Restituzioni di opere d’arte: la Francia ipotizza leggi che potrebbero avere un grande effetto
Tre leggi presentate al Parlamento francese affrontano la tematica dei manufatti e dei resti umani saccheggiati in epoca coloniale e non attualmente conservati nei musei pubblici
Tre leggi quadro, con un effetto potenzialmente rivoluzionario nel campo delle restituzioni coloniali hanno raggiunto il Parlamento francese. Le proposte, presentate lo scorso 16 gennaio, sono l’ennesimo tentativo di facilitare ai legittimi proprietari la restituzione delle opere d’arte e dei resti umani saccheggiati nel corso degli ultimi secoli, oggi conservati nelle collezioni pubbliche del Paese. Non solo: una delle leggi permetterebbe finalmente di riconoscere legalmente i crimini e i furti commessi dalla Repubblica di Vichy ai danni degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
LA FRANCIA SULLE RESTITUZIONI COLONIALI
In assenza di un quadro legislativo internazionale di riferimento, il presidente francese Emmanuel Macron aveva promesso nel 2017 di restituire i manufatti sottratti, commissionando un report nazionale sullo stato dell’arte – che trovò circa 90mila manufatti africani nei musei pubblici d’oltralpe – e una strategia di rimpatrio. L’approccio alla resa degli oggetti, però, non si rivelò semplice né sistematico: sono stati sì restituiti alcuni beni trafugati dal palazzo di Abomey, nell’antico Benin, ed è stato approvato un prestito a lungo termine al Madagascar, ma in ogni caso le trattative sono state caratterizzate da una reticenza a muoversi su larga scala. Gli oggetti presenti nella collezione nazionale francese sono ancora considerati inalienabili per legge, e quindi soggetti a votazione parlamentare per ogni singolo passaggio.
I PROGRESSI SOTTO LA GUIDA DI RIMA ABDUL MALAK
Da qualche mese a questa parte è però arrivato un deciso cambio di rotta, complici le posizioni della ministra della Cultura francese Rima Abdul Malak. Questa aveva anticipato che nel 2023 sarebbero state votate le leggi sulla restituzione, rendendo possibile la resa di opere d’arte e resti umani presenti nella collezione nazionale senza dover chiedere ogni volta l’approvazione al Parlamento. La ministra, nel suo discorso annuale di Capodanno, ha aggiunto anche che spera che “il 2023 sia un anno di progressi decisivi per le restituzioni” e che l’approccio del Paese alla propria storia non è “né di negazione né di pentimento, ma di riconoscimento”.
Ora le tre leggi proposte – spinte dai senatori Pierre Ouzoulias (vicepresidente di una commissione per la cultura, l’istruzione e la comunicazione), Catherine Morin-Desailly e Max Brisson, che già lo scorso anno avevano proposto progetti simili – sono indirizzate rispettivamente a restituire i resti umani presenti nei musei, a individuare le opere appartenute a famiglie ebree perseguitate durante il nazismo, e a rimpatriare i manufatti sottratti in epoca coloniale e non. Quest’ultimo, un disegno guidato dall’ex direttore del Louvre e ambasciatore del patrimonio culturale francese Jean-Luc Martinez, coinvolto lo scorso anno in un’indagine internazionale sul traffico illecito di antichità.
Se approvate, le nuove leggi comporterebbero un piano per catalogare oggetti di dubbia provenienza nei musei francesi, in particolare resti umani (il cui numero totale è ignoto) e l’istituzione di comitati speciali di esperti scientifici e legali che includerebbero controparti dei Paesi che richiedono la restituzione, determinando insieme se un oggetto soddisfa i criteri necessari per essere rimosso dalle collezioni nazionali francesi.
Giulia Giaume
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