Pelle
“PELLE” è una riflessione sulla forza istintuale del sentire, della rivelazione emotiva e del suo processo di esternalizzazione.
Comunicato stampa
La Galleria Patricia Armocida è lieta di presentare la mostra collettiva degli artisti Katharina Arndt, Peter Doyle, Jeremyville e Danni Pantel, dal titolo “PELLE”.
“PELLE” è una riflessione sulla forza istintuale del sentire, della rivelazione emotiva e del suo processo di esternalizzazione.
In questa collettiva, “PELLE” si declina nelle sue infinite modalità d’espressione e di lettura: confine tra ciò che è superficiale e ciò che è profondo, involucro che espone e protegge; luogo del contatto e dell’attaccamento, simbolo della relazione fisica ed emotiva dell’essere umano.
Le narrative dei quattro artisti si intersecano con temi ricorrenti, ma anche in antitesi tra loro.
In Danni Pantel la tela prende vita attraverso una gestualità spontanea in cui l’interazione tra forma, colore, spazio e il rapporto tra questi elementi sono sempre strettamente legati alla sua vita interiore. È il portare in superficie una profondità nascosta e confusa. Man mano che l’osservatore si avvicina all’opera la struttura diventa più visibile attraverso la matericità delle forme e delle linee, le quali a distanza sembrano ancora lisce e definite. Il suo lavoro è un invito ad entrare in questo spazio di tensione tra apparente perfezione e vulnerabilità dell’aprirsi all’introspezione.
Altrettanto personale e intima è l’arte di Peter Doyle, che si fa portatore del percorso opposto: dalla superficie alla profondità, andando a scavare lo stato d’animo dei soggetti, restituendone una prospettiva brutalmente onesta.
Le sue tele intense e non naturalistiche raffigurano ciò che si trova sotto la superficie. Scava un pensiero o un sentimento e lo preserva attraverso le sue interpretazioni non ortodosse di vita quotidiana, altrimenti banali.
La pelle diventa, allora, il limite dell’identità in relazione con gli altri, ognuno nella solitudine della propria intimità, come isole separate e mute.
I dipinti veloci e colorati di Katharina Arndt ironizzano sull'estetica consumistica di massa di una società contemporanea decadente e sovrabbondante nel rappresentare la propria vita quotidiana nell'era digitale.
“Il corpo rasato appartiene al tema della superficie liscia, senza alcuna resistenza, come una mente conformista” dichiara l’artista; è metafora dell'eterna giovinezza, artificiale, acritica, velleitaria e convenzionalista. La Arndt trasferisce questa idea nel materiale e nel contenuto della sua pittura. Lavora su supporti artificiali come PVC e plexiglass con vernice acrilica lucida. Motivi e mezzi veloci, ridotti, quasi infantili fungono da specchio artistico della quantità e velocità delle scene percepite. Il suo lavoro è la rappresentazione dello psicodramma di una società dei consumi positivista che cerca di sfuggire alla propria mortalità.
Per le opere di Jeremyville l’atto artistico sembra risuonare in un percorso collettivo che si completa nella codificazione di un linguaggio comune attraverso un’iconografia universale fatta di simboli, immagini e segni grafici. Le sue silenziose storie a fumetti narrano della politica dell’emozione, della nostra relazione con la natura e tra noi. La natura e la città sono gli scenari in cui ambienta le sue brevi e fulminee narrazioni che spesso toccano tematiche ecologiche. Sono piccole vignette sulla condizione umana in tutte le sue stratificazioni e contraddizioni. Sono rappresentazioni di stati d’animo, di emozioni illustrate con una narrazione circolare dal finale aperto di una storia quasi senza fine.