Ruben Brulat – Porosité
‘Porosité’, la terza personale di Ruben Brulat (Francia, 1988) negli spazi della galleria. La mostra indaga la relazione tra corpo e vulcano, fuoco e porosità.
Comunicato stampa
Ncontemporary is pleased to present ‘Porosité’, the third solo show of Ruben Brulat (France, 1988) with the gallery. The exhibition investigates the relationship between body and volcanoes, fire and porosity.
Natural elements have always linked the artist to the territory. What the mountains, volcanoes and glaciers offer freely, the artist uses to assemble sculptural installations, organize performances and deepen his research on nature and its power.
In 2014 Brulat began his exploration of volcanic territories, passing through Japan, Indonesia and the remote environments of the Danakil. The artist’s body is enveloped in smoke, in the heavy sensation of the sulfur that spreads, creating a sense of drowning which is actually total belonging to nature.
On his way to find, reveal and feel, Brulat pursues the dominance of archaic memory, venturing into the organic dimension of the world, approaching the origin of everything. The artist’s research is based on an intense and personal dialogue with wild space, investigating the relationship of the body with nature, the human position in the ecology of the world. This relationship is primordial, the body undresses in front of the power that surrounds it.
In 2022 Brulat was hosted on the Etna as part of Cottanera Visioni, an annual residency organized by the Cottanera winery and the Cambria family. Precisely on Etna, the place that saw the birth of the works on display, Ruben Brulat further explored man’s relationship with an environment commonly considered hostile, creating new photographic and sculptural works.
Etna, as a female presence, becomes a companion to live with. The entire project was conceived with the intention of conveying the symbiotic link between the volcanic territory and those who inhabit it.
Ncontemporary è lieta di presentare ‘Porosité’, la terza personale di Ruben Brulat (Francia, 1988) negli spazi della galleria. La mostra indaga la relazione tra corpo e vulcano, fuoco e porosità.
Da sempre gli elementi naturali legano l’artista al territorio. Ciò che la montagna, i vulcani, i ghiacciai offrono liberamente, l’artista lo utilizza per assemblare installazioni scultoree, organizzare performances e approfondire la sua ricerca sulla natura e la sua potenza.
Nel 2014 Brulat inizia la sua esplorazione dei territori vulcanici, passando per il Giappone, l’Indonesia e gli ambienti remoti della Dancalia. Il corpo dell’artista è avvolto dal fumo, dalla sensazione pesante dello zolfo che si diffonde, creando un senso di annegamento che è in realtà appartenenza totale alla natura.
In cammino per trovare, svelare e sentire, Brulat insegue il predominio della memoria arcaica, avventurandosi nella dimensione organica del mondo, avvicinandosi all’origine del tutto. La ricerca dell’artista si basa su un intenso e personale dialogo con lo spazio selvaggio, investigando il rapporto del corpo con la natura, la posizione umana nell’ecologia del mondo. Questa relazione è primordiale, il corpo si spoglia davanti alla potenza che lo circonda.
Il vulcano è un paesaggio in divenire, in continua evoluzione geofisica. È un territorio vivo, che respira e fa sentire la propria presenza, davanti alla quale è impossibile rimanere neutrali. Donarsi totalmente alla natura, lasciarsi andare, aprire i sensi è fondamentale.
Nel 2022 Brulat è stato ospitato sulle pendici dell’Etna nell’ambito di Cottanera Visioni, rassegna organizzata dalla cantina Cottanera e dalla famiglia Cambria. Proprio sull’Etna, luogo che ha visto nascere le opere in mostra, Ruben Brulat ha approfondito ulteriormente il rapporto dell’uomo con un ambiente comunemente considerato ostile, realizzando nuovi lavori fotografici e scultorei.
L’Etna, al femminile, diventa una compagna con cui convivere. L’intero progetto è stato concepito con l’intento di trasmettere il legame simbiotico tra il territorio vulcanico e coloro che lo abitano. Proprio da questa connessione Brulat decide di trarre ispirazione per realizzare una delle opere in mostra. Con l’utilizzo delle parole e dei suoni raccolti intervistando le persone che lavorano e vivono sulle pendici dell’Etna, restituisce una serie di suggestioni sul rapporto con il vulcano. Trasforma la sua ricerca in un’indagine più profonda in cui la fragilità dell’uomo è posta a confronto con la forza primitiva della natura. Il vulcano emana vibrazioni che i suoi abitanti rielaborano e sfruttano. Lei (l’Etna) diventa noi (Elle est nous).