Mo(n)stre, il profilo social che gioca con l’arte
Oltre a essere uno dei nostri autori, Fabrizio Federici è anche l’inventore di un profilo social diventato virale: Mo(n)stre affronta la storia dell’arte con ironia, fra meme e chicche per gli appassionati. Ne abbiamo parlato con lui
È in assoluto uno dei fenomeni del panorama social dedicato alla storia dell’arte e al patrimonio culturale. E noi siamo voluti andare a scoprire chi e che intenzioni si celano dietro il profilo Mo(n)stre, dove storia dell’arte e cultura pop si incontrano e si prendono a borsettate. Intervista all’ideatore Fabrizio Federici.
Come è nata l’idea di questo profilo che definirei piuttosto un progetto culturale di “massa”?
Il profilo nasce nel 2012 su Facebook e nel 2017 si affianca il profilo Instagram. Nasce in un momento in cui, come assegnista di ricerca presso la Scuola Normale di Pisa, mi occupavo di un progetto, ahimè non più attivo, dal nome “Osservatorio mostre e musei”, che raccoglieva materiale e recensioni di musei e mostre, scritte da studenti e dottorandi della Normale, e io avevo ruolo sia di coordinatore sia di autore in prima persona. A un certo punto si decise di affiancare al sito una presenza sui social per convogliare un maggior numero di lettori, e da qui l’apertura del profilo Facebook. Questo però non mi permetteva la libertà di azione che volevo e così ho aperto in autonomia Mo(n)stre.
Mi piace questa definizione di “massa” non solo perché io sono originario di Massa (MS), ma perché la mia ambizione è quella di fare cultura in una maniera diversa dal solito, unendo alto e basso, passato e presente, attualità e storia dell’arte per arrivare sino alla massa, appunto, ma intesa come chi, anche se non esclusivamente all’interno di certi interessi e temi, ha comunque conoscenze e interessi di attualità e storia dell’arte. Insomma la “mia” missione è ancora quella di svecchiare il fantomatico topo di biblioteca
Quali sono la tua formazione e il tuo attuale ambito professionale?
Ho studiato all’Università e alla Scuola Normale di Pisa, dove mi sono anche perfezionato con un dottorato in storia dell’arte. Ad assegni e borse di studio in ambito accademico ho alternato esperienze di altro tipo, come una collaborazione di un anno e mezzo con la Soprintendenza alle Belle Arti per le province di Lucca e Massa Carrara. Il mio ambito di interesse è principalmente costituito dagli artisti, dai collezionisti e dai mecenati del Seicento dell’area tosco-romana. Attualmente sto iniziando un contratto come ricercatore con l’Università di Firenze.
IL PROFILO MO(N)STRE DI FABRIZIO FEDERICI
A quale pubblico pensi di parlare? L’efficacia dei tuoi “meme” sottintende una vasta formazione di storia dell’arte, patrimonio non di tutti.
Indubbiamente il pubblico che ho in mente è di appassionati, studenti se non addirittura studiosi, perché sovente si affronta una storia dell’arte che prevede conoscenze pregresse anche di critica e di letteratura artistica: Vasari e ancor meno Bellori non sono sicuramente pop star nel mondo di oggi. È vero anche che amo alternare i post più seri con altri più scherzosi, legati al costume o all’attualità, cavalcando talvolta le cosiddette “wave” tipiche del web, che un mero studioso, a sua volta, potrebbe non cogliere.
Quali reazioni stai constatando? Ricevi commenti o magari anche contatti da colleghi storici dell’arte o da istituzioni per l’avvio di collaborazioni?
Sono contento dei numerosi commenti in entrambi i profili, spesso da questi si aprono veri e propri botta e risposta, si delinea insomma un panorama abbastanza vivace. Una buona fetta di pubblico è specializzata e lavora nell’ambito in vari ruoli professionali. Mi capita ogni tanto di venire a sapere che i commenti alle mie recensioni di mostre o musei risuonano nei corridoi del Ministero della Cultura, sorprendendomi non poco e andando al di là delle mie aspettative. Tra i contatti più interessanti, ne vorrei ricordare due che ben rappresentano l‘anima duplice della pagina: nell’estate 2022 sono stato contattato dalla Galleria Nazionale dell’Umbria che, per la riapertura, ha pensato di commissionare a una serie di pagine molto conosciute una serie di post sotto l’hashtag #lartedellirriverenza, e mi sono trovato in buonissima compagnia con le pagine di Dio, Lercio e OSHO, tra le altre. Vorrei anche ricordare la mia comparsata come ospite all’interno del podcast Gioconde di taglio comico con Michela Giraud e la storica dell’arte Maria Onori.
Nel sottotitolo del tuo profilo citi il concetto di pop, molto sovraesposto, ma altrettanto difficile da “fare bene”. Mi verrebbe da dire pop lo si è, non lo si fa, perché è tutto il contrario di ciò che fa tendenza, moda. Che ne pensi?
Sicuramente il pop che uso io è estremamente attuale, la memoria della rete è ahimè corta e gradisce sentir parlare di ciò che è in corso… Questo, oltre a piacere molto anche a me, vedo che riscontra maggiore consenso; come dicono i miei lettori, amano quando “sto sul pezzo”.
STORIA DELL’ARTE, IRONIA E MEME
L’ironia, i giochi di parole, il gusto nel decodificare le tue stories mi fa spesso pensare all’identità di noi storici dell’arte, nonché all’idea di essere, al di là dei mancati riconoscimenti ufficiali, una comunità. Tu cosa ne pensi?
Io sono abbastanza refrattario a tutte le istituzioni, i circoli etc. Sono dell’idea che è sempre meglio cercare di mescolare, ibridare, contaminare. Detto questo, più che a storici dell’arte preferisco pensare a una comunità di colti, una “République des Lettres” di una volta che ora si ritrova sui social, che deve essere sì “parruccona”, ma anche altrettanto ironica e autoironica, altrimenti è la fine, specie nel nostro Paese, che ha sempre avuto una élite super raffinata che si è posta in contrapposizione alla massa. Tutto questo non ha fatto sicuramente bene al nostro Paese, visto che il nostro panorama culturale da tanti punti di vista è piuttosto carente.
Come pensi si possano evolvere i contenuti o le forme da te proposti? Io apprezzo molto l’alternarsi di meme legati alla cronaca quotidiana, a reportage di mostre, approfondimenti su città o monumenti. Ritieni Instagram un canale sufficientemente efficace?
Sì, in effetti è una mia precisa volontà quella di alternare, come da te indicato, reportage di città, recensioni di mostre ai cosiddetti “meme”. Non amo programmare rubriche con appuntamenti settimanali perché questo non fa per me. La mia stella polare, per così dire, è la varietà, sia negli approcci che nei contenuti cui attingere. Ritengo Instagram un canale soprattutto versatile e duttile per la possibilità di creare video, fotomontaggi, post e stories. Detto questo, stiamo pur sempre parlando di canali social con i loro relativi problemi di censura, che spingono, spesso, ad autolimitarsi. E non parlo solo di me, ma succede anche a pagine ben più grandi e ai profili di grandi istituzioni e celebri musei, che spesso oscurano dettagli di dipinti ritenuti, assurdamente, scabrosi. Tutto questo fa riflettere.
Annalisa Trasatti
https://www.facebook.com/Mo6n9stre
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati