedenza l’abitazione di Aldo e Angelo, i due figli di Ermenegildo. Il titolo è un riferimento al controllo dell’intera filiera, dalle migliori lane raccolte in giro per il mondo ‒ Australia, Nuova Zelanda, Mongolia interna, Perù ‒ fino all’abito confezionato venduto nelle boutique. Una serie di passaggi e di lavorazioni che si stima coinvolgano 500 mani.
Foto e documenti illustrano il viaggio transoceanico sul piroscafo Rex intrapreso da Ermenegildo Zegna per recarsi a New York. L’imprenditore biellese fu uno dei precursori della pubblicità e della conquista dei mercati esteri. Negli Stati Uniti sapeva di incontrare moltissimi sarti italiani, per lo più provenienti dal Sud Italia, dove la sartorialità di alto livello era una tradizione molto sentita. In loro vedeva i primi ambasciatori dei suoi tessuti sul mercato americano e il menù offerto al Guffanti Restaurant racconta di un forte sentimento di italianità da esportare oltreoceano: antipasto alla calabrese, ravioli alla napoletana, pollo abruzzese al forno, spumone alla siciliana. Per chiudere il pranzo, siamo nel 1938, c’è il caffè d’Etiopia.
ZEGNA DA BIELLA A PARIGI A MILANO
La fine degli Anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, sotto la guida di Aldo e Angelo, sono quelli dello sviluppo del prêt-à-porter. Nel 1980 si sceglie Parigi, rue de la Paix, per aprire la prima boutique monomarca. Milano con il negozio di via Verri, arriverà solo cinque anni dopo. Tutti passaggi documentati nel percorso espositivo, rinnovato nel 2021, da foto, bozzetti, lettere e naturalmente da capi di abbigliamento e accessori che hanno segnato la storia del marchio. In una sala, molte foto e alcuni capi di abbigliamento maschile raccontano delle molte campagne pubblicitarie in cui a far da testimonial vennero chiamati, fra gli altri, Robert De Niro, Javier Bardem, Adrien Brody.
Usciti da Casa Zegna lo sguardo corre verso l’alta ciminiera che domina come un tempo il lanificio. Il grande sigillo rosso con il nome del fondatore non guarda la valle ma è orientato verso la montagna, dove sorge il cimitero. È qui che riposa Ermenegildo Zegna, nato nel 1892, ultimo di dodici figli. Un imprenditore che già negli Anni Trenta arrivò a dare lavoro a oltre mille dipendenti (oggi sono circa 450) solo in questo piccolo e un po’ sperduto paese delle Prealpi biellesi. Il Gruppo conta attualmente circa 6500 dipendenti in tutto il mondo e da un anno è quotato alla Borsa di New York.
Dario Bragaglia
https://www.fondazionezegna.org/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati