Sistema culturale e gap digitale: riflessioni e strategie
Siti web per nulla intuitivi e quasi totale mancanza di servizi online sono solo alcuni dei problemi a base tecnologica che affliggono il sistema della cultura in Italia. Come rimediare?
Quello dello studente intelligente ma che non si applica è uno dei più abusati cliché del nostro Paese, ma è anche un elemento che permea nei modi più incredibili la nostra vita quotidiana.
Il rapporto tra sistema culturale e innovazione, infatti, altro non è che una replica, in formato istituzionale, di quell’approccio un po’ scansafatiche e un po’ arrogante di chi è certo di poter galleggiare tutto l’anno scolastico senza troppo impegno, facendo poi un grande sprint finale a tutte le ultime interrogazioni, così da potersi portare a casa sicuramente la promozione.
Come lo studente si annoia ad affrontare quotidianamente i compiti a casa, così i pensatori della cultura trovano eccessivamente tedioso affrontare temi concreti ed elementari come CRM, rete Wi-Fi lungo l’intero percorso di visita a una mostra, etc. Vittime dell’esigenza di avviare una nuova epica, i pensatori della cultura preferiscono parlare di intelligenza artificiale, di rivoluzione digitale, di BYOD, per non citare una delle parole più abusate dell’anno.
Perché l’innovazione è materia da convegni. Il sito web non lo è più. Perché l’Internet of Things era la prossima rivoluzione promessa, la biglietteria digitale no. Videogame? Ma certo. Realtà virtuale? Altrettanto. NFT? In prima linea. Ma mandare un’email al visitatore per chiedergli se gli è piaciuta la visita no.
“È nella nostra esperienza quotidiana che si palesa il ritardo tecnologico delle nostre strutture museali”
CULTURA E RITARDO TECNOLOGICO
I dati della ricerca dell’Osservatorio dell’Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano forniscono uno spiraglio di quanto parte del nostro sistema culturale necessiti di un sostanziale processo di sviluppo delle tecnologie basilari, come lo sviluppo di sistemi di biglietteria online per i musei, il cui canale di vendita prevalente resta quello della biglietteria on site. Per quanto i dati siano sempre essenziali a sintetizzare un fenomeno, in questo caso la realtà è già di per sé evidente: è nella nostra esperienza quotidiana che si palesa il ritardo tecnologico delle nostre strutture museali, con siti web in alcuni casi ridotti a una mera landing page dal sapore Internet 1.0.
Per carità, il vintage va tanto di moda, e la nostalgia è sempre un elemento importante all’interno delle esperienze culturali, ma dovrebbero essere i contenuti, e non i servizi, a suscitare questi stati d’animo. Più che di innovazione, o di rinnovamento, in realtà, per molte attività culturali del nostro Paese sarebbe più corretto utilizzare l’espressione di riduzione del gap digitale, e più l’innovazione, quella vera, accelera, più si rischia di costruire torri di babele tecnologiche senza aver imparato nemmeno a costruire le fondamenta.
Speranze, più che aspettative, sono rivolte alle nuove assunzioni che potrebbero essere sbloccate dai fondi straordinari messi a disposizione dal PNRR: tali assunzioni sono però a tempo determinato, e il rischio di costruire servizi digitali che poi non potranno più essere manutenuti è alto. In queste condizioni, il sospetto che, tra qualche anno, l’attuale urgenza digitale si tramuti in emergenza è fondato.
MUSEI E DIGITALE
Si tratta di un tema estremamente rilevante, per il quale, è sempre bene sottolinearlo, commissioni parlamentari e guru non sono affatto necessari: nessuno, più che gli operatori del settore, e ancor più i visitatori e i visitatori potenziali, può meglio definire quali debbano essere delle tecnologie minime che dovrebbero essere presenti in tutti i nostri musei.
Un sito web autonomo, adatto sia alla visione da desktop che da quella da smartphone; la possibilità di acquistare i biglietti online, di prenotare i servizi online; la disponibilità di un biglietto digitale che permetta di poter superare autonomamente i tornelli per poter accedere al museo, evitando file inutili; la presenza di un sistema di raccolta e archiviazione dei dati dei visitatori; la presenza di Internet lungo tutto il percorso di visita; la possibilità di lasciare facilmente opinioni sul museo; la presenza di reali newsletter; una sana gestione dei social, che non necessariamente debba trasformare un museo in una Insta-star, ma che quantomeno presenti intervalli accettabili di aggiornamento; un sistema di gestione dei servizi informatizzato, dei video-pannelli informativi che diano informazioni logistiche sui servizi, un sistema di gestione informatizzato delle manutenzioni museali.
Sicuramente ci sono elementi altrettanto basilari che non sono stati citati, ma l’obiettivo di questa riflessione non è stilare una lista esaustiva, quanto piuttosto ricordare che, prima di parlare di futuro, potrebbe essere forse utile raggiungere almeno un passato meno remoto.
Stefano Monti
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