Weekend ad Asti. Cosa fare e vedere in città e nei dintorni

Se siete ad Asti per visitare la mostra su Giovanni Boldini a Palazzo Mazzetti, ecco qualche consiglio per scoprire la città, le sue attrazioni e le tappe da non perdere

Circondata dalle colline del Monferrato, la cittadina di Asti lega la sua fama internazionale alla produzione enologica, pur rivelandosi una meta culturale di prim’ordine, grazie a una struttura urbanistica che conserva vestigia e stratificazioni di un passato iniziato in epoca romana, con la fondazione di Hasta Pompeia. Fino al 10 aprile 2023 si visita a Palazzo Mazzetti la mostra su Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque, progetto espositivo a cura di Tiziano Panconi. Opportunità, questa, per visitare la città e i suoi dintorni, oltre il periodo di alta stagione autunnale. Ecco qualche consiglio per orientarsi.

Livia Montagnoli

L’ITINERARIO NEL CENTRO DI ASTI

Dell’antica Hasta resta traccia evidente presso la Torre Rossa – quel che resta della porta occidentale romana posta all’estremità ovest del decumano massimo, nel XII secolo trasformata in campanile della chiesa di Santa Caterina – e, sapendo leggere tra le pieghe dei cantieri che si avvicendarono nei secoli successivi, nelle cripte dei principali edifici religiosi della città, al cospetto dei mosaici della Domus Romana o, sorprendentemente, al piano interrato di una storica pellicceria, che conserva i resti di un anfiteatro della seconda metà del I secolo d.C. Ma è certamente l’epoca medievale a caratterizzare in modo indelebile l’urbanistica del centro di Asti. Di quel tempo restano numerose torri: oltre alla Troyana (oggi musealizzata), la svettante Comentina in piazza Roma, le torri Quartero e De Regibus all’angolo dei Tre Re. Tra gli edifici religiosi di allora valgono una visita la Collegiata di San Secondo, in stile romanico-gotico, dedicata al patrono della città, e la Cattedrale di Santa Maria Assunta (all’interno si apprezzano le opere di Gandolfino da Roreto, principale e apprezzato pittore rinascimentale di Asti, oltre al ciclo di affreschi settecenteschi del presbiterio), con la vicina chiesa di San Giovanni. Ma anche il Battistero di San Pietro, all’interno dell’omonimo complesso, risalente al XII secolo (mentre quattrocentesca è l’adiacente cappella Valperga).

Cattedrale di Santa Maria Assunta, Asti (per itinerario in centro)

Cattedrale di Santa Maria Assunta, Asti (per itinerario in centro)

I MUSEI CIVICI DI ASTI

Da circa un anno, i musei civici sono riuniti in un circuito di visita che valorizza momenti e monumenti salienti della storia di Asti, coinvolgendo otto siti: Palazzo Mazzetti, Palazzo Alfieri, Domus Romana, Torre Troyana, Complesso di San Pietro, Cripta di Sant’Anastasio, Museo Guglielminetti, Museo Paleontologico. C’è, dietro alla creazione di questo sistema promosso dalla Fondazione Asti Musei, la volontà di indicare un percorso che prende le mosse dall’antica fondazione del municipium di Hasta (la Domus Romana, in via Varrone, testimonia la presenza nel territorio di insediamenti romani risalenti al II secolo a.C.) per proseguire verso l’importante parentesi longobarda e poi verso lo sviluppo da libero – e fiorente – comune  nel Medioevo (all’epoca risalgono la Cripta di Sant’Anastasio, realizzata poco dopo l’Anno Mille, il Complesso d San Pietro, nato nel XII secolo e costituito dall’ospedale gerosolimitano e dalla chiesa del Santo Sepolcro sede, dalla sua costruzione fino al 1798, dell’Ordine dei Cavalieri di Gerusalemme, e la  Torre Troyana del XIII secolo: risaliti i suoi 199 scalini, si gode di una suggestiva vista panoramica sulla città). A Palazzo Alfieri, approdati nel XVIII secolo, si entra nella casa natale del poeta e drammaturgo Vittorio Alfieri; Palazzo Mazzetti, edificio di epoca barocca affacciato su Contrada Maestra, è invece la sede della pinacoteca civica, ed espone un’importante collezione di arte ottocentesca italiana, oltre a ospitare frequentemente mostre temporanee, come il progetto in corso dedicato a Giovanni Boldini. Mentre il Museo Guglielminetti prende il nome dall’omonimo pittore, scultore e scenografo, allievo di Felice Casorati: fino al 15 gennaio si visita a palazzo la mostra Asti piccola città, 40 opere che colgono le trasformazioni del centro urbano con gli occhi dei pittori astigiani in attività dal Dopoguerra a oggi. Peculiare e inaspettato è il Museo Paleontologico, ospitato a Palazzo del Michelerio, ex monastero del XVI secolo: nato per descrivere i più importanti eventi geo-paleontologici degli ultimi 25 milioni di anni, compresi tra il Miocene e il Pliocene, il museo ci ricorda che all’epoca tutta la Pianura Padana era occupata dal mare. E l’astigiano è stato munifico di reperti, tra cui i resti scheletrici fossili di cetacei ‒ misticeti (balene) e odontoceti (delfini) –, punte di diamante di una collezione da oltre 14mila campioni fossili.

