Un morboso candore. La mostra di Jan Fabre a Milano
Figure tradizionali, mitologiche o popolari vengono trasformate in oggetti ambigui e satirici dall’artista belga. In mostra negli spazi della galleria Gaburro
Ciò che sorprende nell’ormai monumentale corpus di Jan Fabre (Anversa, 1958) è come l’estrema varietà dei toni e delle forme non impedisca una coerenza e una riconoscibilità di fondo. Nel suo mondo espressivo si associano la dimensione mentale e quella corporea, il tono surreale/solenne e quello prosaico, la marcata volontà d’innovazione e un richiamo a simboli legati alla tradizione e a una peculiare forma di misticismo.
Risultano perciò coerenti con la poetica di Fabre anche cicli “inaspettati”, che si potrebbero definire satirici, come quelli realizzati nel 2017 e nel 2018 e che confluiscono ora nella mostra La saggezza del Belgio alla galleria Gaburro di Milano.
LA SATIRA SCANZONATA E TAGLIENTE DI JAN FABRE
Il tono è satirico perché allo stesso tempo scanzonato e appuntito sul fronte dell’analisi sociale. Il supposto candore della cultura popolare d’antan accoglie al suo interno la “sporcatura” di richiami alla sfera sessuale via via gaudenti oppure torbidi, senza alcuna caduta di tono.
Come in un luna park semiabbandonato e simpaticamente perverso, il visitatore viene incantato all’ingresso, e al centro della sala, da sculture marine/mitologiche oppure relative alla religiosità popolare. Gli accenni di metamorfosi degli elementi raffigurati collocano le figure in un regno a metà tra la concretezza del corporeo/corporale e la sublimazione del sogno. La tendenza scatologica e grottesca viene perfettamente contestualizzata da una fattura non solo godibile ma di alto livello.
LA MOSTRA DI JAN FABRE A MILANO
L’altra serie di opere proposta, poi, corre lungo le pareti della galleria. Si tratta delle ˮimmaginetteˮ dei cicli Folklore Sexuel Belge e Mer du Nord Sexuelle Belge, dove le immaginette rassicuranti e stereotipate che si trovavano decenni fa nelle confezioni di cioccolato vendute in Belgio (per un corrispettivo italiano, si può pensare alle figurine Miralanza) vengono riprodotte a matita e sottilmente deviate dall’atmosfera di candore. Anche qui, il materiale prosaico viene riscattato da una fattura paradossale ma perfetta.
Non mancano i sottintesi di stampo sociopolitico, come quelli legati alla storia coloniale del Belgio, simboleggiata dal cioccolato, e quelli relativi all’identità multipla di un Paese multiculturale come lo stesso Belgio, alla quale alludono le targhette applicate a ogni disegno.
Ambiguità e spiazzamento sono lo strumento che rende felicemente complesso il linguaggio di Fabre: dalla sintesi di toni e riferimenti in teoria contrastanti nasce un linguaggio che è decisamente superiore alla somma delle parti.
Stefano Castelli
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