Una nuova veste per il Museo Bodoni di Parma

Il museo dedicato al celebre tipografo settecentesco Giambattista Bodoni scende al piano terra e si tinge di “Verde”. È un ulteriore tassello del progetto di riqualificazione della “Nuova Pilotta” intrapreso dal direttore Simone Verde che, a partire dalla sua nomina nel 2017, ha messo mano agli imponenti spazi del complesso monumentale

Il Museo Bodoni esiste fin dal 1963 quando, in occasione del 150esimo anniversario della morte di Giambattista Bodoni (Saluzzo, 1740 ‒ Parma, 1813), le collezioni di libri e oggetti – dalle matrici ai punzoni, dalle lime agli armadi – della sua tipografia vennero recuperati ed esposti per volontà dell’allora direttore Angelo Ciavarella. Cinquant’anni dopo, nel 2013, ricorrevano i 200 anni dalla scomparsa di Bodoni e fu allestita in vari spazi della Pilotta una mostra curata da Andrea De Pasquale che ne ricostruì il lavoro e la fama.
Terminata l’esposizione, i materiali di proprietà del museo rientrarono nella loro sede permanente all’ultimo piano dell’imponente edificio farnesiano: dalle finestre una vista impareggiabile su Parma, ma purtroppo le tante scale necessarie per raggiungere il museo ‒come del resto gli inadeguati orari di apertura ‒ scoraggiavano i potenziali visitatori, rendendolo scarsamente accessibile.
Garantita ora la fruibilità, il nuovo allestimento in un ampio locale a piano terra che fu un deposito della biblioteca ha comportato prima di tutto un lungo e poderoso intervento di adeguamento finanziato del Ministero della Cultura con 760mila euro: completamente rifatta l’impiantistica e realizzati nuovi arredi, la grande sala si presenta con “un pavimento in legno posato che riprende il modello e il disegno dei parquet francesi dell’Ottocento e con pareti di color verde impero”, precisa l’attuale direttore del Complesso Monumentale della Pilotta, Simone Verde.

Il Museo Bodoniano di Parma, ricostruzione del torchio bodoniano (XX secolo), foto di Giovanni Hänninen

Il Museo Bodoniano di Parma, ricostruzione del torchio bodoniano (XX secolo), foto di Giovanni Hänninen

COSA VEDERE AL MUSEO BODONI

Chi sceglie di visitare il Museo Bodoni incontra per prima cosa una fedele ricostruzione di un torchio tipografico, così da inquadrare immediatamente il tema del percorso, vale a dire quella “Fabbrica del libro” a cui è dedicata la prima sezione. I materiali trasferiti dal vecchio museo sono ora ospitati in vetrine dove si raccolgono gli schizzi e i disegni di Bodoni: insomma i documenti della “progettazione” di quegli alfabeti a cui si ispirano direttamente molti font che oggi si trovano caricati nelle memorie dei nostri computer.
In particolare sono degli autentici gioielli di estetica le cassettine in legno che raccolgono, in perfetto ordine, i punzoni delle lettere disegnate dal saluzzese. Alcune di queste cassette, come già accadeva nel precedente allestimento, sono collocate negli armadi originali Luigi XV; altre invece sono andate a costituire un “mosaico” di grande impatto visivo.
Dai punzoni si ricavavano quindi, con un processo di fusione di lega metallica e vari passaggi tipici di un’antica fucina, le centinaia di caratteri veri e propri destinati a essere composti prima in righe e in pagine e finalmente a essere stampati. A richiamare il procedimento di realizzazione delle preziose lettere è una serie di oggetti dell’officina, da grandi mestoli alle lime alle pialle e ad altri attrezzi indispensabili all’attività fusoria.

Giambattista Bodoni, Manuale tipografico del cavaliere Giambattista Bodoni Parma, presso la vedova, 1818

Giambattista Bodoni, Manuale tipografico del cavaliere Giambattista Bodoni Parma, presso la vedova, 1818

I LIBRI DEL MUSEO BODONI

Le preziosissime edizioni bodoniane sono da sempre un grande vanto delle collezioni della Biblioteca Palatina di Parma. Per ospitare questi splendidi volumi e per consentire ai visitatori di ammirarli si è realizzato su misura un grande armadio-libreria in cui trovano posto capolavori quali la Descrizione delle Feste per le nozze del duca Ferdinando con l’Arciduchessa d’Austria Maria Amalia del 1769, considerato il più importante libro italiano di feste; il Manuale tipografico che impegnò Bodoni per più di due decenni; altre edizioni ricercatissime come le Stanze di Poliziano stampate su seta.
Il restyling del museo si completa infine con un tavolo multimediale che consente di sfogliare le riproduzioni digitali di alcuni volumi bodoniani: vale la pena consultare la straordinaria Oratio Dominica, una prova di virtuosismo pubblicata nel 1806 da Giambattista Bodoni per celebrare il viaggio di papa Pio VII a Parigi in occasione dell’incoronazione di Napoleone: in quelle pagine il Padre nostro è stampato in 155 lingue utilizzando ben 215 caratteri diversi tra latini, greci ed esotici.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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