https://www.museidiasti.com/

Domus Romana, mosaico, Asti

Domus Romana, mosaico, Asti

L’ARAZZERIA SCASSA

Fondata nel 1957 da Ugo Scassa, l’Arazzeria omonima, oggi ancora in attività, è sinonimo di alto artigianato e utilizza ancora telai seicenteschi per tramandare la tecnica tradizionale ad alto liccio dei grandi arazzieri del passato. La storia illustre della manifattura artigiana inizia nel ’54, quando Ettore Sottsass affida la tessitura di un arazzo da esporre in Triennale a Milano alla ditta Redan di Pinerolo. Ugo Scassa prende spunto da questo sodalizio per avviare una fortunata sperimentazione che associa le tecniche tradizionali alla collaborazione con artisti contemporanei. Nel 1960 il laboratorio (che oggi si occupa anche del restauro di pezzi antichi, come l’arazzo del Bronzino custodito al Quirinale, datato 1549) ottenne l’appalto per la tessitura di una serie di arazzi che avrebbero decorato le sale della turbonave italiana Leonardo da Vinci, che ne sancisce fama e prestigio. Ai visitatori è consigliato un percorso guidato tra laboratorio – per apprezzare gli antichi telai del XVII e XVIII secolo –, atelier creativo e collezione Scassa (un’ora e mezza complessiva, solo su prenotazione).
La visita permette di accedere al loggiato dell’antica Certosa di Valmanera (fondata nell’XI secolo, parzialmente distrutta nell’Ottocento e recuperata alla metà del Novecento), che è sede dell’arazzeria.

https://www.arazzeriascassa.it/

Lavorazione al telaio all'Antica Arazzeria Scassa

Lavorazione al telaio all’Antica Arazzeria Scassa

IL PARCO D’ARTE QUARELLI

È necessaria un’ora d’auto per raggiungere il parco d’arte contemporanea en plein air ideato sulle colline di Roccaverano, lungo la Strada Provinciale 24, che muovendo dalla città offre splendidi scordi del Monferrato vitivinicolo, spingendosi fin quasi al confine con la Liguria. Il parco è chiuso per la stagione invernale, e riaprirà solo in primavera, ma vale la pena di essere segnalato tra le attrazioni da non perdere, anche perché frutto di un’iniziativa a suo modo pioniera della Land Art in Italia. In origine, il parco – che si estende per trenta ettari – era la tenuta di una residenza padronale: alla metà degli Anni Settanta Anselmo Basso e Marianna Giordano, collezionisti e appassionati d’arte, concepiscono qui un museo a cielo aperto fondato sulla forza espressiva dell’arte contemporanea e sul suo legame con la natura. L’iniziativa comincerà presto ad attrarre artisti affascinati dall’operazione, di cui restano – lungo il percorso – opere site specific che hanno fatto del sito uno dei più importanti parchi artistici di arte scultorea d’Italia. Oggi sono oltre sessanta le installazioni artistiche e una cinquantina gli autori coinvolti, da Bruno Munari a Francesco Lupo, Paolo Grassino (anche al Castello di Monastero Bormida), Stefano Cagol e molti altri. Visita solo su prenotazione o in occasione di eventi.

