Riapre a Pompei la Casa dei Vettii. Di nuovo visibili i celebri affreschi erotici
È durato quattro anni il restauro di una delle domus più note del parco archeologico, che riapre al pubblico, inaugurando un anno di grandi evoluzioni per Pompei, all’insegna di rigenerazione, accoglienza e diversificazione delle attività
È complesso, per la quantità di episodi significativi, ricordare gli snodi salienti dell’ultimo anno vissuto dal Parco Archeologico di Pompei. Assecondando un trend di crescita e intelligente gestione delle risorse che ormai si protrae da qualche anno, in continuità nel passaggio di consegne che all’inizio del 2021 ha visto avvicendarsi alla direzione del secondo sito archeologico più visitato d’Italia Massimo Osanna (ora direttore generale dei Musei del MiC) e Gabriel Zuchtriegel, il Parco ha incassato poco prima del cambio di legislatura l’approvazione di un faraonico Piano strategico da 900 milioni di euro (in arrivo da fondi regionali e statali) per lo sviluppo socio-economico e la riqualificazione dell’area compresa tra Pompei, Ercolano e Torre Annunziata. Uno step mirato a potenziare, innanzitutto, le infrastrutture e la rete di mobilità, perché il cambio di passo nell’amministrazione del Parco – dall’impulso alle attività di ricerca e restauro agli sforzi verso la riduzione dell’impatto ambientale – non sia vanificato da ostacoli che ancora possono inibire l’attrattività turistica. Il Parco, dal canto suo, continua a stupire: alle straordinarie scoperte inanellate grazie al Grande Progetto Pompei – dal termopolio alla stanza degli schiavi nella villa di Civita Giuliana, agli arredi della domus del Larario, rinvenuti solo l’estate scorsa – si associano le campagne di restauro che hanno consentito la riapertura progressiva di spazi preziosi come la Casa di Cerere, nuovamente inclusa nel percorso di visita da giugno 2022.
LA RIAPERTURA DELLA CASA DEI VETTII A POMPEI
E in questo processo di “studio, tutela e valorizzazione secondo il modello del museo diffuso” – per usare le parole del direttore Zuchtriegel – si inquadra anche l’ultima delle riaperture, salutata nella mattinata del 10 gennaio dal ministro Gennaro Sangiuliano e da Massimo Osanna. Da quattro anni la Casa dei Vettii – celebre per i suoi affreschi a tema erotico – era chiusa al pubblico per il restauro del peculiare ciclo decorativo e per il consolidamento degli ambienti, dopo una prima e più prolungata fase di lavori protrattasi dal 2004 al 2016, che per un breve periodo aveva consentito un accesso solo parziale agli ambienti. Dopo vent’anni, dunque, la domus scavata tra il tra il 1894 e il 1896, legata ai nomi dei liberti Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva, torna a mostrarsi ai visitatori del sito in tutta la sua complessità architettonica, grazie all’intervento congiunto di archeologi, architetti, restauratori, ingegneri, strutturisti ed esperti di giardinaggio, al lavoro su uno dei cantieri archeologici più complessi degli ultimi decenni. Il giardino del peristilio è stato restaurato con l’inserimento di copie delle statue originali (tra cui Priapo, dio dell’abbondanza, presente anche in affresco nel Vestibolo) conservate negli spazi espositivi e nei depositi del Parco archeologico. Si passa poi agli ambienti interni, tra cui la stanza più nota per i quadretti erotici che decorano le pareti: si tratta di uno spazio adiacente alla cucina, nel quartiere servile, che in passato fu dotato di una porta di ferro per consentirne l’accesso ai soli uomini adulti, barriera ora rimossa. L’ipotesi più accreditata – confermata dall’iscrizione in cui una donna di nome Eutychis, “greca e di belle maniere”, veniva offerta per due assi (Eutychis Graeca a(ssibus) II moribus bellis) – è che l’ambiente servisse per la prostituzione. Ma il ciclo decorativo della domus annovera anche la preziosa teoria di Amorini del salone, Eracle che seduce Auge nell’ambiente del gineceo, le scene mitologiche della sala di Issione e della sala di Penteo. Ai ringraziamenti del ministro Sangiuliano, che elogia l’impegno del “personale del parco archeologico per aver reso possibile questo autentico regalo al mondo”, fanno eco le parole di Osanna: “È una riapertura epocale che segna il termine di una storia di restauro lunga e travagliata, che negli ultimi anni si è avvalsa del modello vincente del Grande Progetto Europeo, sia nella gestione dei finanziamenti sia delle risorse umane, ma con la differenza che in questo caso il tutto è stato gestito, dalla progettazione agli interventi, con le forze interne del Parco, esempio riconosciuto a livello internazionale”. Mentre si sofferma sul valore della domus il direttore Zuchtriegel: “La casa dei Vettii è la storia del mondo romano rinchiusa in una casa, la ‘casa museo’ della romanità per così dire: ci troviamo affreschi mitologici e sculture in bronzo e in marmo, di eccezionale qualità artistica, che parlano del rapporto complesso tra modelli greci e rielaborazioni romane, ma anche la vita economica e sociale della città. I proprietari, liberti e dunque ex schiavi, sono espressione di una mobilità sociale che due secoli prima sarebbe stata impensabile”.
Si tratta comunque solo della prima novità del 2023, che al Parco porterà un significativo ampliamento degli ambienti visitabili, dai 55 attualmente aperti a rotazione ai ben 115 previsti entro la fine dell’anno.
DA PARCO ARCHEOLOGICO AD AZIENDA AGRICOLA
Nel frattempo si continua a lavorare per migliorare i servizi, dalla segnaletica al nuovo punto ristoro già operativo dallo scorso dicembre, con il piano, però, di inaugurare nel corso dell’anno uno spazio più articolato per l’offerta gastronomica presso la Casina delle Aquile e una serie di chioschi dislocati nelle diverse aree del sito. Senza nascondere l’ambizione di poter presentare, un giorno non troppo lontano, un ristorante panoramico, e perché no, anche un agriturismo, sostenuto dall’attività dell’azienda agricola avviata nel parco lo scorso autunno, in partenariato con realtà locali. Si punta – sul modello del Parco Archeologico del Colosseo – a ripristinare la dimensione rurale dell’area, che tra Pompei, Stabiae e Boscoreale può contare su cento ettari coltivabili, già destinati alla coltivazione di olivi e viti (con il contributo di 150 pecore che già brucano l’erba in regime di eco-pascolo, provvedendo naturalmente al mantenimento del prato e alla concimazione del terreno). Obiettivo ultimo: imbottigliare un vino e un olio evo made in Pompei, e procedere con il programma di rimboschimento che entro il 2024 vedrà la messa a dimora di più di 6mila tra alberi e arbusti per favorire la biodiversità, a partire da specie già attestate in epoca romana. Ricordiamo a tal proposito l’avvio, la scorsa primavera, del Vivaio di Pompei nel giardino della Casa di Pansa su Via delle Terme, come centro di studio e produzione della Flora Pompeiana. Solo l’ennesima conferma di come una parco archeologico possa oggi interpretare la sua funzione di tutela e valorizzazione, diventando centro di studio, accoglienza e rigenerazione del territorio.
Livia Montagnoli
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