https://www.quarelli.it/

Altrove, Vu Ju Ka, Parco d'Arte Quarelli

Altrove, Vu Ju Ka, Parco d’Arte Quarelli

LA CHIESA DI DAVID TREMLETT A COAZZOLO

Con Sol LeWitt, David Tremlett lavorò per la prima volta in Piemonte al wall drawing della cappella della famiglia Ceretto a La Morra, terra del Barolo. Era il 1999, e l’edificio, oltre che inconfondibile icona delle Langhe proiettate verso il futuro, sarebbe diventato emblema del mecenatismo artistico operato dalle grandi famiglie del vino piemontesi – Ceretto in testa – e italiane. Del 2017 è invece il lavoro che lega Tremlett alla località monferrina di Coazzolo, al confine tra le province di Asti e Cuneo. Qui l’artista inglese ha interagito con la Chiesetta della Beata Maria Vergine del Carmine, ancora consacrata, edificata alla fine del Seicento in aperta campagna, con una vista che spazia sulle colline del Moscato, fino ad arrivare al Monviso. La tecnica è ancora una volta quella del wall drawing, nelle tinte naturali della terra di Siena, verde oliva e giallo ocra. Non distante si visita la Vigna dei Pastelli ‒ che hanno preso il posto dei pali di legno all’estremità dei filari delle viti dell’Azienda Agricola Anfosso Piercarlo – e una delle grandi panchine del circuito Big Bench, progetto nato proprio in Piemonte da un’idea del designer statunitense Chris Bangle.

Le Langhe viste dalla Cappella del Barolo, con gli interventi di Sol LeWitt e David Tremlett, Tenuta Ceretto. Photo Gilberto Silvestri

Le Langhe viste dalla Cappella del Barolo, con gli interventi di Sol LeWitt e David Tremlett, Tenuta Ceretto. Photo Gilberto Silvestri

LE CANTINE IPOGEE DI CANELLI

Meglio conosciute come Cattedrali sotterranee, le cantine che si dipanano, tra cunicoli e gallerie, per oltre venti chilometri di percorrenza nel sottosuolo di Canelli valgono al piccolo borgo astigiano la tutela dell’Unesco. Dotate di alte volte a botte e mattoni a vista, furono scavate nel tufo calcareo tra il XVI e il XIX secolo, e raggiungono una profondità di 32 metri; oggi continuano a essere impiegate per la fermentazione e l’affinamento di vini e spumanti prodotti in zona, perché garantiscono temperature e umidità costanti (a Canelli, nelle cantine Bosca e Gancia, è nato il primo spumante italiano nel 1865). Il principio è comune agli altrettanto caratteristici infernot, locali sotterranei scavati a mano nella pietra arenaria, che si conservano non solo nell’astigiano, ma in tutto il Piemonte vinicolo. E dunque una gita a Canelli è un’opportunità per respirare il forte legame tra produzione vinicola e identità culturale della regione. In paese sono visitabili quattro cantine storiche: Bosca, Gancia, Contratto e Coppo, che spesso ospitano anche eventi culturali e mostre negli ambienti ipogei.

Cattedrali Sotterranee, Canelli

Cattedrali Sotterranee, Canelli

DOVE MANGIARE AD ASTI E DINTORNI

Accanto alla tradizione vinicola, rinomata è anche la storia gastronomica dell’astigiano, che può vantare un ricco ricettario popolare – dai tajarin agli arrosti alla bagna càuda – e pure prodotti blasonati, come il tartufo.
In quindici minuti d’auto si raggiunge dal capoluogo il borgo di Portacomaro e la trattoria Bandini, rifugio di cucina tradizionale piemontese.
Chi è in cerca di una mano d’autore di indubbia personalità può raggiungere invece Il Cascinale Nuovo di Walter Ferretto, che a Isola d’Asti ha fondato una cucina di “nuovi classici”, dai tajarin al ragù di piccione alla cacciatora alla finanziera con porcini e vitello dorato.
In città è d’obbligo una tappa alla storica pasticceria Giordanino: di fondazione ottocentesca, dal 1912 accoglie i clienti in corso Alfieri, nel locale dall’atmosfera fané.
Ultima sosta al Campanarò, sempre in corso Alfieri, per indugiare tra paste all’uovo con tartufo e stracotti all’Arneis.

http://ristorantebandini.blogspot.com/
https://walterferretto.com/
https://campanaroristorante.it/

I plin del Cascinale Nuovo, Isola d'Asti

I plin del Cascinale Nuovo, Isola d’Asti

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